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domenica 19 Gennaio 2025 - 18:20
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GREEN PASS

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Scaricato in massa, con un successo di download da parte di milioni di cittadini italiani, il Green pass crea anche contraddizioni e tensioni. La cronaca di Claudia Voltattorni per il Corriere della Sera.

« È lo strumento studiato dal governo per garantire un’estate più sicura e una ripresa autunnale in sicurezza, ma a 6 giorni dall’entrata in vigore del decreto che rende obbligatorio il green pass per accedere a determinati eventi e luoghi, nei ristoranti al chiuso, in piscine, palestre, parchi tematici, musei, crescono le proteste di lavoratori, associazioni, semplici cittadini. Da chi non lo vuole presentare a chi non vuole assumersi la responsabilità dei controlli, fino a chi chiede una maggiore chiarezza per utilizzare al meglio lo strumento ideato dal governo per contenere i contagi nella seconda estate del Covid-19. Ma se da un lato i ristoratori hanno qualche certezza in più su come dovranno controllare la certificazione verde dei propri clienti – richiesta di documenti solo in caso di incongruenze -, si apre il fronte degli steward degli eventi cui la circolare del Viminale ha demandato i controlli. «Noi interverremo solo nei casi in cui sarà necessario esibire il documento di identità», chiarisce Ferruccio Taroni, presidente dell’Associazione nazionale delegati alla sicurezza, che lamenta già carenze di personale per il controllo dei biglietti e suggerisce ai delegati della gestione degli eventi durante i Comitati per l’ordine pubblico «di non usare gli steward per il controllo del certificato verde». E lancia l’alternativa a società sportive e gestori di strutture: «Dovranno avvalersi di volontari, come uomini delle forze dell’ordine in pensione». E Confcommercio sottolinea che «gli esercenti non possono certo sostituirsi ai pubblici ufficiali». Ma un deciso e secco no arriva poi dal mondo della scuola, dove è previsto il green pass obbligatorio per docenti e tutto il personale con sanzioni fino alla sospensione della retribuzione per chi non si adegua. Le 6 più importanti sigle sindacali – Cgil, Cisl, Uil, Snals, Gilda e Anief – hanno firmato un documento che condanna la «scelta unilaterale» del governo, un «diktat» che «scarica sui lavoratori tutte le conseguenze di scelte non fatte» e al governo chiede un cambio di passo attraverso il «dialogo e il confronto: la scuola non si riapre per decreto». Il ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi replica con un post su Facebook spiegando che il green pass «non è una misura punitiva ma uno strumento a tutela della salute di tutti, in particolare dei più fragili» e spiega che il lavoro per il rientro in classe è cominciato, che «ad oggi sono stati immessi in ruolo più di 42 mila insegnanti e che presto arriverà una nota operativa a tutte le scuole con le misure per la ripartenza». Il nuovo protocollo, che verrà presentato oggi ai sindacati, prevede ancora obbligo di mascherine dai 6 anni in su, ingressi scaglionati, distanziamento di almeno un metro e finestre aperte anche con il brutto tempo. E ieri è stato anche dichiarato il primo sciopero contro il green pass. La Rsu Fim-Cisl della Hanon Systems di Campiglione Fenile, azienda torinese specializzata in componenti elettronici, ha proclamato per venerdì due ore di astensione dal lavoro per i 650 dipendenti contro l’obbligo della certificazione verde per accedere alla mensa. «Si discriminano i lavoratori e si viola la loro privacy mettendoli alla gogna davanti ai colleghi senza considerare i motivi per cui qualcuno non ha ancora fatto il vaccino», spiega Davide Provenzano, della Cisl Torino, che chiede all’azienda «di aspettare chiarimenti dal governo prima di procedere: se gli operai possono lavorare senza green pass, allora possono anche mangiare in mensa senza il certificato. È un problema che va risolto a livello nazionale, servono linee guida chiare e non iniziative estemporanee». Ma «il green pass è uno strumento di libertà, non uno strumento discriminatorio: lo può ottenere anche chi non è vaccinato facendo il tampone», spiega Fabio Ciciliano, membro del Comitato tecnico scientifico».».

Il Quotidiano Nazionale dedica l’editoriale in prima pagina proprio ad una dura polemica contro i sindacati della scuola. A firma di Gabriele Canè.

«Per chi non è nato ieri, la traduzione dal «sindacalese» all’italiano è molto semplice. Quando un provvedimento deve nascere dal «confronto», ad esempio, vuol dire che le parti sono chiamate a trattare per trovare un accordo, certo, ma che i sindacati devono essere più d’accordo dell’altra parte. Se poi il provvedimento che li riguarda viene definito «diktat», nessun dubbio: non solo non sono d’accordo, ma una certa decisione che li riguarda è stata presa senza fotocopiare la loro piattaforma, dunque è autoritaria e irricevibile. Chi avesse la pazienza di leggere il prolisso comunicato con cui le organizzazioni della scuola hanno bocciato ieri la procedura con cui il governo regola il ritorno in classe in sicurezza, dunque anche con il green pass obbligatorio, ritroverebbe una atmosfera anni ’70 che in quel mondo non sembra essere mai cambiata. Il «sindacalese» più genuino nei toni e nei contenuti per denunciare «decisioni frettolose e radicali», per etichettare come «diktat» il provvedimento elaborato da Palazzo Chigi, e per concludere che «la scuola non si riapre per decreto». Intendiamoci. Ci mancherebbe che nella libera Italia non si potessero avere opinioni diverse da quelle dei governi. È da febbraio dell’anno scorso che viviamo sulla base di insindacabili Dpcm, e dissentire è il minimo che si possa fare. È quello che hanno fatto i pubblici esercizi proprio per le difficoltà imposte (non concordate) dal Green pass, e dal balletto documenti-sì, documenti-no. Nella nota del personale scolastico, in quel «la scuola non si apre per decreto», come è avvenuto per tutte le aperture e le chiusure da un anno e mezzo a questa parte, c’è però qualcosa di più e di diverso. In particolare l’idea che esista un Paese che deve marciare al ritmo indicato da chi governa, e un territorio, la scuola, che invece può e deve farlo al ritmo di chi è governato. E parliamo di un settore che non per colpa sua sta lasciando sul campo una generazione di studenti «mutilati» dalla Dad, che dovrebbe buttare il cuore oltre ogni ostacolo e imposizione per tornare alla normalità. In sicurezza. Un settore che ha chiuso più di tutti in Europa, che ha visto un impegno straordinario di gran parte del suo personale. Proprio quello che il Green pass intende tutelare. In qualunque lingua. Anche in «sindacalese».

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