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7 ottobre, un anno fa la tragedia. Cerimonie blindate per ricordare e omaggiare le vittime

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“Israele non voleva questa guerra, né l’ha iniziata. Ma come ogni Paese o essere umano, Israele ha il diritto di difendersi. Nessun paese civile al mondo potrebbe accettare o tollerare tutto questo. Questa non è solo la guerra di Israele, ma una guerra tra barbarie e moralità, tra coloro che non condividono nessuno dei nostri valori o il rispetto per la vita umana, e coloro che santificano la vita e cercano dialogo e coesistenza”. Lo ha detto l’ambasciatore designato di Israele in Italia, Jonathan Peled, prendendo la parola alla cerimonia di commemorazione del 7 ottobre alla Sinagoga di Roma. “Non possiamo permetterci di perdere questa guerra, ed è per questo che la vinceremo. C’è in ballo qualcosa di molto più importante dell’approvazione altrui. La nostra stessa esistenza” ha aggiunto Peled.

Oggi, commemorazione del 7 ottobre 2023, è un “giorno triste. Un anno fa è divampata la miccia dell’odio; non si è spenta, ma è deflagrata in una spirale di violenza, nella vergognosa incapacità della comunità internazionale e dei Paesi più potenti di far tacere le armi e di mettere fine alla tragedia della guerra”. Lo scrive Papa Francesco in una Lettera ai cattolici del Medio Oriente, in occasione dell’attacco di Hamas a Israele. “Il sangue scorre, come le lacrime; la rabbia aumenta – prosegue papa Francesco – insieme alla voglia di vendetta, mentre pare che a pochi interessi ciò che più serve e che la gente vuole: dialogo, pace. Non mi stanco di ripetere che la guerra è una sconfitta, che le armi non costruiscono il futuro ma lo distruggono, che la violenza non porta mai pace. La storia lo dimostra, eppure anni e anni di conflitti sembrano non aver insegnato nulla”.

“La preghiera per il riposo delle vittime che ho appena letto inizia con le parole: ‘Signore pieno di misericordia, concedi riposo sopra le tue ali’. Il testo di questa preghiera fu pubblicato per la prima volta da un rabbino italiano, Aharon Berekhia di Modena. Si aprì subito una discussione su alcune parole di quel testo che all’origine diceva ‘sotto le ali’. Normalmente, il rifugio si trova sotto le ali, e allora perché chiediamo al Signore di stare sopra le sue ali? Nel Deuteronomio si parla di un’aquila che protegge i suoi piccoli mettendoli sopra le ali. Perché sopra e non sotto? Perché l’aquila vola molto in alto e per colpirla si lanciano frecce dal basso e lei, per proteggere i figli, interpone il suo corpo. Questa non è solo un’osservazione teologica, ma è narrazione della condizione ebraica. Letta in chiave storica, dimostra l’angoscia ancestrale del popolo ebraico di essere esposto ad attacchi brutali, senza possibilità di difesa; un tempo con frecce e balestre, poi con armi da fuoco e oggi oltre ai missili balistici si paventa la bomba nucleare. Quello che è successo il 7 ottobre non è per noi un episodio isolato, ma la prosecuzione di una storia in forme nuove ma sempre con lo stesso significato: l’espressione di un odio cieco e insensato e che spesso ci lascia soli”.

Così Riccardo Di Segni, rabbino capo della Comunità ebraica di Roma, intervenendo alla sinagoga della Capitale per la commemorazione dell’attacco terroristico del 7 ottobre in Israele. “Le organizzazioni internazionali che dovrebbero essere super partes si sono fatte casse di risonanza dei più biechi pregiudizi antisemiti, usando due pesi e due misure. Deve essere chiaro che non si tratta di difendere gli ebrei, che in questi giorni devono stare attenti e guardarsi le spalle, ma la stessa democrazia, anche nei Paesi più democratici, che hanno contribuito a costruire. E colgo l’occasione per esprimere gratitudine al governo che ci protegge con ogni mezzo” ha proseguito Di Segni. “L’esplosione dell’antisemitismo nei secoli, ogni volta per una ragione diversa, ha sempre segnalato il declino di una società. È ciclico, così come è ciclico il disastro che essa annuncia per la società che lo consente” ha aggiunto ancora il rabbino capo.

