Rinvio a settembre, questa è il nuovo obiettivo della strategia del Pd sul ddl Zan. Il Foglio la chiama stamattina “l’auto trappola” di Letta.
«La scelta di Enrico Letta di non accettare il dialogo sulla legge che reprime l’omofobia porta quasi inevitabilmente al rinvio della legge Zan a settembre. Tutti sapevano che insistere nel braccio di ferro avrebbe portato a questo esito, Letta compreso. Per questo la tattica adottata appare incomprensibile: non è neppure una questione di principio, se è vero come si dice che il Pd intende presentare in Senato un ordine del giorno “interpretativo” in cui si ammorbidiscono proprio i punti della legge più contestati. Ma anche questa mossa non potrà superare le critiche: una legge che ha bisogno di un’interpretazione “autentica”, peraltro priva di valore giuridico, ancora prima di essere approvata è una legge con evidenti elementi di ambiguità. D’altra parte a settembre le cose non miglioreranno affatto, anzi il clima parlamentare diventerà ancora più complicato, come capita sempre durante il semestre bianco, quando si è certi che le Camere non possono essere sciolte e quindi vengono alla luce le convinzioni personali anche in dissenso con le scelte dei gruppi. La tattica di Letta appare tanto evidentemente suicida che cominciano a sorgere dubbi sulle vere ragioni che l’hanno suggerita. In fondo il rinvio non scontenta i Vescovi e può essere presentato all’area più intransigente del pensiero gender come una prova di coerenza adamantina. L’intesa con i 5 stelle manterrà un punto di solida convergenza almeno fino alle elezioni amministrative e poi si vedrà. Se fosse questo il calcolo machiavellico di Letta, avrebbe le gambe corte: alla fine tutti giudicheranno l’eventuale testo approvato. Se non sarà approvato nulla non basterà dare la colpa a Matteo Salvini, se uscirà un testo di compromesso sembrerà assurdo l’atteggiamento tenuto ora. Può capitare di finire nelle trappole ordite da altri, ma costruirsele da sé è davvero un po’ troppo».
Sulla stessa linea Ivan Scalfarotto, militante gay, renziano, primo promotore di una legge sulla materia 8 anni fa, intervistato da Giovanna Casadio per il sito di Repubblica.
«Sono veramente stupefatto da chi, come Enrico Letta, adesso vuole rimandare a settembre il ddl Zan. Se troviamo un accordo sulla formulazione presentata da noi di Italia Viva, che non intacca le tutele e risolve il problema dell’ostruzionismo della destra, la legge contro l’omotransfobia potrebbe davvero essere approvata in poche ore. Vorrei capire a chi giova questo ritardo». Ivan Scalfarotto, renziano, sottosegretario, il primo a presentare una legge sull’omofobia nel 2013, contrattacca. Alle accuse del Pd di volere affossare il ddl Zan, fornendo assist alla Lega, risponde: «Sono incredulo per il clima di odio nei confronti di chiunque voglia semplicemente discutere. Gli attacchi di Monica Cirinnà, che somigliano a liste di proscrizione, sono inaccettabili e sconsiderati». Scalfarotto ha appena finito di parlare al telefono con Barbara Masini, la senatrice forzista, che ha fatto coming out e preso una posizione a favore della legge, in dissenso dal suo partito. «Barbara Masini è stata presa di mira sui social, ma dovremmo solo dirle ‘grazie’ per il coraggio e la generosità che ha dimostrato». Scalfarotto, lei alla Camera ha votato a favore del ddl Zan, perché ora non le va più bene? «Mi va benissimo, altroché. La rivoterei cento volte. Ma non ha i voti. Al Senato i numeri sono più risicati. Inoltre la maggioranza di governo è cambiata. Abbiamo visto che solo la settimana scorsa il ddl Zan ha evitato la sospensiva, a scrutinio palese, per un voto. Non ho cambiato idea rispetto al contenuto della legge, ma deve necessariamente cambiare la tattica di gioco per approvarla». Ma tra Italia Viva e Pd sul ddl Zan c’è una resa dei conti politica? «C’è un posizionamento politico da parte del Pd anche a costo di sacrificare la legge. Com’è chiaro anche dalla volontà di farla slittare a settembre, per i Dem è più importante agitare la questione dei diritti civili che portare a casa la legge». Voi renziani avevate annunciato che non avreste presentato emendamenti, invece l’avete fatto. Ora ve la prendete con Monica Cirinnà, la responsabile diritti del Pd, che ha detto ci sono i nomi e i cognomi di chi, anche tra i renziani, ha chiesto modifiche. Cosa c’è di scandaloso? Perché parlate di liste di proscrizione? «Abbiamo ritenuto che la nostra soluzione, tecnicamente valida, andasse messa a disposizione dei senatori. Dire ai tg che si hanno i nomi di chi la pensa diversamente, è inaccettabile. Monica spieghi cosa vuole fare!».