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domenica 9 Febbraio 2025 - 02:36
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Loser Like Me: Il musical anti pregiudizio è made in Napoli

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Loser Like Me: Il musical anti pregiudizio è made in Napoli.

Ispirato dalle vicende della famosa serie tv Glee, una compagnia composta da giovani e promettenti performer, la compagnia Shultz porta in scena la lotta al pregiudizio, al bullismo, alla transfobia, all’omofobia e alla xenofobia. Proprio per la vastità di temi trattati il risultato poteva essere artificioso e forzato, invece ci ritroviamo davanti ad uno spettacolo che rapisce davvero tutti.

Abbiamo intervistato per voi Chiara Biagini, autrice e regista dello spettacolo.

« Com’è nata la vostra compagnia?»

«La compagnia Shultz è nata nel 2018 da una serie di strani eventi (buffi), all’inizio era più un hobby, volevamo portare in scena uno spettacolo e basta. Poi replica dopo replica, abbiamo visto un ottimo riscontro, sia nostro che da parte del pubblico… E da lì abbiamo deciso di continuare. Sentivamo la necessità di continuare, non solo per passione, ma anche per far arrivare un messaggio al pubblico.. specialmente quello giovanile.»

«E invece, com’è nata l’idea per questo spettacolo, Loser Like Me ?»

« Lo spettacolo “Loser like me – Perdente come me” è nato da una forma di riscatto, la maggior parte di noi in passato aveva subito bullismo a scuola. Infatti questo spettacolo è bastato su questo tema, ma anche sul cyberbullismo, body shaming, omofobia, transfobia e xenofobia. 
Quindi io (Chiara Biagini), Annalisa Normale e Vincenzo Limongelli, abbiamo deciso di investire su questo… Per far capire a tutti, e in particolare ai più giovani che non sono soli, che anche i bulli vanno ascoltati e che ogni forma di discriminazione è sbagliata.
Volevamo, nel nostro piccolo, diventare per loro un supporto e magari ispirargli fornendogli con l’arte uno strumento, facendo diventare la musica un’arma per combattere ogni tipo di stereotipo. »

«Quanto sono importanti per voi le tematiche trattate?»

«Come dicevo le tematiche sono il fulcro di questo spettacolo, inedito con soggetto edito.
All’inizio temevamo anche di esagerare, poi però abbiamo deciso di rischiare e mettere in scena tutti i nostri sentimenti.
È veramente difficile portare i propri punti deboli davanti ad un pubblico, specialmente giovanile, perché si ha sempre paura di non essere capiti o addirittura di rivivere esperienze passate. Personalmente la tematica del body shaming mi toccava in prima persona, ma poi abbiamo sentito l’amore del pubblico e lì abbiamo capito di aver fatto centro… Il messaggio era arrivato. »

«Pensate sia importante formare i giovani attraverso l’arte?»

«In generale, sosteniamo che la cultura ci rende liberi! Però l’arte, in ogni sua forma, è veramente importante. Oltre a formarti, ti stupisce, ti sconvolge e ti rende più forte… Quindi si, speriamo che i ragazzi una volta usciti dal teatro vogliano sperimentare e appassionarsi, in questo caso al teatro. 
E se anche solo una persona dopo voglia farlo, è già una vittoria. Ma la cosa più importante è portare anche solo la metà del pubblico a riflettere e a mettere da parte, almeno un po’, i pregiudizi verso il prossimo laddove presenti.»

«Dedicate ampio spazio anche alle domande del pubblico, come mai per voi è fondamentale ?»

«Dopo uno spettacolo è sempre bello capire se e come è arrivato il messaggio. Se abbiamo dato le giuste emozioni, se qualcuno vuole condividere con noi le proprie riflessioni, è anche giusto ascoltare il pubblico.
Negli anni abbiamo appreso tanto, ci sono sia domande bizzarre che più che altro sono curiosità, che domande veramente interessanti che spingono poi a riflettere anche noi.
Proprio ultimamente, dopo un nostro spettacolo, abbiamo ricevuto messaggi molto belli da parte di ragazzi che vogliono tornare a vedere i nostri spettacoli. Perché si sono appassionati e perché si sono rivisti nei personaggi, addirittura alcuni si sono aperti dicendo che anche loro avevano subito bullismo. Ecco, questa è la dimostrazione che parlare con loro serve. La comunicazione è la chiave, parlare e capire come agire insieme a loro.»

«È un musical adatto a giovanissimi e adulti, il messaggio viene sempre recepito bene da tutti?»

«Per questo spettacolo si, il messaggio arriva forte e chiaro!
Abbiamo sperimentato anche il pubblico adulto, riscontrando un feedback positivo. Forse perché anche loro si sono rivisti nei temi trattati? (ride) Non lo so, però si sono emozionati insieme a noi… Anche grazie alle musiche scelte, perché oltre alle canzoni di nuova generazione, nello spettacolo sono presenti canzoni che hanno fatto la storia della musica (con gli arrangiamenti del maestro Ciro Perna, le coreografie di Paolo Broscritto e l’aiuto di Luca Cattolico)
Quindi si, piace sia ai giovani che agli adulti. Questo musical non ha età. »

«Avete in programma date anche fuori dal territorio campano?»

« Ci piacerebbe far arrivare questo spettacolo in tutta Italia, e proprio come in Campania proporre sia date serali che matinée per le scuole, ma ci stiamo lavorando. Perché crediamo che vedere ragazzi che affrontano questi temi così complessi, con la giusta importanza e spensieratezza, vederli trovare il coraggio di reagire essendo semplicemente se stessi, sia d’ispirazione. Piano piano, riusciremo a farcela… Non abbiamo nessuno che ci aiuti sul serio, contiamo solo sulle nostre forze. Ma la direzione di questa compagnia, cioè Chiara Biagini, Annalisa Normale e Vincenzo Limongelli ,crede fortemente che un giorno, anche se lontano, riuscirà  a dire “ce l’abbiamo fatta”. »

Grazie mille Chiara, ci vediamo a teatro!

Per info sulle prossime date seguite la loro pagina @compagnia_shultz

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