Il presidente francese parla alla tv: non mi dimetto. Hama nelle mani dei jihadisti. Scontro su Gaza fra Amnesty e Israele. Il Tar chiede una gara per Sanremo ma Conti è salvo. Morto Pillitteri
Emmanuel Macron resiste. Parla alla nazione e conferma che non vuole dimettersi prima della scadenza del 2027. Si appella alla “responsabilità” e cita Olimpiadi e Notre Dame. Il suo appello è per un governo di unità nazionale, un governo “d’interesse generale” che metta insieme gli opposti e possa guidare la Francia per altri due anni. Critica l’estrema destra e l’estrema sinistra e anche i socialisti. Ma l’opinione pubblica non è con lui, come scrive Le Figarò stamattina. Il macronismo è morto ed è sempre difficile gestire le sconfitte e procedere col passo d’addio in politica. La crisi francese ha ragioni specifiche ma è l’Europa a bruciare insieme a Parigi. Perché a Berlino il governo di Olaf Scholz non ha più la maggioranza e dopo la sfiducia di gennaio si andrà ad elezioni anticipate. Lo stesso governo laburista di Keir Starmer è già in difficoltà in Gran Bretagna. Si spostano gli equilibri anche nella Ue: la nuova commissione di Ursula von der Leyen (che oggi a Montevideo dovrebbe firmare un accordo, il Mercosur, che non piace a Parigi) nasce già quasi superata dagli eventi.
Nel Medio Oriente l’instabilità è guerra. I ribelli jihadisti entrano ad Hama, città dalla quale si è ritirato l’esercito di Assad. Il che fa intravedere una nuova divisione della Siria in sfere d’influenza, con un maggior peso alla Turchia, come si intuisce da un appello di Erdogan a Putin. Sulla striscia di Gaza c’è uno scontro aperto fra Amnesty e il governo israeliano. Il Manifesto, stamattina, riporta il racconto di Federica Iezzi, medico chirurgo di Medici senza frontiere. Scrive fra l’altro: “È una distruzione totale della società, non solo a livello materiale. A causa della guerra le emozioni passano all’ultimo posto. È difficile donare affetto quando si passa tutta la giornata a cercare una tenda, a trovare qualcosa da mangiare, a prendere l’acqua, a riportarla. L’affetto è diventato raro, perché si è sempre in questo frullatore che gira, che gira e disperde attenzione, costringendo tutti a concentrarsi su una cosa sola: la sopravvivenza”.