Razzi israeliani uccidono 7 operatori umanitari che portavano cibo a Gaza. “Errore” per Netanyahu. l’Iran promette vendetta dopo Damasco. Primo sì al premierato. Salvini spiega su Putin, oggi si vota
Aprile è il più crudele dei mesi. L’intuizione del poeta Thomas Stearns Eliot trova ancora una volta una conferma tragica nell’attualità spietata di questi giorni di guerra. Ieri c’è stata una strage di volontari a Gaza. L’esercito israeliano ha colpito, con tre missili, un convoglio umanitario che portava cibo ed aiuti ai palestinesi della Ong World Central Kitchen.Le vittime sono un’australiana, tre britannici, un palestinese e una persona con doppia cittadinanza statunitense e canadese. «È stato un tragico incidente – ha detto il premier israeliano Benjamin Netanyahu – in cui le nostre forze hanno colpito senza intenzione gente innocente nella Striscia. Siamo in contatto con i governi coinvolti e faremo di tutto per assicurare che questo non accada più». Una portavoce dell’Onu, Stephane Dujarric, ha dichiarato che la morte dei 7 membri di World Central Kitchen è «l’inevitabile risultato del modo in cui è condotta l’offensiva. Israele deve permetterci di fare il nostro lavoro». La conseguenza immediata dell’eccidio dei volontari è lo stop degli aiuti ai palestinesi da parte delle Ong. Diverse organizzazioni umanitarie hanno infatti già annunciato la sospensione delle proprie attività nella Striscia di Gaza. La decisione è motivata dall’esigenza di tutelare la vita di lavoratori e volontari. Un po’ com’è accaduto per i tanti giornalisti uccisi, dove la scritta a caratteri cubitali PRESS è diventata un obiettivo, così le vistose insegne delle Ong non sono bastate a garantire la vita dei cooperanti.
Intanto dopo l’attacco di Damasco (l’Iran ha risposto promettendo vendetta) da parte di Israele, il timore è di un allargamento vero del conflitto mediorientale. Benjamin Netanyahu ha scelto la strada più rischiosa, che può portare ad una escalation, come notano oggi Alberto Negri sul Manifesto e Roberto Bongiorni sul Sole 24 Ore. Gli Stati Uniti hanno preso le distanze dal colpo all’ambasciata iraniana, ma di fatto è ovvio che un aggravamento del conflitto finirebbe per coinvolgere anche Washington.
Sul fronte della guerra in Ucraina, è da segnalare un attacco di droni di Kiev a 1.300 chilometri dal confine, nel cuore della Russia. Volodymyr Zelensky ha abbassato l’età per la coscrizione da 27 a 25 anni mentre la Corte internazionale dell’Aia ha invitato i cittadini ucraini che hanno subito danni alle proprie abitazioni dall’invasione russa a presentare una richiesta di risarcimento nei confronti di Mosca. La Bielorussia ha iniziato delle esercitazioni militari, che dureranno tre giorni, ai confini con Ucraina, Lituania e Polonia.
A proposito di rapporti con la Russia, alla viglia del voto alla Camera sulla mozione di sfiducia a Matteo Salvini, la Lega prende ufficialmente le distanze da “Russia Unita”. In una nota il partito ha spiegato che gli accordi di collaborazione politica con la formazione del presidente Vladimir Putin non hanno più valore dopo l’invasione dell’Ucraina. I deputati voteranno oggi anche la mozione di sfiducia nei confronti della ministra del Turismo Daniela Santanchè, finita nei guai giudiziari per le sue società.
Primo sì della commissione Affari costituzionali del Senato alla riforma del premierato. È passato infatti l’emendamento del governo, che dispone l’elezione diretta del Presidente del Consiglio. Rinvia alla legge elettorale la quantificazione dei seggi da assegnare con il premio di maggioranza e lascia il potere di nomina e revoca dei ministri al presidente della Repubblica su proposta del capo dell’esecutivo. Vedremo come andrà avanti l’iter della riforma.
Minacciose le considerazioni delle autorità ungheresi sul caso di Ilaria Salis, l’italiana “antifa” detenuta a Budapest. Il rischio è che il caso venga sfruttato in chiave interna, in vista delle locali elezioni. Fra le altre notizie dall’estero, spicca il primo colloquio diretto, ancorché telefonico, fra il presidente americano Joe Biden e quello cinese Xi Jinping, dopo l’incontro di novembre. Il dialogo fra Cina e Usa resta aperto. Almeno per ora.