Green pass all’italiana? Alla francese? Ecco che cosa bolle nella pentola del Governo, che deve fronteggiare un’opposizione molto dura di Giorgia Meloni, sempre più incline verso i No Vax. E una posizione molto ambigua di Matteo Salvini. La cronaca di Sarzanini e Guerzoni.
«Green pass obbligatorio in tutti i luoghi a rischio assembramento. E quindi certificazione verde per entrare negli stadi e nelle palestre, per partecipare agli eventi e ai convegni, per salire su treni e aerei, assistere agli spettacoli, ballare nelle discoteche. È questa la linea che prevale nel governo, senza escludere che anche per i ristoranti al chiuso possa rendersi necessario il certificato che dimostra di essere stati vaccinati o di essere negativi al Covid-19. La discussione è in corso e rischia di diventare urgente già domani, dopo l’esame dei dati del monitoraggio settimanale. La variante Delta sta facendo risalire la curva epidemiologica in maniera preoccupante, sono soprattutto i giovani a contagiarsi. Ecco perché il rilascio del green pass potrebbe essere previsto solo per chi dimostra di aver completato il ciclo vaccinale. Confortano i dati relativi ai reparti ospedalieri, così come quelli delle terapie intensive che sono ancora semivuote. Ma il timore è che durante l’estate ci sia un’impennata nel numero dei nuovi positivi giornalieri e dunque si cercano rimedi che, garantendo il mantenimento delle attività aperte e la possibilità di continuare la vita sociale, consentano di fermare la corsa del virus. I parametri per la classificazione delle aree di rischio saranno rivisti tenendo in maggior conto il numero dei ricoveri, ma pur seguendo indicatori diversi non è affatto scontato riuscire a evitare che nel giro di due o tre settimane alcune regioni tornino in fascia gialla o addirittura oltre. Con gli accessi regolati grazie al green pass a quel punto sarebbe però superfluo dover imporre altre restrizioni. Sarà il presidente del Consiglio Mario Draghi – dopo aver chiesto il parere degli scienziati del Cts – a dover mediare tra chi ritiene ormai indispensabile imporre una serie di obblighi, come il ministro della Salute Roberto Speranza e la titolare degli Affari Regionali Mariastella Gelmini, e chi invece non vuole al momento sentirne parlare come Matteo Salvini. Vero è che anche alcuni governatori di centrodestra ritengono necessario riuscire a incrementare il numero di vaccinati «per scongiurare nuove chiusure» e per questo a Palazzo Chigi sono sicuri che la trattativa andrà a buon fine entro luglio. E che si percorra quella «linea italiana» invocata dalla stessa Gelmini, che non prevede restrizioni pesanti e sanzioni severe come in Francia, ma fa comunque diventare indispensabile il green pass per poter avere una vita normale. L’obiettivo è evidente: rendere obbligatorio il green pass per entrare in molti luoghi può avere come effetto immediato l’incremento del numero di persone che decidono di vaccinarsi».
Il Foglio in prima pagina con Daniele Raineri spiega molto bene perché la destra italiana da qualche settimana sta di fatto legittimando la follia No Vax. L’ispirazione viene dai repubblicani statunitensi egemonizzati da Trump.
«La protesta di destra contro i vaccini manca di coraggio. Non prende mai la via diretta, colpisce sempre di sponda, ha l’aria e la debolezza di una scusa. Dice che l’obbligo di vaccino e i suoi surrogati, come il pass vaccinale per chi vuole andare al cinema o salire in treno annunciato in Francia, sarebbero un problema per la libertà. Dice che si aprirebbe una questione “costituzionale”. Dice che si va verso la società orwelliana. Sappiamo tutti che il motivo delle proteste non è quello. C’è una vasta fetta di pubblico e quindi anche di elettori che vive in una realtà alternativa dove i vaccini sono un complotto internazionale per imporre alla popolazione qualcosa di orrendo (e qui inserire un finale a piacere scelto dal bouquet dei complotti) e i conservatori, dall’italia con Giorgia Meloni agli Stati Uniti con Donald Trump, quella fetta di pubblico la blandiscono e la aizzano. E’ la prosecuzione naturale della campagna contro i lockdown dell’anno scorso e della prima metà di quest’ anno. Ma la politica non può permettersi di dire quelle cose in modo esplicito a quel serbatoio di elettori per non finire come Davide Barillari, che si è fatto espellere persino dai Cinque stelle e che è diventato uno zimbello – di recente ha sostenuto che il giocatore della Danimarca Christian Eriksen è collassato in campo