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domenica 9 Febbraio 2025 - 22:04
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ELEZIONI IN IRAN: VINCE IL DURO RAISI

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Involuzione conservatrice dell’Iran nel cambio del suo Presidente. Vince al primo turno l’ultraconservatore e autorità giudiziaria inflessibile Ebrahim Raisi. Dalla rassegna stampa internazionale di Oasis, Claudio Fontana analizza le posizioni prima dei risultati, arrivati questa mattina (le urne si sono chiuse a mezzanotte):

«Si è votato in Iran per scegliere il successore di Hassan Rouhani alla Presidenza della Repubblica. Sarà eletto il candidato che raggiungerà il 50% +1 dei voti espressi. Se nessuno dei candidati otterrà la maggioranza assoluta, si procederà ad un ballottaggio tra i due candidati che hanno ottenuto la maggioranza relativa. Nei giorni immediatamente precedenti alle operazioni di voto, tre dei sette candidati ammessi dopo le squalifiche operate dal Consiglio dei Guardiani hanno ritirato la loro candidatura (il riformista Mohsen Mehralizadeh e i conservatori Alireza Zakani e Saeed Jalili).Restano dunque in corsa quattro candidati, ma il potente capo del sistema giudiziario, Ebrahim Raisi, è da tutti considerato il grande favorito nella gara contro l’unico moderato rimasto in corsa, l’ex banchiere centrale Abdolnaser Hemmati. Nelle precedenti elezioni le sorprese alle urne non sono mancate, come in occasione della prima vittoria di Rouhani, ma questa volta sembra che tutto sia stato “apparecchiato” perfettamente per favorire Raisi. Tra i fattori che dovrebbero concorrere a questo risultato, i più evidenziati sono l’affluenza – unanimemente prevista molto bassa – e i fallimenti dell’amministrazione Rouhani, che si era presentata con ambizioni molto elevate, basate soprattutto su un nuovo modello di relazioni con l’Occidente. Ma se la firma dell’accordo sul nucleare del 2015 e la parziale rimozione delle sanzioni aveva fatto ben sperare gli iraniani, il ritiro unilaterale degli Stati Uniti deciso da Donald Trump ha rovinato i piani del duo Rouhani-Zarif. Un approfondimento del Financial Times elenca gli ambiti in cui il governo uscente non è riuscito a mantenere le promesse: dalle esportazioni petrolifere al crollo del PIL, passando per la disoccupazione, l’inflazione e la svalutazione della valuta locale. Non è un caso, ha scritto Bijan Khajehpour su Al-Monitor, che durante la campagna elettorale tutti i candidati abbiano fatto grandi proclami riguardo all’economia iraniana. Il problema è che il presidente della Repubblica non ha realmente il potere di mettere in atto i cambiamenti strutturali che sarebbero necessari, conclude Khajehpour».

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