È stata resa nota la relazione annuale al Parlamento sull’attuazione della legge 194. Su Avvenire fa il punto Assuntina Morresi:
«In calo gli aborti mentre aumenta il ricorso alla procedura farmacologica. L’obiezione di coscienza non è un problema per l’applicazione della legge. Le regioni intendono attuare le nuove, discusse linee di indirizzo del ministro Roberto Speranza sull’aborto farmacologico. È stabile infine il ricorso alla cosiddetta contraccezione di emergenza. Sono questi, in sintesi, i punti significativi della Relazione al Parlamento sull’applicazione della legge 194, con i dati provvisori del 2020 e quelli definitivi del 2019, resa pubblica ieri dal ministero della Salute. In pandemia gli aborti sono ancora calati, secondo tutti gli indicatori: lo scorso anno sono stati 67638, -7,6% rispetto al 2019, che a sua volta registrava un calo del 4,1% rispetto al 2018. In calo anche il tasso di abortività (numero di aborti per 1.000 donne in età 15-49 residenti in Italia): 5,5 nel 2020 rispetto a 5,8 del 2019, e il rapporto di abortività (numero di aborti rispetto a 1.000 nati vivi) 169 nel 2020 rispetto a 174,5 del 2019. Da sempre gli aborti sono correlati alle nascite, in persistente diminuzione: ricordiamo che nel 2020 si è registrato un minimo storico di 404.000 nati, con un calo accentuato nei mesi di novembre e dicembre come effetto della prima ondata epidemica. Nella prossima Relazione al Parlamento i dati definitivi del 2020 mostreranno gli effetti di Covid-19 più in dettaglio. Gli indicatori specifici del periodo pre-pandemico non mostrano novità: in diminuzione gli aborti fra le minorenni – 2,3 per mille nel 2019, erano 2,4 l’anno precedente – gli aborti ripetuti – 25,2% nel 2019 rispetto al 25,5% nel 2018 – e anche gli aborti fra le straniere, che nel 2019 sono il 29,2% di tutte le interruzioni volontarie di gravidanza, rispetto al 30,3% del 2018 (erano il 33% nel 2014). Le donne straniere continuano ad avere tassi di abortività 2-3 volte più elevati rispetto alle italiane: per tutte le età il tasso è 14 per mille, con un picco a 25,5 fra 20 e 24 anni. In aumento il metodo farmacologico, ormai 1 aborto su 4 (il 24,9% di tutte le Ivg), pur essendo variabili i rapporti fra le regioni: prime tre Piemonte (45,6%), Liguria (44,2%), Emilia Romagna (41,1%) . Una diffusione disomogenea perché l’aborto farmacologico è innanzitutto una strategia politica, quella che vuole modificare di fatto la 194, trasformando l’aborto da un problema sociale ad un atto privato, facendolo uscire dagli ospedali per confinarlo a domicilio: è questo l’obiettivo delle linee di indirizzo del ministro Speranza che nell’agosto 2020 ha indicato la possibilità di somministrare i farmaci abortivi in strutture extraospedaliere, compresi i consultori, consentendo quindi alle donne, di fatto, di abortire anche a casa. La 194 non lo prevede, ma le regioni si stanno adeguando alle indicazioni ministeriali: dalla Relazione emerge che, su 21 regioni, 13 intendono effettuare aborti in strutture extraospedaliere (ambulatori e/o consultori), una lo ha già iniziato a fare, e tre stanno ancora valutandone l’opportunità. Nonostante le ossessive campagne di stampa contro gli obiettori di coscienza, ancora una volta dalla relazione non emergono criticità a questo riguardo: ciascun non obiettore effettua 1,1 aborti a settimana (media nazionale), in diminuzione rispetto agli anni precedenti. L’ultima Relazione offre una raccolta dati meno dettagliata rispetto alle precedenti, ma le conclusioni del ministro sono chiare: rispetto all’obiezione di coscienza i dati non mostrano criticità nei servizi di Ivg, né a livello regionale che delle singole strutture. D’altra parte anche i tempi di attesa sono in calo, e la mobilità fra le regioni è bassa: il 92,7% delle IVG è nelle regioni di residenza, e di queste l’86,7% nella provincia di residenza. Il ricorso alla cosiddetta contraccezione di emergenza è stabile, dopo anni di costante e importante aumento: 259.644 le confezioni di EllaOne vendute (la cosiddetta pillola dei cinque giorni dopo) e 288.498 quelle di Norlevo (la cosiddetta pillola del giorno dopo), per un totale di 548.142 confezioni nel 2019. Un prodotto per cui il Consiglio Superiore di Sanità in un parere del 2015 su EllaOne, non escludeva l’azione antinidatoria – cioè un precocissimo aborto».
A proposito di aborto, Giuliano Ferrara sulla prima pagina del Foglio torna sulla posizione molto netta di papa Francesco espressa sul volo papale in rientro dalla Slovacchia.
«Bergoglio non ha detto che la vita umana dal concepimento alla morte è un principio non negoziabile, non ha schierato la Chiesa cattolica al fianco dei pro life per una legislazione interdittiva, non ha negato misericordia e tenerezza pastorale verso chi abortisce e verso chi fa abortire, cioè il grande assente di una guerra culturale che riguarda innanzitutto la cultura maschile e le politiche pubbliche antinataliste, niente di tutto questo. Bergoglio si è limitato a un’osservazione agghiacciante perché ovvia, tra l’altro sostenuta da laici con argomenti laici: l’aborto è un omicidio. E’ scattata la gara della stupidità, dell’ipocrisia, del più sordo rinnegamento della realtà, che è in sé la parte decisiva della verità, oltre le effimere interpretazioni. Ho sentito con le mie orecchie il teologo Vito Mancuso dire due cose molto al di sotto della sua intelligenza, alla radio: non ogni soppressione di vita umana è un omicidio, ha detto, basti pensare a un soldato che uccide il soldato nemico, basti pensare a un poliziotto che stronca con violenza la vita di un rapinatore. Mancuso sa che i bambini non nati e uccisi nel ventre materno, come trofei di una cultura sociale che si nasconde dietro il dramma delle donne con untuosità insopportabile, non sono soldati nemici e non sono rapinatori: eppure questa bestialità se l’è lasciata scappare. Il cattolico bergoglista, insieme con mille altri e altre che commentano con scandalo le parole del Papa, non capisce come si possa sposare la misericordia con la censura di un omicidio, e il più crudele del resto, come diceva il radicale Roccella, quell’atto che nega l’intero arco di una vita a qualche settimana dal concepimento. Non c’è da stupirsi quando si antepone la difesa dell’integrità di corpo e coscienza di una donna incinta al destino personale di chi appartiene a lei, non meno che al maschio seminatore, e al tempo stesso appartiene a sé stesso o a sé stessa. Ratzinger ha rispiegato nella prefazione a un libro che con la pillola e tutto il resto dell’ingegneria “bio – genetica” l’essere umano si è fatto padrone creaturale di sé, ha per così dire cambiato non già i costumi sessuali, quello è il meno, ma la sostanza di ciò che è umano, è diventato transumanista. L’aborto decriminalizzato è quanto il mondo doveva alla sconfitta della pratica della clandestinità, ma non è questo il punto: l’aborto è stato privatizzato, la Roe vs Wade è tutela della privacy, e di conseguenza è diventato un diritto da celebrare e da promuovere nella sfera delle libertà».