“Oggi e ogni giorno, penso agli ostaggi e alle loro famiglie. Ho incontrato le famiglie degli ostaggi e mi sono addolorato con loro. Hanno attraversato l’inferno. La mia amministrazione ha negoziato per il rilascio sicuro di oltre 100 ostaggi, compresi americani. Non ci arrenderemo mai finché non riporteremo a casa sani e salvi tutti gli ostaggi rimasti”. Lo afferma Joe Biden in un messaggio in occasione dell’anniversario del 7 ottobre. “Condanno fermamente anche la violenta ondata di antisemitismo in America e nel mondo. È inaccettabile. Dobbiamo tutti unirci contro l’antisemitismo e contro l’odio in tutte le sue forme”.

“Siamo obbligati a riportare indietro” gli ostaggi: lo dichiara il premier israeliano Benyamin Netanyahu nel primo anniversario della strage del 7 ottobre.
11:35 07 Ottobre
Biden: “Onoriamo lo spirito indomabile del popolo ebraico”

“L’attacco del 7 ottobre ha portato in superficie ricordi dolorosi lasciati da millenni di odio e violenza contro il popolo ebraico. Ecco perché, subito dopo l’attacco, sono diventato il primo presidente americano a visitare Israele in tempo di guerra. Ho detto chiaramente al popolo di Israele: non siete soli. Un anno dopo, la vice presidente Harris e io rimaniamo impegnati totalmente per la sicurezza del popolo ebraico, la sicurezza di Israele e il suo diritto di esistere”. Lo ha dichiarato il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, in una nota. “Sosteniamo il diritto di Israele a difendersi dagli attacchi di Hezbollah, Hamas, Houthi e Iran. La scorsa settimana, su mia istruzione, l’esercito degli Stati Uniti ha nuovamente assistito attivamente nella difesa di successo di Israele, aiutando a sconfiggere un attacco iraniano con missili balistici”, ha aggiunto Biden.

In occasione del primo anniversario dell’attacco di Hamas contro Israele, la polizia di Berlino è impegnata in un’operazione su larga scala per garantire la sicurezza durante i numerosi eventi commemorativi e manifestazioni nella capitale tedesca. Più di 2.000 agenti di polizia di Berlino e di molti altri Stati federali stanno proteggendo gli eventi commemorativi di alto profilo e i numerosi raduni a sostegno di Israele e dei palestinesi. Il presidente tedesco, Frank-Walter Steinmeier, parteciperà a un servizio interreligioso nella Kaiser Wilhelm Memorial Church a Charlottenburg nel pomeriggio. In seguito, si prevedono più di 1.000 persone alla manifestazione silenziosa che raggiungerà il vicino Centro della comunità ebraica di Fasanenstraße. Altre 1.000 persone sono registrate per una veglia in programma a Bebelplatz a Mitte.

Il cancelliere tedesco, Olaf Scholz, in occasione del primo anniversario dell’attacco di Hamas contro Israele, ha chiesto un cessate il fuoco e una soluzione a due Stati per portare la pace in Medioriente. Il governo tedesco è impegnato in un processo politico e nella liberazione degli ostaggi, ha affermato Scholz in una conferenza internazionale ad Amburgo, come riporta Ard. Il cancelliere tedesco ha assicurato a Israele la solidarietà della Germania: “Sentiamo con voi l’orrore, il dolore, l’incertezza e la tristezza. Siamo al vostro fianco”.

