Bruno Tabacci, sottosegretario per la programmazione economica, ha chiamato come consigliere di Palazzo Chigi la professoressa Elsa Fornero, già Ministra del Governo Monti. Incarico non remunerato, ma che fa discutere. Soprattutto i leghisti. L’interessata ne ha parlato con Paolo Griseri de La Stampa, il giornale della sua città.
«Professoressa Fornero, che cosa succede? «Non capisco. Dicono che sono entrata nel governo. Una sciocchezza». Beh, è stata nominata in una commissione che lavora per il governo… «Appunto. E’ una cosa diversa». Non è strano che la notizia sia commentata, non trova? «Mah, io sinceramente speravo che si fossero già sfogati con i due economisti liberisti, quelli crocefissi sui social». Teme polemiche anche sulla sua nomina? «Temo? Vedo già. Ecco qui. Legga questo sito, legga: “Gli italiani pensavano di essersi liberati della Fornero dopo le celeberrime lacrime di coccodrillo che accompagnarono la sua riforma delle pensioni…”». Non è bello… «Non è bello. Le farò una confessione: una volta al mese scelgo una persona e mi permetto il lusso di rivolgergli una parolaccia. So che non si deve fare ma una volta al mese si può. Ecco, l’ho fatto. Poi, insomma, oggi è il 19, ci avviciniamo alla fine di luglio. Magari ad agosto ci sarà qualcun altro». Come ha saputo della nomina? «La scorsa settimana mi ha telefonato Tabacci. Mi ha detto che gli avrebbe fatto molto piacere se fossi entrata nella commissione sulla programmazione economica». E lei come ha reagito? «Sono rimasta molto sorpresa». Non è strano. Una docente di economia chiamata nella commissione di indirizzo sul programma economico del governo… «Ho avuto ostracismo sa? Quando guidavo il ministero del welfare non potevo partecipare ai dibattiti pubblici. Non mi invitavano alle Feste dell’Unità perché, dicevano, c’erano problemi di sicurezza, erano preoccupati per me». Le mancavano i dibattiti? «Dialogare con le persone, confrontarmi sul merito delle questioni è la cosa che mi piace di più fare». Certe volte non è facile però… «Le persone possono non essere d’accordo con te ma se dialoghi lo fai a prescindere dagli schieramenti politici di questo o quel partito». Com’ è uscita dall’ostracismo? «Tornando a dialogare in università, con i miei studenti. Giorno dopo giorno sono tornata finalmente al dialogo e al confronto». Le hai preferenze politiche? «A quelle non ho mai rinunciato. Ma quando vengo chiamata sono sempre indicata come tecnico». E che effetto le fa? «La prima volta sentivo che c’era un retrogusto negativo in quella definizione. Come se un tecnico fosse meno di un politico. Eppure prendevo decisioni politiche. Avevo la delega per le pari opportunità e andai a Bruxelles a firmare un documento importante contro la violenza sulle donne».