Stefano Vergine del Fatto ha studiato il bilancio consolidato della Pfizer e si è chiesto: quanto pagano di tasse? Tenetevi forte: meno del 7 per cento.
«Quante tasse pagherà Pfizer sui vaccini che sta vendendo in mezzo mondo? Una risposta precisa ancora non c’è, ma qualche indizio lo ha fornito la stessa multinazionale nell’ultimo bilancio consolidato. Grazie alle decine di filiali off shore sparse per il globo, l’anno scorso i redditi societari di Pfizer sono stati tassati con un’aliquota effettiva del 6,4%. Tanto per fare un paragone, una normale azienda italiana paga un’Ires del 24%. Vale a dire quasi quattro volte di più. Quella guidata dal greco Albert Bourla è la più grande società farmaceutica attiva in questo momento nel business dei vaccini anti Covid. Insieme alla tedesca BioNTech (si spartiscono costi e ricavi al 50%), ha già firmato contratti con l’Ue per vendere fino a 2,4 miliardi di dosi. A queste si aggiungono quelle piazzate nel resto del mondo, principalmente negli Usa, dove Pfizer ha la sua sede principale. A quale indirizzo? Al civico 1209 di Orange Street, Wilmington, Delaware. Il principale paradiso fiscale degli Usa, lo Stato in cui è cresciuto il presidente Joe Biden, dove si applica un’imposta societaria dell’8,7%. L’anno scorso Pfizer ha fatturato 41,9 miliardi di dollari, con profitti netti pari a 9,6 miliardi e ha versato imposte per un’aliquota fiscale effettiva (effective tax rate) del 6,4%. Nel 2019 gli era andata ancora meglio: l’aliquota era stata del 5,4%. Come andrà nel 2021, a livello fiscale, Pfizer non l’ha ancora detto chiaramente. In compenso ha già fornito agli investitori finanziari alcune stime su quanto riuscirà ad incassare grazie ai vaccini. A inizio maggio la compagnia ha annunciato che le vendite del suo Comirnaty (i brevetti principali sono di BioNTech) quest’anno permetteranno di fatturare 26 miliardi di dollari. Cifra che si aggiungerà ai ricavi che Pfizer registrerà grazie alla vendita di tutti gli altri suoi farmaci, portando il fatturato totale a una cifra compresa tra i 71 e i 73 miliardi di dollari, ha detto la compagnia. Se il piano verrà confermato dai fatti, il gruppo Usa vedrà aumentare il suo fatturato di oltre il 70% rispetto al 2020. “Sulla base di ciò che abbiamo visto finora, è probabile che ci sia una domanda durevole per il nostro vaccino contro il Covid-19, simile a quella dei vaccini antinfluenzali”, si è spinto a dire Bourla. Le stime annunciate si basano sui contratti di vendita di vaccini già firmati a metà aprile 2021, che porteranno il gruppo a consegnare 1,6 miliardi di dosi nel 2021. Una buona parte di questi finirà ai Paesi dell’Unione europea, che pagherà per ogni dose tra i 15,5 e i 19,5 euro, ha scritto Reuters. A differenza di alcune compagnie, come ad esempio Johnson & Johnson che ha detto di voler vendere i vaccini al costo di produzione, Pfizer non ha mai negato di voler ottenere profitti dalle dosi vendute. Ed è su questi utili che pagherà le imposte. Per capire come la multinazionale sia riuscita negli ultimi anni ad essere tassata così poco (l’aliquota effettiva nel 2020 è stata appunto del 6,4%) bisogna scorrere la lista delle sue filiali sparpagliate in giro per il globo. Delle 313 società controllate citate nel bilancio consolidato, 82 sono basate in quelli che l’organizzazione Tax Justice considera tra i 15 peggiori paradisi fiscali al mondo, cioè Paesi che aiutano le multinazionali ad eludere il pagamento delle imposte societarie. Pfizer ha 30 filiali in Olanda, 15 in Irlanda, 13 nel Regno Unito, 5 a Singapore, 8 in Lussemburgo, 4 a Hong Kong, 3 a Panama, 2 negli Emirati Arabi Uniti e 2 in Svizzera. A queste si aggiungono 82 filiali nel principale paradiso fiscale americano, il Delaware. Tirando le somme: su 313 filiali, 164 sono registrate in un Paese off shore. Ed è tutto legale. Ecco perché – in attesa della tassa minima globale, che se vedrà la luce entrerà in vigore tra almeno qualche anno – Pfizer potrebbe riuscire quest’anno a pagare pochissime tasse sui profitti derivati dai vaccini, scoperti anche grazie a ingenti finanziamenti pubblici».