“I terroristi di Hamas vanno combattuti ma è anche chiaro che un anno di guerra ha portato sofferenze inimmaginabili alla popolazione palestinese della Striscia di Gaza”, ha sottolineato Scholz spiegando che i palestinesi dovrebbero poter gestire i propri affari in modo indipendente. Allo stesso tempo occorre tenere conto delle esigenze di sicurezza dei cittadini israeliani, “pertanto, l’obiettivo di questo processo non può che essere: due Stati in cui israeliani e palestinesi possano convivere in una pace duratura”, ha affermato Scholz.

Dichiarazione del Presidente del Consiglio Giorgia Meloni, in occasione del primo anniversario degli attacchi di Hamas contro la popolazione israeliana:

“Il 7 ottobre 2023 il popolo israeliano ha vissuto una delle pagine più drammatiche della sua storia.

Non dimentichiamo la disumana aggressione perpetrata un anno fa da Hamas. Abbiamo sempre negli occhi il massacro di migliaia di civili inermi, donne e bambini compresi, e il vilipendio dei loro corpi, mostrati al mondo senza alcuna pietà. Il nostro pensiero è rivolto costantemente agli ostaggi, strappati alle loro famiglie e ai loro cari, e che ancora oggi attendono di tornare a casa.

Ricordare e condannare con forza ciò che è successo un anno fa non è un mero rituale, ma il presupposto di ogni azione politica che dobbiamo condurre per riportare la pace in Medio Oriente, perché la reticenza che sempre più spesso si incontra nel farlo tradisce un antisemitismo latente e dilagante che deve preoccupare tutti. E le manifestazioni pubbliche di questi ultimi giorni lo hanno, purtroppo, confermato.

In questa giornata, ribadiamo il legittimo diritto di Israele a difendersi e a vivere in sicurezza nei propri confini, ma anche la necessità che questo sia esercitato nel rispetto del diritto internazionale umanitario. Non possiamo, infatti, restare insensibili davanti all’enorme tributo di vittime civili innocenti a Gaza, vittime due volte: prima del cinismo di Hamas, che le utilizza come scudi umani, e poi delle operazioni militari israeliane.

Le conseguenze dell’attacco di Hamas hanno scatenato un’escalation su base regionale che potrebbe avere esiti imprevedibili. È dovere di tutti riportare il dialogo, lavorando per arrivare ad una de-escalation. L’Italia, anche in qualità di Presidente di turno del G7, continuerà ad impegnarsi per un cessate il fuoco immediato a Gaza, per il rilascio degli ostaggi israeliani e per la stabilizzazione del confine israelo-libanese, attraverso la piena applicazione delle risoluzioni delle Nazioni Unite. Confermiamo il nostro sostegno a tutti gli sforzi di mediazione portati avanti, e il nostro impegno per lavorare ad una soluzione politica duratura, basata sulla prospettiva dei due Stati”.

Nell’anniversario dell’attacco sferrato il 7 ottobre scorso da Hamas contro Israele, Hezbollah giura di “continuare a combattere contro l’aggressione israeliana”. Hezbollah e i libanesi hanno pagato un “prezzo pesante” per la decisione del gruppo di aprire un “fronte di sostegno” a Gaza, ma “siamo fiduciosi, nella capacità della nostra resistenza di opporsi all’aggressione israeliana”, afferma il gruppo, in una dichiarazione riportata dal Times of Israel in cui definisce Israele “una ghiandola cancerogena che deve essere eliminata”.
09:32 07 Ottobre

Un anno dopo l’attacco terroristico di Hamas contro Israele, un gruppo di persone si è riunito alla Porta di Brandeburgo a Berlino, per commemorare le vittime, leggendo i nomi delle 1.170 persone uccise e delle 255 rapite. La commemorazione è iniziata alle 5:29 del mattino, l’ora esatta dell’inizio dell’attacco il 7 ottobre 2023. Come a Berlino in decine di città di tutto il mondo – tra queste, Lipsia, Dusseldorf, Varsavia, Belfast, Lima e New York – si sono tenute manifestazioni analoghe, con la lettura dei nomi delle vittime. Gli organizzatori hanno dichiarato che l’obiettivo dell’evento è quello di “condividere il dolore del popolo ebraico, essere solidali con lo Stato ebraico a prescindere dalla politica attuale e alzare la voce contro l’antisemitismo e l’antisionismo”.

