Sarà anche vero che la tensione con la Cina non è una nuova guerra fredda, l’Europa si sente comunque ferita ed esclusa. Soprattutto la Francia, tagliata fuori da Aukus. Anais Ginori per Repubblica
«Non si placa la rabbia francese per il “subgate”, lo scandalo intorno alla vendita di sottomarini all’Australia spazzata via dal patto “Aukus” per la Difesa nell’Indo-Pacifico. A pochi giorni dall’annuncio fatto dal presidente americano Joe Biden con i suoi omologhi australiani e britannici, Scott Morrison e Boris Johnson, a Parigi si sottolinea che la «crisi di fiducia tra alleati » va al di là del progetto industriale sfumato, e che il «contratto del secolo» (oltre 50 miliardi di euro) non era solo bilaterale. Anzi, gli americani erano già presenti visto che la statunitense Lockheed Martin doveva fornire i sistemi di attacco. È stato il governo di Canberra – aggiungono a Parigi – a non voler acquistare sottomarini a propulsione nucleare, come sono invece quelli ora previsti dal patto Aukus. La Francia avrebbe potuto fornirli visto che Naval Group – al centro della commessa – li produce già per la Marina nazionale. Fonti diplomatiche confermano che la Francia ha saputo dell’accordo Aukus solo qualche ora prima del 15 settembre. Eppure la svolta era nell’aria da tempo. La decisione di ribaltare l’accordo con i francesi – secondo la ricostruzione fatta a Repubblica da fonti governative – è stata presa diciotto mesi fa dal premier Morrison, condivisa in un piccolo cerchio di persone tenute alla riservatezza assoluta. Il leader australiano ha poi contattato Johnson per coinvolgere il Regno Unito, chiedendo a Downing Street di intercedere presso gli americani. Le trattative segrete si sono accelerate a giugno, durante il G7 in Cornovaglia, in un incontro tra Biden, Johnson e Morrison da cui non era trapelato nulla. Emmanuel Macron aveva chiesto delucidazioni sui rumors al premier australiano, che però li aveva smentiti. Al punto che il patto con la Francia era stato confermato da Canberra il 30 agosto con una lettera. Il “subgate” è l’epilogo di un giallo internazionale che ha messo in scacco diplomazia e intelligence d’Oltralpe, tanto che i parlamentari francesi chiedono l’apertura di una commissione d’inchiesta. E ora si capisce meglio perché il ministro Jean-Yves Le Drian ha parlato di «pugnalata alle spalle» e la presidente della Commissione Ursula Von der Leyen critica un «comportamento inaccettabile». Nelle ultime settimane, Macron non ha trovato una sponda neppure a Washington dove i negoziati sono stati condotti tra pochi consiglieri di Biden che forse, è l’ipotesi benevola fatta da alcuni diplomatici d’Oltralpe, hanno sottovalutato l’impatto del ribaltone sulle relazioni con la Francia. Il 10 settembre l’ambasciatore francese Philippe Étienne, già sherpa di Macron, ha chiesto alla Casa Bianca rassicurazioni su voci sempre più insistenti, ma è stato umiliato senza ottenere neppure risposta. La telefonata – con la conferma del nascituro patto Aukus – è arrivata solo qualche ora prima della comunicazione formale di Biden. L’ambasciatore Étienne è stato richiamato a Parigi, fatto inedito nelle relazioni bilaterali, insieme al suo collega a Canberra, Jean-Pierre Thébault. Il presidente Macron, che non si è ancora espresso pubblicamente sul caso, ha incassato la solidarietà di molti dirigenti dell’Unione europea e telefonato al premier indiano Narendra Modi per concordare una strategia nell’Indo-Pacifico «aperta e inclusiva ». Il leader francese ha convocato ieri un Consiglio di Difesa dedicato alla crisi diplomatica. Un incontro che deve preparare il colloquio telefonico che si terrà prossimamente tra Macron e Biden. ».
