Per il Governo i problemi sul tavolo riguardano il blocco dei licenziamenti e la riforma della giustizia. Enrico Marro per il Corriere:
«Occhi puntati su Mario Draghi, che ha convocato per oggi alle 17.30 la cosiddetta cabina di regia a Palazzo Chigi. Il presidente del Consiglio cercherà di sciogliere con i Ministri capidelegazione della maggioranza i nodi politici, a partire da quello sulla riforma della giustizia. Ma è probabile che si parli anche di licenziamenti, in vista del decreto legge che il Consiglio dei Ministri dovrebbe approvare mercoledì, giusto in tempo per intervenire con una nuova proroga, ma questa volta selettiva, del divieto di licenziare, che altrimenti per le aziende industriali e delle costruzioni scadrebbe proprio mercoledì 30 giugno. Proroga selettiva significa che essa dovrebbe riguardare solo i settori più in crisi, ovvero le filiere del tessile, dell’abbigliamento e delle calzature, che sono anche quelle che, nel manifatturiero, presentano i più alti livelli di lavoratori in cassa integrazione (circa uno su tre). I sindacati continuano a premere per una proroga generalizzata del blocco fino alla fine di ottobre, per allineare industria e costruzioni al terziario e alle piccole imprese per le quali il blocco è appunto previsto che scada il 31 ottobre. Ma il premier non è di questo avviso. La Lega è per la proroga selettiva. Più spostati sulle posizioni sindacali sono Pd, 5 Stelle e soprattutto Leu. Più favorevoli al superamento del blocco, invece, Forza Italia e Italia viva. Toccherà a Draghi, come altre volte, mediare. I sindacati sono preoccupati in particolare per quelle aziende industriali in forte difficoltà, come per esempio Whirlpool, che potrebbero non aspettare un minuto dalla fine del blocco e inviare centinaia di lettere di licenziamento. Per questo Cgil, Cisl e Uil sperano che venga presa in considerazione l’ipotesi di includere nella proroga del blocco anche le imprese oggetto degli 85 tavoli di crisi aperti presso il ministero dello Sviluppo economico. Ma i tecnici del governo fanno osservare come questa dei tavoli di crisi non possa essere assunta come una categoria giuridica. Si torna allora a ragionare sull’ipotesi di allargare la platea alle aziende con un forte calo di fatturato».
La classifica delle province, proposta oggi dal Sole 24 Ore, è quella stilata sulla base di parametri che riguardano tre fasce d’età: bambini, giovani ed anziani. “Vincono” Cagliari, Ravenna e Trento. Male il Sud e le grandi città, come Roma e Milano.
«Cagliari si distingue per essere una provincia a misura di bambino. Ravenna un luogo attraente per i giovani. Trento svetta per il benessere degli anziani. Tre province molto diverse “vincono” la sfida della Qualità della vita declinata per i tre target generazionali, in base agli indicatori statistici selezionati dal Sole 24 Ore. L’indagine Se per parlare di benessere in generale bisognerà aspettare la tradizionale classifica di fine anno, nel frattempo le tre nuove classifiche “generazionali” (ciascuna composta da 12 parametri) misurano con i numeri la vivibilità del territorio per bambini, giovani e anziani. (…) I tre nuovi indici documentano così la capacità delle istituzioni di mettere in campo servizi efficienti, le relative condizioni di vita, le lacune nei confronti dei più fragili e le aspettative dei più giovani. Ne emerge un quadro nel quale, da Nord a Sud, i divari territoriali assumono purtroppo anche contorni generazionali. Mentre si conferma il ritardo generale del Mezzogiorno che nelle tre graduatorie popola quasi sempre il fondo delle classifiche, è confrontando i singoli indicatori che si scoprono realtà locali complesse e sfaccettate. Basta fare alcuni esempi sulle tre province capofila. Cagliari, ad esempio, primeggia per numero di pediatri attivi e offre uno dei rapporti migliori tra retta dell’asilo nido e reddito medio dichiarato, offrendo il posto al 27% dei bambini da 0 a 3 anni. Ma scende al 71° posto (sul totale delle 107 province) per qualità della vita dei giovani e al 25° per gli anziani. Tuttavia, nella stessa provincia (si veda a pagina 5) i residenti sotto i 10 anni sono diminuiti del 14% negli ultimi cinque anni, mentre è cresciuta (+11%) la popolazione anziana. Ravenna e Trento, invece, sembrano unire diverse generazioni: entrambe, oltre ad essere le più attrattive rispettivamente per i giovani e per gli anziani, si piazzano nelle top ten anche delle altre due categorie. E negli ultimi cinque anni, in queste due province, la popolazione giovane, tra i 18 e i 35 anni, risulta in crescita, seppur lieve. Male invece le grandi città. Nelle tre top ten pesa la quasi totale assenza delle grandi aree metropolitane, ad eccezione di Bologna (già prima per la Qualità della vita 2020) che guadagna l’ottavo posto per benessere dei giovani e il quinto per gli anziani. Milano e Roma appaiono solo nella top ten dedicata agli over 65, trainate dagli importi medi delle pensioni. Per i bambini, invece, si piazzano rispettivamente 42ª e 18ª, penalizzate dal ridotto spazio abitativo (a Milano 50 mq in media per famiglia) e sprofondano al 76° e 106° posto per i giovani, anche a causa delle difficoltà di accesso alla casa ben rappresentate dagli affitti troppo elevati (la cui incidenza a Roma supera il 60% sul reddito medio dichiarato)».