“L’operazione Diluvio di Al-Aqsa ha riportato indietro di 70 l’entità sionista”, è quanto si legge, in lingua ebraica, sull’account della Guida suprema iraniana Ali Khamenei. L’ayatollah ha insignito con l’Ordine di Fath il comandante dell’aeronautica della Guardia rivoluzionaria per gli attacchi missilistici della Repubblica islamica contro Israele. Lo riporta il sito web dell’ayatollah, dove si legge che “Khamenei ha presentato l’Ordine di Fath al generale Amir Ali Hajizadeh, comandante della Forza dell’aeronautica”. “Fath”, in persiano, significa “coraggio”. L’onorificenza è stata conferita a Hajizadeh, a capo dell’unità dell’aeronautica dei Pasdaran fin dalla sua creazione nel 2009 per “la brillante operazione ‘Vera promessa’”.
08:27 07 Ottobre
Il Ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi: “No ad azioni ostili sul territorio italiano, giusto vietare corteo Pro-Palestina”

“Non ci sono informazioni specifiche su azioni ostili in corso di organizzazione sul nostro territorio nazionale. Come tuttavia si è visto da ultimo nella manifestazione di sabato, c’è una crescente radicalizzazione di alcune posizioni e la evidente suggestione di alcuni di cavalcare i temi della crisi insorta con gli attacchi del 7 ottobre scorso allo scopo di rinnovare comportamenti e progetti di destabilizzazione, creando un clima di tensione. Tutto questo ci ha imposto di elevare al massimo livello tutte le attività sia di prevenzione sia di presidio a difesa degli obiettivi sensibili. Le forze di polizia, come sempre, hanno predisposto servizi e misure con l’obiettivo di scongiurare ogni possibile criticità, tanto più in occasione di una ricorrenza come questa”. Così in un’intervista al Messaggero il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi dopo la manifestazione non autorizzata in supporto della Palestina, tenutasi nel weekend, nel giorno dell’anniversario che segna un anno di conflitto in Medio Oriente.

Sulle tensioni in Italia, sulla presenza sul territorio di cellule o lupi solitari, per il ministro dell’Interno “il rischio di azioni individuali rappresenta da sempre la principale preoccupazione degli apparati di sicurezza proprio perché più insidiose e più difficili da intercettare preventivamente. L’impegno in chiave di massima prevenzione finora messo in campo è stato di grande importanza: solo per citare un dato dal 7 ottobre scorso abbiamo allontanato dal nostro territorio 90 persone che rappresentavano un rischio per la sicurezza”. Sulla manifestazione vietata dal Viminale sabato, il ministro crede che “i fatti abbiano dimostrato che avevamo visto giusto nel decidere il divieto. Si è trattato di una decisione fondata su elementi oggettivi grazie alla quale si è potuto evitare che manipoli di violenti si confondessero ancor più facilmente in una manifestazione significativamente più numerosa, per realizzare l’unico reale obiettivo di esprimere violenza. E questo si coglieva già dai proclami che avevano accompagnato alcuni preavvisi della manifestazione, anche con inaccettabili riferimenti alla volontà di celebrare un eccidio. Contenendo con equilibrio i manifestanti, le forze di polizia hanno salvato il centro dei Roma da probabili violenze e da danneggiamenti che sarebbero difficilmente stati controllabili. Nelle immagini che abbiamo visto c’è la riprova della fondatezza dei ragionamenti alla base dell’emanazione del divieto”.

