Presentato oggi al Festival di Roma ‘Time Out of Mind’ di Oren Moverman con Richard Gere nei panni di un barbone buddista. Con questa pellicola l’attore mostra oltre alla sua anima buddista, aperta alla compassione, il coraggio di fare un film che non concede nulla allo spettatore. “La sceneggiatura mi era arrivata tanti anni prima, dieci anni fa, ma non pensavo che si potesse mai realizzare questo film. Anche per questo – spiega l’attore dal red carpet capitolino – conoscevo un pò quel mondo perché non avevo mai perso il desiderio di fare questo film. Per girarlo ci abbiamo messo solo 21 giorni, un tempo strettissimo. Le riprese sono stata fatte tutte con le teleobiettivi perché io mi sono mescolato nella folla e incredibilmente nessuno mi ha riconosciuto”. “La gente aggiunge Gere- quando vede un uomo per strada di un certo tipo pensa: questo è un fallito, un senza tetto e evita i contatti pensando forse ‘il suo fallimento potrebbe infettarmi”.
I senzatetto a New York sono attualmente circa 60mila, di cui 20mila bambini. ”In questo film c’è un messaggio universale -dice Gere- che è quello che tutti abbiamo un forte desiderio di appartenere a qualcosa o a qualcuno, di trovare il nostro posto nel mondo, di avere il nostro gruppo di appartenenza e poterci riconoscere. E questo è un discorso che vale per tutti, e che ci unisce a queste persone”. “Nella pellicola -continua l’attore- ci sono momenti in cui la questione dei senzatetto lascia lo spazio a questioni più importanti, come quella di chi siamo e a cosa apparteniamo”. Ecco spiegata la scelta di non raccontare il passato di George, il perché si trovi in questa situazione di indigenza e di disperazione. “Non mi interessava spiegare allo spettatore la storia pregressa del personaggio, perché così sarebbe stato troppo facile capirlo e giustificarlo -spiega il protagonista di ‘Pretty Woman e ‘Ufficiale e Gentiluomo’- se guardo una persona sono perfettamente in grado di capire, anche da pochi elementi, chi sia e quale sia il suo passato. Il difficile è proprio essere lì in quel momento, attento, pronto e concentrato a vedere chi ho davanti”. Sulla scelta di un film ‘piccolo’, con una produzione ed un budget limitati:”Credo che sia il futuro dei film ‘seri’ -afferma l’attore- oggi le sceneggiature migliori che vediamo sono quelle dei film indipendenti”.
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