Enrico Franceschini spiega su Repubblica che in questa fase emerge una nuova alleanza post Nato sull’asse del Pacifico.
«Non ha un nome ufficiale, ma negli ambienti diplomatici si comincia già a chiamarla Alleanza Indo-Pacifica. È presto per paragonarla alla Nato, l’Alleanza Atlantica che ha difeso l’Europa dall’Unione Sovietica durante la Guerra fredda, ma a Nuova Delhi, Tokyo e in altre capitali asiatiche la si considera un’evoluzione benvenuta e necessaria per contrastare le ambizioni della Cina nei mari di casa loro. Perciò l’Aukus, il patto annunciato fra Stati Uniti, Regno Unito e Australia per contrastare Pechino, fonte di comprensibile irritazione in Francia e nell’intera Unione Europea, viene quietamente applaudito in Estremo Oriente. Per il presidente cinese Xi, intervenuto ieri all’Onu nello stesso giorno di Biden, l’intesa fra i tre alleati occidentali è “la realizzazione di una paura di vecchia data: la multilateralizzazione delle alleanze americane nella regione”, scrive Antoine Bondaz, analista di questioni di sicurezza globale. “Oggi è il turno di Australia e Regno Unito, domani potrebbe toccare al Giappone”. La reazione positiva in Asia all’accordo anglo-americano per dare sottomarini a propulsione nucleare al governo di Canberra, osserva Gideon Rachman, il più autorevole commentatore di affari internazionali del Financial Times, “ha più importanza per Washington della rabbia di Parigi”, che si è vista cancellare il proprio contratto per forniture di sommergibili (non atomici) all’Australia. Contenere il potere e l’ambizione della Cina è ora la maggiore priorità strategica per gli Usa: la crisi con la Francia, per quanto spiacevole, viene vista dalla Casa Bianca come un prezzo che vale la pena di pagare per rafforzare le alleanze nell’Indo-Pacifico. L’irrigidimento della posizione britannica verso Pechino, in precedenza più ambivalente per ragioni commerciali, è un altro punto a favore per Biden, che in qualche modo pareggia il danno – si spera temporaneo – nelle relazioni con la Francia e per estensione con la Ue. Come già si era visto con il ritiro dall’Afghanistan, nell’atteggiamento americano si avverte una continuità tra la linea di Trump e quella del suo successore democratico, alimentando la battuta che circola nel vecchio continente secondo cui “Joe è un Donald senza Twitter”. Ma l’Europa unita, nel valutare come rispondere all’Aukus, deve tenere presente che il mondo visto da Oriente ha orizzonti e interessi differenti. Le nazioni dell’Indo-Pacifico preoccupate dalla crescente belligeranza cinese guardano all’America, non alla Francia, per contrastare Pechino. Giappone e India, le due maggiori economie regionali a parte la Cina, hanno accolto con favore il patto trilaterale Usa-Uk-Australia, e questa settimana Washington ospita un summit del Quad, l’alleanza che unisce Usa, India, Giappone e Australia. Anche Singapore ha reagito bene all’Aukus. In Canada i leader dell’opposizione criticano Justin Trudeau per non essersi unito all’iniziativa. Del resto il Canada, insieme a Corea del Sud, Giappone, India e Uk, ha partecipato alle recenti manovre navali congiunte di Usa e Australia. Se e quando i rapporti con Parigi verranno riparati, pure la Francia potrebbe aderire a future esercitazioni militari. Il significato della cooperazione avviata dall’Aukus, conclude Rachman sul quotidiano della City, va dunque al di là della vendita dei sottomarini, sottolineando che forse Pechino ha troppa fiducia nella forza di dissuasione del proprio potere economico e dimostrando che gli Stati Unti e i loro alleati sono pronti a tracciare una linea nella sabbia, come si usa dire, o in questo caso sott’acqua».