per colpa del vaccino: “Cadono come mosche”.Fratelli d’italia e Lega non possono andare full complottisti in materia di vaccini e quindi accarezzano il tema, accennano, insinuano, creano schermi. Ne fanno una battaglia per le libertà civili. Sfruttano la confusione creata dai passi falsi compiuti in questi mesi – passi falsi che però non oscurano la verità centrale: i vaccini fanno scendere ospedalizzazioni e morti. Coltivano un’intesa sotterranea (mica tanto) con i No vax: siamo quelli a cui stanno antipatiche le mascherine, le misure restrittive e le vaccinazioni. Negli Stati Uniti questa alleanza è ormai ufficiale. La Fox, il canale di riferimento dei trumpiani, tratta i vaccini come se fossero una follia imposta dal governo. Tucker Carlson, un commentatore seguitissimo, ha definito l’idea annunciata dal presidente Biden di una campagna porta a porta per convincere la gente a vaccinarsi “lo scandalo più grande visto in vita mia”. I risultati sono percentuali di vaccinazioni ancora troppo basse negli stati repubblicani. Due giorni fa nello stato del Tennessee il dipartimento della Sanità ha bloccato tutte le iniziative per convincere i giovani a vaccinarsi dopo le pressioni del Partito repubblicano (che lì è forte: Donald Trump al sessanta per cento alle elezioni di novembre 2020). Tutte vuol dire quelle che riguardano tutti i vaccini, non soltanto quelle legate al Covid- 19. Il dipartimento non organizzerà più eventi nelle scuole per spiegare cosa sono i vaccini, non manderà più lettere per avvisare che è tempo di fare la seconda dose a chi ha già fatto la prima, toglierà il proprio logo dagli opuscoli informativi non sia mai che qualcuno associasse le vaccinazioni allo stato».
Matteo Pucciarelli su Repubblica sottolinea che un post della Meloni a favore dei vaccini, del 2018, è scomparso dal suo profilo. E che non abbiamo notizie sulla vaccinazione della leader di FdI e di Salvini. Come direbbe Nicola Porro: Toc, toc, volete dirci se vi vaccinate o se non vi vaccinate, e perché?
«Giorgia Meloni e Matteo Salvini, moderni politici-influencer, ci hanno abituato a raccontare tutto di sé, tra libri e social, giorno dopo giorno; e a mostrare la mirabile capacità di esprimere opinioni h24 su qualsiasi argomento di tendenza. Ce n’è solo uno che li vede silenti, gelosi della privacy, scostanti: il proprio vaccino contro il Covid (uno degli eventi individuali e collettivi più condivisi sul web nel mondo). La prima magnificava i vaccini come «una delle più grandi conquiste», ora quel post (2018) è sparito. Dopo aver annunciato d’aver prenotato la prima dose 35 giorni fa, sul tema s’ è inabissata. Ora però denuncia il pericolo di finire in una «società orwelliana» con il Green Pass. Il secondo a maggio disse di stare aspettando il suo turno, poi che c’era la data ma aveva impegni in tribunale, ora pare se ne riparlerà ad agosto: tempi lunghi per la sua super-Lombardia. Sembra perciò un modo per coccolare no vax e complottisti senza darlo troppo a vedere. Ma saranno solo cattivi pensieri».
Il Fatto fa notare che il 70 per cento degli italiani sarebbe a favore del green pass. E lo fa anche Alessandra Ghisleri su La Stampa, che addirittura sottolinea come anche fra gli elettori di Lega e Fratelli d’Italia la maggioranza vorrebbe il green pass alla francese.
«Da un lato gran parte della comunità scientifica chiede da tempo di rilasciarlo solo a chi ha completato il ciclo vaccinale, mentre l’Italia è uno dei pochi Paesi dell’Ue che lo riconoscono a 15 giorni dalla prima dose (oltre che, per sole 48 ore, con il tampone negativo e per sei mesi dalla guarigione dal Covid); dall’altro il tema dei limiti nell’accesso a locali, eventi, treni e altro per chi non ha il pass, recentemente annunciati in Francia da Emmanuel Macron. “Non scherziamo” ha detto due giorni fa Matteo Salvini, che ieri ha parlato anche di questo con Mario Draghi. La mediatrice Maria Stella Gelmini, ministro degli Affari regionali, è già al lavoro. Gira un sondaggio secondo il quale quasi il 70% degli italiani sarebbe favorevole al Green pass per così dire “rafforzato”, pensa cioè che chi non vuole vaccinarsi non debba pesare sulla libertà di chi ha offerto il braccio. Anche il tema parametri è complesso: si andrà verso un sistema che lega le restrizioni alla situazione degli ospedali. Si ipotizzano soglie d’allerta più basse di quelle che conosciamo del 30% dei posti occupati nelle terapie intensive e del 40% nei reparti ordinari (oggi lontanissime, siamo al 2%)».
