Oggi è stata messa in atto a Napoli la protesta per denunciare la situazione di disagio degli operatori dello spettacolo. Nella giornata di ieri già c’erano state tensioni per la manifestazione organizzata, con l’arrivo della polizia per cercare di evitare l’occupazione del teatro Mercadante. La situazione è drammatica: migliaia di operai sono rimasti da mesi senza salari e diventa quasi impossibile sostenere se stessi e la propria famiglia. Qualche giorno fa, per lo stesso motivo, c’è stato anche lo sciopero di parrucchieri, estetisti e lavoratori del settore della cura della persona proprio per lo stesso motivo. I ristori non bastano: c’è addirittura chi non ne ha avuto nessuno. In 300 si sono mossi in gruppo a Napoli, per protestare contro le condizioni in cui sono costretti a sopravvivere dall’inizio della pandemia da Covid. Tra le questioni portate dai manifestanti, anche i protocolli di sicurezza previsti per evitare i contagi. «Quanti titolari di negozio sono stati contagiati?», chiede il vicepresidente di “Stamm’ Ca” Enzo Quagliozzi, anche lui parrucchiere in provincia di Napoli. «Fateci capire dove stanno gli untori e allora noi saremmo i primi a tutelare i clienti. Io ho un negozio di 140 metri quadri, ho deciso di far entrare al massimo 5 persone, ho più di tre metri di distanza per non avere problemi. Abbiamo tutti i numeri per stare tranquilli e invece ci hanno tolto il lavoro e paghiamo le tasse senza guadagnare». In effetti questa logica di discriminazione e svantaggio nei confronti di alcune categorie, non è e non sarà mai d’aiuto all’Italia. Bisognerebbe pensare a misure diverse per contrastare l’emergenza, certo nel rispetto della salute e della sicurezza pubblica, ma senza necessariamente affossare alcune categorie.