11.1 C
Napoli
giovedì 16 Gennaio 2025 - 15:47
HomeAttualitàI CASI DURIGON E FARINA

I CASI DURIGON E FARINA

-

Il Fatto quotidiano ha sollevato due “casi” negli ultimi giorni: quello della collaborazione del giornalista Renato Farina al ministro Brunetta e il caso del sottosegretario Durigon, che vorrebbe cambiare il nome ad una piazza di Latina. Farina si è dimesso, Durigon no. L’articolo di Tommaso Rodano.

«Sul caso Durigon, Giuseppe Conte sembra pronto a combattere una delle prime battaglie da leader dei Cinque Stelle. Quella per le sue dimissioni: “Trovo grave e sconcertante – dice l’ex premier al Fatto – il proponimento del sottosegretario al Tesoro di cancellare l’intitolazione del parco di Latina a Falcone e Borsellino, con l’aggravante di volerlo restituire alla memoria del fratello di Mussolini. È aberrante voler cancellare anni di lotta alla mafia e il sacrificio dei nostri uomini migliori, per giunta allo scopo di restaurare il ricordo del regime littorio”. Conte si aspetta che il braccio destro di Matteo Salvini nel Lazio sia allontanato subito dal governo: ” Il Movimento chiede che Durigon si batta pure per questo suo progetto ma dismettendo immediatamente l’incarico di sottosegretario di Stato, che richiede ben altri proponimenti”. Per l’ex premier, le parole di Durigon “mettono a nudo l’ipocrisia di forze politiche che, come la Lega, non hanno alcuna reale intenzione di contrastare il malaffare delle organizzazioni criminali”. A tre giorni dalla proposta “nostalgica” del leghista, nel perdurante silenzio del premier Mario Draghi e dei suoi ministri, la questione Durigon non si sgonfia. Il centrosinistra si muove nella stessa direzione. Anche il Pd considera “grave” il caso Durigon e la posizione del segretario Enrico Letta – come fanno sapere dal Nazareno – coincide integralmente con quella del deputato dem Filippo Sensi: “Le dimissioni del sottosegretario mi paiono un requisito minimo di dignità, opportunità e senso delle cose”, aveva detto venerdì, a caldo. “Non è un semplice scivolone o una caduta di stile. Si è superato un punto. Va posta la questione della sua permanenza nell’esecutivo”, ha confermato Sensi al Fatto. Parole sottoscritte dal collega di partito Emanuele Fiano: “Un uomo che ha nostalgia di Mussolini, e addirittura ne cita il nome ingiuriando la memoria di Falcone e Borsellino, non può servire la Costituzione con disciplina e onore, non dovrebbe restare al governo”. Una linea condivisa a sinistra anche da Articolo 1, come ha dichiarato Arturo Scotto: “Durigon ha giurato sulla Costituzione che è antifascista. Mi aspetto che arrivi qualche parola da Palazzo Chigi”. Per Nicola Fratoianni di Sinistra italiana, “il braccio destro di Salvini nel Lazio non dovrebbe stare nel governo Draghi da tempo, da ben prima della genialata di intitolare il parco Falcone/Borsellino a Mussolini, non avendo chiarito alcunché dei rapporti opachi con i clan di Latina”».

Alessandro Sallusti nel fondo di oggi per Libero torna sulla vicenda di Renato Farina, collaboratore del giornale. Ieri Farina era stato bullizzato da un articolo del Corriere.

«Fabrizio Roncone è un inviato speciale del Corriere della Sera, titolo che stride con il suo mediocre curriculum sia di giornalista che di scrittore (i suoi articoli e i suoi libri non sono mai passati alla storia né del giornalismo né della narrativa). Ma siccome l’inviato speciale soprattutto se del Corriere deve essere uno tosto, ogni volta che imbraccia la penna deve sparare e fare quello che “io sono io e voi non siete un ca…”. Ieri, buon ultimo dopo i suoi compari de Il Fatto e La Repubblica, si è esercitato in una disciplina particolare, il tiro a Renato Farina, nostro collega che ha regolarmente pagato dazio sia con l’Ordine dei giornalisti che con la giustizia ordinaria per aver collaborato in passato con i servizi segreti (italiani, non di una potenza straniera). Farina, secondo questi signori, è l’unico giornalista a cui dovrebbe essere negato in perpetuo il diritto al lavoro – mai contestato per esempio a un altro ex collega, Adriano Sofri, killer del commissario Calabresi – e così ogni volta che lo trova (una misera collaborazione con il ministero di Brunetta) deve essere randellato. A tal proposito ha scritto bene ieri in un tweet Piero Sansonetti, direttore de Il Riformista: «Gli squadristi facevano così: andavano in sette o otto, prendevano un avversario solo solo e lo bastonavano con ferocia». Bastona oggi, bastona domani, l’altra sera Farina si è dimesso non prima di aver smentito nella forma e nella sostanza l’articolo-intervista scritto su di lui dall’inviato specialissimo Roncone (uno che pretende che i colleghi gli diano del lei, come i nobili decaduti). A chi credere? Mi affido al giudizio di una collega terza, Giulia Innocenzi detta “La Santorina”, anni fa finita anche lei nelle sgrinfie del duro che “qui le domande le faccio io”. Ecco il commento scritto sul suo social: «Dopo averla letta sono costretta a rilevare, come peraltro avevo già avuto modo di verificare in altre circostanze, che si tratta di un poveretto costretto per campare a manipolare le interviste che effettua: in caso contrario, evidentemente, quello che scrive non risulterebbe interessante neanche in una rivista parrocchiale. Quello di Roncone non mi pare giornalismo, ma un modo patetico per tirare avanti inventando quello che non è mai accaduto e che però fa comodo scrivere. Tra l’altro, con una fantasia mediocre». Che dire, lunga vita al collega Renato Farina».

Articoli correlati

- Advertisment -