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A FACCIA SCOPERTA, TRANNE CHE IN CAMPANIA

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Ieri primo giorno senza mascherine all’aperto. Anche se molti hanno preferito continuare ad indossarle anche per la strada. La Regione Campania, con il Presidente De Luca ha fatto ancora di testa sua mentre diversi Sindaci sono intervenuti sulla movida violenta con nuovi divieti. Adriana Logroscino per il Corriere della Sera.

«Da ieri Italia tutta in bianco e mascherina non obbligatoria all’aperto. Ma da parte di una Regione e tanti Comuni è un fiorire di ordinanze che dispongono nuove restrizioni. Chiusure anticipate per i bar e i locali, divieto di vendita di alcolici per asporto, piazze a numero chiuso nei weekend, le misure ricorrenti. L’ordinanza del presidente della Campania, De Luca, ha fatto scalpore: impone le mascherine all’aperto nonostante il provvedimento di segno opposto del governo. In realtà, secondo De Luca, la sua ordinanza «integra e chiarisce» (ma il senso sembra essere «corregge») quella del ministro Speranza: dove si rischiano assembramenti, bisogna portarla. Con buona pace dei campani che ieri protestavano vivacemente. Vietata in tutta la regione la vendita con asporto di alcolici dopo le 22. Anche il sindaco di Norcia, Nicola Alemanno, ha disposto l’obbligo di mascherina ancora per una settimana nel suo territorio. A motivarlo l’incidenza di contagiati registrata nel paese, superiore a 200 ogni centomila abitanti. Per Firenze, Dario Nardella ha varato un «piano per una movida sostenibile» che oltre a vietare la vendita di alcolici per asporto, impone il divieto di stazionamento in sei zone del centro storico nelle sere del fine settimana. Il collega sindaco di Bologna, Virginio Merola, dal 2 luglio transennerà la vivace piazza Aldrovandi: potranno raggiungerla solo i clienti dei locali che vi si affacciano in numero contingentato. «Circolano i ragazzi, ma anche la variante Delta», spiega. La vita notturna, come una molla a lungo compressa, sta riesplodendo nelle città e nei borghi, vicino al mare e nei centri storici. Chiusure anticipate e divieto di asporto degli alcolici, sono stati decisi dai sindaci anche a Venezia, Jesolo, Vicenza, Bergamo, Carrara, Pisa, Pescara, Aversa, Palermo. E a Trasacco, seimila anime in provincia dell’Aquila. «Il virus si sta diffondendo tra i giovani della nostra comunità – spiega il sindaco Cesidio Lobene – non possiamo abbassare la guardia».

La Provincia autonoma di Bolzano è il territorio che vede, in percentuale, la maggior incidenza di non vaccinati rispetto alla popolazione. Sul tema il Corriere della Sera ha intervistato il presidente altoatesino Kompatscher.

«La provincia di Bolzano è la Regione italiana in cui è maggiore la percentuale di popolazione non ancora vaccinata. Più della metà. Una maglia nera che rischia di compromettere la ripartenza, avverte il governatore altoatesino Arno Kompatscher: «Non è una sfida logistica o organizzativa, adesso convincere gli incerti è una battaglia culturale. Sappiamo che qui le posizioni no vax sono molto radicate». Presidente, l’Alto Adige è maglia nera per i vaccinati, più di metà della popolazione non ha ancora ricevuto la prima dose. Nessuno in Italia fa peggio, perché? «Siamo partiti benissimo, eravamo tra i primi per le somministrazioni. Questo significa che dal punto di vista logistico-organizzativo tutto ha funzionato alla perfezione. Ma sapevamo di essere un territorio dove le posizioni no vax sono più radicate, si sente l’influenza dell’area germanica. Adesso dobbiamo vincere una battaglia culturale». Quali sono le parti della società più scettiche? «Sugli over 60 e le categorie fragili abbiamo dati buoni. Adesso il problema sono nella fascia di età tra i 30 e i 50 anni, e anche tra i giovani. Come Provincia speriamo che il green pass, previsto per molte attività come le feste o le attività sportive, costituisca un incentivo perché alla lunga il test, anche autosomministrato, è una scocciatura». Ha parlato di una battaglia culturale: come la affrontate? «In questa fase non dobbiamo puntare a convincere la minoranza fondamentalista che mai si vaccinerà. Bisogna puntare sugli scettici, o meglio direi gli attendisti. Quelli che non sono ideologicamente contrari ai vaccini ma che si dicono che ora i contagi sono bassi, che pensano di vaccinarsi a settembre perché poi il green pass durerà più a lungo. A queste persone noi dobbiamo parlare chiaramente, non dall’alto in basso. Chiarire i dubbi, andare verso di loro. Proprio per questo stiamo facendo eventi sul territorio». Se Maometto non va alla montagna… «Con l’Azienda sanitaria stiamo andando anche nei piccoli comuni, collaboriamo con i medici di base, farmacisti, sindaci, testimonial locali. Sarà un lavoro lungo ma capillare. Non vorrei che a settembre fossimo tra i pochi costretti a richiudere perché abbiamo pochi vaccinati, non posso accettare una cosa del genere. Dobbiamo farcela, e ce la faremo. Ne sono convinto».

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