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La strada di zuppi2

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L’arcivescovo di Bologna è il nuovo presidente dei Vescovi italiani. Niet di Mosca al piano di pace italiano. Il grano è fermo ad Odessa. Kissinger e Soros: due ricette a Davos. Patto sulle spiagge?

Grande eco sulla stampa italiana alla nomina, decisa da papa Francesco, del cardinal Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna, a presidente della Conferenza episcopale italiana. È un incarico importante, che dura cinque anni e che tradizionalmente influenza non solo la vita della Chiesa, ma il ruolo stesso dei cattolici nella società italiana e nelle relazioni con lo Stato e il Parlamento. Zuppi è popolare fra i suoi confratelli Vescovi (è risultato il primo dei votati ieri all’Assemblea) ed è in linea con la linea pastorale di papa Francesco. Un prete “di strada”, nel senso che porta avanti un’idea in cui la Chiesa non abbandona il mondo, chiusa nella sua dottrina, ma si mette in discussione e in dialogo con tutti. “L’ospedale da campo”, per usare l’immagine di Bergoglio, con lui sicuramente la Chiesa è “in uscita”. Dovrà affrontare molte questioni spinose, fra cui l’indagine da più parti chiesta sui casi di pedofilia nella Chiesa italiana. Ma potrà avere anche un ruolo nazionale per la pace, lui che ha contribuito alla pace in Mozambico. Del resto, le sue ultime interviste sull’invasione russa in Ucraina, che i lettori della Versione conoscono, sono state fra le più lucide uscite di porporati cattolici sul tema.

Veniamo alle cronache della guerra. Il porto di Odessa, che è il più importante del Mar Nero, è come congelato. Le navi cariche all’inverosimile sono ferme. Le esportazioni di grano, mais, orzo sono bloccate. Il timore è quella crisi alimentare globale che si abbatterà soprattutto sui Paesi più poveri. Ursula von Der Leyen lancia un appello dal World Economic Forum di Davos perché il mondo si mobiliti contro il ricatto di Vladimir Putin, che “affama il mondo”. Intanto l’esercito russo va verso l’accerchiamento del Donbass, le truppe avanzano e hanno preso passaggi importanti delle strade introno a Severodonetsk.

A Davos dibattito a distanza anche fra Henry Kissinger e George Soros. Il primo torna a parlare della neutralità dell’Ucraina e mette in guardia l’Occidente sul futuro della Russia. Il secondo scrive a Mario Draghi perché l’Italia rinunci ad acquistare il gas russo. Domenico Quirico sulla Stampa commenta il processo di Kiev al giovane sergente russo fatto prigioniero e sostiene che sia un “errore”. Scrive infatti: “È legittimo processare i nemici colpevoli di crimini di guerra mentre la guerra è in corso?”

L’America è sotto choc per la strage alla scuola elementare di Uvalde, in Texas. Diciannove bambini e due adulti, di cui un insegnante, sono stati uccisi a sangue freddo in classe da un ragazzo di 18 anni, Salvador Ramos. Ex allievo di quella stessa scuola. Sconvolgente, sempre dall’estero, la rivelazione della Bbc sulla persecuzione cinese degli Uiguri. Ne parla il Corriere.

La politica italiana ci racconta di una grande tensione sul governo. Questa mattina alle 9 a Palazzo Madama si terrà una nuova riunione di maggioranza che darà il via all’accordo sulle concessioni balneari, che da mesi tiene bloccato il disegno di legge Concorrenza. Sul Corriere della Sera Giovanni Toti rilancia l’idea di una solidarietà tra partiti, attorno a Mario Draghi, anche dopo il prossimo voto alle Politiche. Alessandro Sallusti su Libero polemizza con gli ex colleghi del Corriere, che, secondo lui, vorrebbero un patto fra Pd e Fdi che sarebbe una “trappola” per Giorgia Meloni.

Cattive notizie dall’economia italiana. Secondo il Sole 24 Ore l’industria manifatturiera del nostro Paese ha subito una brusca frenata per due fattori convergenti: gli aumenti dei costi energetici e la crisi bellica. Ci vorrebbe un altro Recovery, ma l’Europa non ci sente.

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