Era già successo prima con la morte di Carla Fracci, poi di Raffaella Carrà. Per non parlare di quello che è stato scritto sul Presidente di Haiti, ucciso nella sua casa. L’elaborazione del lutto sui social per i No Vax, Ni Vax, Boh Vax è a senso unico: li hanno uccisi “loro”. Loro chi? Ma è ovvio. Il vaccino stesso, oppure i sostenitori dei vaccini o anche qualche vaccinato, nemici contro cui alimentare l’odio continuo. Il medico De Donno aveva tentato una cura al Covid con il plasma dei guariti, e pur essendo favorevole alla vaccinazione di massa, viene ora presentato come un paladino delle “cure alternative” e quindi per definizione vittima della macchinazione della medicina ufficiale. Massimo Gramellini sul Corriere della Sera.
«ll dottor Giuseppe De Donno era appena stato trovato senza vita nella sua abitazione che già i complottisti cronici della Rete, oggi riuniti sotto le bandiere dei No vax, lo eleggevano a martire della causa. Naturalmente l’ipotesi che De Donno si sia ucciso per motivi personali non viene neanche presa in considerazione dai campioni del retropensiero obliquo: 1. De Donno voleva curare i malati di Covid con il sangue dei guariti; 2. gli studi internazionali avevano riconosciuto al suo metodo un’efficacia limitata ai casi meno gravi; 3. lui c’era rimasto male. Per costoro basta unire i puntini e si ottiene il suicidio indotto, quando non addirittura l’assassinio. «Lo hanno ucciso perché non era uno di loro». Ma «loro» chi? Che domande: Big Pharma, l’aristocrazia scientifica delle multinazionali che intende trasformarci tutti in vaccinati della gleba ed è pronta a sbarazzarsi di chiunque ostacoli i suoi piani. Il bello, si fa per dire, è che molti tra gli autonominati vendicatori di De Donno attribuiscono opinioni e stati d’animo a un uomo di cui non sanno niente. Neanche che si era sempre dichiarato favorevole ai vaccini. In quella che è diventata una guerra di religione (sarebbe ingiusto dimenticare che De Donno fu crocefisso sul web da chi ridicolizzava per partito preso le sue cure), ci siamo abituati a vedere i numeri piegati agli interessi di bottega. Ci venga risparmiato di vedere piegate anche le persone, specie quando non hanno più possibilità di replica».
Che cos’è esattamente una fake news sul delicato tema della medicina? Stamattina sui giornali italiani c’è un esempio di scuola. Il Fatto di Marco Travaglio titola in prima pagina: Fauci: “Vaccinati o no, contagiosità identica”. Con tanto di fotomontaggio con Draghi e Fauci. Messa così sarebbe una notizia scientifica clamorosa, rivoluzione copernicana. Se però leggete l’articolo dice quasi il contrario. Il tema del pezzo è la mascherina al chiuso per i vaccinati. Che dà per certe due constatazioni scientifiche: i vaccinati si contagiano e si ammalano fino al 90 per cento in meno. I vaccinati, anche se non completamente immuni, sono protetto dall’infezione e dalla malattia. Quanto al governo italiano (Draghi viene contrapposto a Fauci nella foto in prima) l’articolo dice che ha anticipato l’ indicazione dello scienziato americano sulle mascherine al chiuso, anche se “nel governo c’era chi voleva toglierla”. Ecco il testo di Stefano Caselli:
«Contrordine americani, meglio indossare mascherine al chiuso anche quando si è completamente vaccinati. Sono le nuove linee guida dei Centres of Disease Control and Prevention degli Stati Uniti, il corrispondente del nostro Istituto Superiore di Sanità. È di fatto una retromarcia, poiché l’invito a indossare dispositivi di protezione individuale era stato revocato due mesi fa. Tutta colpa della variante Delta (…) Le nuove linee guida sono state comunicate al presidente Joe Biden (che oggi annuncerà l’obbligo di vaccinazione per i dipendenti e i fornitori del governo federale) dal Consigliere medico della Casa Bianca, Anthony Fauci, che ha poi spiegato agli americani il motivo di questa retromarcia in un’intervista a Pbs News Hour, uno dei tg serali più seguiti: “Raccomandare mascherine al chiuso anche per i vaccinati – ha detto l’infettivologo – può sembrare paradossale, dato il via libera di due mesi fa. Ma non siamo cambiati noi, è il virus che è cambiato. Due mesi fa avevamo a che