È molto importante nelle opinioni del centro destra italiano quella di Alessandro Sallusti per Libero. Anche oggi Sallusti scrive quello che dovrebbe dire un leader responsabile.
«Questa è l’ora del «calma e gesso», come dicono i giocatori di biliardo nel momento più critico della partita. I contagi aumentano, e questo era ampiamente prevedibile; e più le vacanze entreranno nel vivo, più la curva salirà. Ma fuori dagli allarmismi ingiustificati e ideologici non è questo il dato da guardare con paura e su cui basare decisioni sulle limitazioni di libertà. Perché un conto è essere contagiati, altro è ammalarsi gravemente. Da tenere monitorati sono i ricoveri, soprattutto in terapia intensiva. E questo numero, dicono gli esperti e i fatti lo confermano, dipende soprattutto dalla variante vaccino. Nel senso che chi è vaccinato si mette bene al riparo dalla malattia e in una percentuale quasi assoluta dalla sua forma più grave. Invece quindi di urlare come il ministro Speranza «occhio che richiudiamo tutto» o il suo inverso, «guai se chiudete qualcosa a qualcuno», facciamo una cosa più semplice, che è pure gratis: vacciniamoci e vedrete che tutto andrà bene e non ci sarà più bisogno di ricolorare l’Italia a zone di libertà limitate in base ai contagi, che secondo i più ci porteremo appresso per anni, aldilà delle movide e dei festeggiamenti vari. Per non fare risalire la curva dei ricoveri c’è quindi solo una strada: vaccinare. Per convincere gli scettici, che sono ancora troppi, ben venga, a mio avviso, la minaccia di restringere alcuni diritti individuali sull’accesso a luoghi pubblici affollati – magari la possibilità di bere il caffè al bar lasciamola- a chi non è vaccinato. Del resto, il bene comune già impone limiti alle libertà individuali: non puoi guidare la moto senza casco, non puoi entrare nei locali con la sigaretta in bocca, non puoi salire a bordo di un aereo se sei ubriaco. La libertà a non vaccinarsi è inviolabile, ma c’è anche il diritto della maggioranza dei cittadini vaccinati a non vedere vanificato il proprio senso di responsabilità: anche loro sarebbero vittime di nuove restrizioni se i casi gravi di non vaccinati colpiti dal virus aumentassero significativamente. Lo spartiacque non è questione di scienza ma di stupidità».
A proposito di scienza, Silvio Garattini, il più autorevole farmacologo italiano, spiega sul Quotidiano Nazionale perché è molto favorevole al green pass alla francese.
«La decisione ritenuta logica in passato di aumentare le vaccinazioni utilizzando i vaccini disponibili per la prima dose, posticipando la seconda dose, non è risultata vincente. Infatti una sola dose non sembra essere sufficiente a proteggere dalla variante delta, perché la protezione richiede la somministrazione delle due dosi. Purtroppo siamo ancora indietro con le vaccinazioni ed è, soprattutto, preoccupante il fatto che più di due milioni di persone con età superiore ai 60 anni non abbiano ancora effettuato una sola dose del vaccino. Ricordiamo in questo senso che la stragrande maggioranza dei ricoveri in terapia intensiva e la mortalità è avvenuta proprio in questa fascia di età. Rimane quindi molto urgente la necessità di vaccinare gli over 60 e nei limiti dei vaccini disponibili accelerare anche la vaccinazione dei più giovani. Contro la necessità di questa velocizzazione sembra essere in aumento il numero delle persone che non vogliono vaccinarsi o che, in molti casi, preferiscono attendere che passi l’estate. Si pone quindi il problema di realizzare politiche e interventi che aiutino gli incerti a vaccinarsi. In questo senso ha destato eco a livello internazionale la decisione del presidente Macron di richiedere il pass sanitario in qualunque posto siano presenti altre persone, perciò per entrare nei bar, ristoranti, treni, aerei e così via. Non si tratta naturalmente di ledere la libertà, come è stato drammaticamente insinuato da parte di molti, perché non è un obbligo a vaccinarsi, è un obbligo a vaccinarsi solo se si frequentano ambienti in cui vi possono essere persone che rischiano di essere contagiate. In altre parole, la mia libertà di decidere di non vaccinarmi termina quando mi posso infettare e quindi rischio di contagiare altre persone. Staremo a vedere quali saranno le decisioni delle nostre autorità, ma occorre certamente intervenire, se non vogliamo ritornare a livelli di contagio che ritenevamo ormai solo di interesse storico»
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