Il comune di Petah Tikva, nel centro di Israele, ha annunciato che Idan Shtivi, 28 anni, è stato assassinato il 7 ottobre al festival musicale Nova di Reim. Si credeva che il giovane fosse tenuto in ostaggio da Hamas, mentre il suo corpo è a Gaza. Shtivi lascia i genitori, Eli e Dalit, e tre fratelli. Come raccontano i media israeliani, il giovane arrivò presto al festival Nova per documentare i suoi amici che si esibivano. Shtivi era in auto con due amici, Lior e Yulia, ma fu bloccato dai terroristi sulla strada che andava a nord. Nella fuga verso sud, andò fuori strada. Ed è in quel luogo che il mezzo è stato ritrovato pieno di fori di proiettile e sangue. I corpi dei suoi amici furono ritrovati, mentre quello di Shtivi no.

Isaac Herzog ha affermato che il mondo “deve sostenere Israele” per portare la pace, mentre il Paese celebra il primo anniversario dell’attacco di Hamas del 7 ottobre. “Il mondo deve realizzare e comprendere che per cambiare il corso della storia e portare la pace, un futuro migliore alla regione, deve sostenere Israele nella sua battaglia contro i suoi nemici”, ha affermato il Presidente che in occasione delle commemorazioni del 7 ottobre ha raggiunto Reim, luogo del massacro del Nova festival.

Nel suo messaggio per il 7 ottobre, Macron evoca il “dolore che resta acuto come un anno fa, quello del popolo israeliano, il nostro, quello dell’umanità ferita”. Ieri il presidente francese ha riaffermato al premier Benjamin Netanyahu “l’impegno costante” della Francia per la sicurezza di Israele, durante una conversazione telefonica destinata a dissipare le tensioni tra i due Paesi, all’indomani delle dichiarazioni di Macron che chiedeva di fermare alcune consegne di armi a Israele.

Centinaia di persone si sono radunate alle 6:29 (ora israeliana) fuori dalla casa del premier Benyamin Netanyahu a Gerusalemme per commemorare l’anniversario dell’attacco di Hamas del 7 ottobre, chiedendo un accordo per la “liberazione degli ostaggi” e per il “cessate il fuoco”. Lo riporta Haaretz aggiungendo che la polizia ha impedito alla folla di avanzare lungo la strada.

Ancora traumatizzato, combattendo su più fronti, Israele commemora l’attacco senza precedenti del movimento islamista palestinese Hamas sul suo territorio del 7 ottobre 2023. Nel luogo del festival musicale Nova, dove sono state uccise almeno 370 persone, una folla radunata ha dato il via a queste cerimonie con un minuto di silenzio alle ore 6,29 (5,29 in Italia), ora in cui Hamas aveva lanciato il suo attacco sul sud di Israele. Il Presidente israeliano, Isaac Herzog, ha partecipato alla cerimonia insieme alle famiglie delle vittime. Più tardi, il primo ministro, Benjamin Netanyahu, parlerà alla nazione. Altre commemorazioni sono previste a Tel-Aviv e a Nir Oz, un kibbutz di cui una trentina di abitanti vennero uccisi e più di 70 presi in ostaggio e portati a Gaza.

Philémon Yang ha celebrato il primo anniversario degli attacchi del 7 ottobre guidati da Hamas contro Israele e l’inizio della guerra di Israele contro Gaza, durata un anno, chiedendo “la fine delle sofferenze umane in Medio Oriente”. “Vorrei ribadire ancora una volta che la sofferenza umana deve finire e deve finire ora. Abbiamo bisogno di un cessate il fuoco immediato, del rilascio immediato e incondizionato di tutti i prigionieri e di un ritorno al dialogo con l’obiettivo di trovare soluzioni diplomatiche ai conflitti nella regione”, ha affermato il politico camerunense. Yang ha affermato che non sarà possibile raggiungere una pace sostenibile militarmente e ha auspicato una soluzione a due Stati per il conflitto Israele-Palestina.

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