fare con la variante Alpha, notevolmente diversa dalla Delta, che ha un livello di contagiosità molto più alto. La Delta è una variante pericolosissima, scaltra. I dati che abbiamo in questo momento ci dicono che le persone vaccinate possono reinfettarsi e trasmettere il Covid. Non è un evento comune, anzi è piuttosto raro, ma succede”. E una volta che si infettano, ha spiegato Fauci, non sono meno contagiose: “Se guardiamo al livello del virus, nelle mucose delle persone vaccinate che vengono contagiate da un’infezione di Delta nonostante il vaccino, è esattamente lo stesso livello di carica virale presente in una persona non vaccinata che è infetta. Questo è il problema. E ha determinato il cambiamento di linea nell’orientamento della Cdc”. Naturalmente, però, i vaccinati si infettano in misura minore: con due dosi tra il 60 e il 90% in meno a seconda degli studi, che però risalgono per lo più a prima della Delta. Negli Usa, come per le Regioni in Italia, esiste un sistema di colori per cui, in base all ‘incidenza dei casi, le contee possono essere blu, gialle, arancioni e rosse. (…) Com’ è ormai dimostrato, i vaccinati – seppur non completamente immuni – sono protetti dall ‘infezione e ancor più dagli effetti più gravi della malattia. È ovvio, quindi, che la retromarcia Usa sia soprattutto una forma di tutela verso i non ancora vaccinati, che protetti non sono, oltre che un freno alla circolazione del virus che può generare nuove varianti. Eppure non mancherà di alimentare lo scetticismo vaccinale. In Italia il dietrofront di Washington non cambia nulla, è semmai la conferma dell’errore commesso nel dichiarare vinta la battaglia prima del tempo: “Noi non abbiamo mai eliminato l’obbligo di mascherine al chiuso, anzi nemmeno all’aperto in caso di assembramenti, né la quarantena per i vaccinati che entrano in contatto con un positivo”, spiegano dal ministero della Salute. Nel governo c’era chi voleva toglierla, o almeno ridurla dagli attuali 14 giorni, ma fin qui i più prudenti hanno tenuto il punto».
Avvenire sottolinea gli utili ancora in crescita della Pfizer, mentre la maggioranza dei Paesi del mondo non può permettersi i vaccini.
«L’azienda farmaceutica statunitense Pfizer prevede di vendere quest’ anno vaccini anti-Covid sviluppati in collaborazione con la tedesca BioNTech per un valore di 33,5 miliardi di dollari, grazie a ordini per 2,1 miliardi di dosi in tutto il mondo. Una cifra che è anche più alta dei 26 miliardi di dollari su cui il gruppo aveva dichiarato di puntare a maggio. Pfizer ha anche rivisto al rialzo le prospettive per le vendite annuali e i profitti. L’aver sviluppato uno dei primi vaccini anti-Covid – e i conseguenti accordi commerciali – sta dunque incidendo notevolmente sul bilancio dell’azienda farmaceutica Usa. Un balzo significativo che riflette il suo ruolo chiave nella lotta al coronavirus, soprattutto alla luce del diffondersi della variante Delta contro la quale, secondo la società, potrebbe servire una terza dose. Pur ritenendo l’attuale vaccino prodotto con BioNTech efficace, Pfizer spiega infatti che dopo sei mesi la protezione contro l’infezione scende dal 96% all’84. Per questo una terza dose potrebbe essere necessaria per aumentare in modo «forte » le difese. «Nuovi studi mostrano che una terza dose ha effetti neutralizzanti della variante Delta cinque volte maggiori per coloro fra i 18 e i 55 anni dopo la seconda dose, e 11 volte maggiori per coloro fra i 65 e gli 85 anni», evidenzia la società. Resta intanto bloccata, alla Wto, la proposta di deroga temporanea sui brevetti dei vaccini anti-Covid, inizialmente presentata da India e Sudafrica lo scorso anno. La proposta è attualmente sostenuta da 63 governi co-patrocinatori e supportata nel complesso da circa un centinaio di Paesi. A maggio anche l’Amministrazione Biden si era detta a favore della deroga, mentre per quanto riguarda l’Ue resta la spaccatura tra il Parlamento Europeo, favorevole alla deroga temporanea, e la Commissione, finora schieratasi a favore della difesa dei diritti di proprietà intellettuale e sostenitrice di una «terza via» che punta maggiormente sull’apertura dell’export delle dosi dei vaccini».