Ieri mattina l’ultimo gravissimo episodio: l’aggressione in piazza al cronista di Repubblica che seguiva la manifestazione di protesta contro il Green pass nelle scuole, davanti al Ministero della Pubblica Istruzione. Romana Marceca.
«Il primo pugno arriva dritto al volto. Brutale, inaspettato. Il videogiornalista di Repubblica e del Gruppo Gedi, Francesco Giovannetti, perde l’equilibrio. Attorno a lui quella parte della scuola arrivata in strada contro il Green Pass che sventola bandiere e diritti ma rappresenta anche il luogo del confronto e della tolleranza. Invece, è proprio un rappresentante di quel mondo, Gianluca La Face, collaboratore scolastico precario, che prende a pugni il videomaker. Due, tre, cinque pugni e non si ferma nemmeno quando il nostro collega abbandona la telecamera e cerca di ripararsi il volto con le braccia. La protesta davanti al Ministero dell’Istruzione, in viale Trastevere, si trasforma in violenza. Tutto perché un cronista sta cercando di fare il suo lavoro. Fa domande, raccoglie testimonianze, insomma dà voce a chi vuol parlare. «Giornalista impiegato», gli dice un primo manifestante. «Gira la telecamera, altrimenti ti lascio steso a terra» e poi «Ti taglio la gola», le minacce da condannare da parte di La Face, precario Ata, incensurato, che da lì a poco sferrerà i pugni carichi di odio quando il giornalista chiederà il motivo di quelle frasi. La folla si dissocia, tra i testimoni c’è anche la moglie di La Face, il collega viene soccorso dal 118 e trasferito al Fatebenefratelli. Sono quindici i giorni di prognosi per i colpi ricevuti ma ci sono ancora approfondimenti da eseguire su una microfrattura a uno zigomo. La Face, che ogni giorno lavora a contatto con i giovani, viene bloccato. Scatta la denuncia della polizia per minacce aggravate, quella per aggressione potrebbe arrivare dopo la querela di parte. Gli investigatori sequestrano le immagini e anche un piccolo arsenale (tre carabine, un fucile e una pistola) che La Face ha in casa, a Ostia, e ritirano il porto d’armi per uso sportivo. «Attendo di avere tutta la documentazione», si limita a dire il suo avvocato. Una mattina da dimenticare. L’ultimo episodio, il più grave, arriva dopo un’escalation di aggressioni e minacce ai giornalisti ma anche ai medici e ai partiti. Poche ore prima, domenica a Genova, l’infettivologo del San Martino, Matteo Bassetti, è stato inseguito e minacciato da un uomo di 46 anni. «Ci ucciderete tutti con questi vaccini e ve la faremo pagare», gli ha urlato il No Vax. È stato identificato e denunciato anche lui per minacce gravi. Bassetti è perseguitato da tempo sui social. A Milano sulla Darsena un gruppo di No Pass, sabato, ha scosso e buttato a terra il gazebo dei “traditori” del M5S. Anche lì i giornalisti sono stati indicati come «venduti». E la cronista di RaiNews 24, Antonella Alba, sempre sabato e a Roma, è stata definita «Giornalista terrorista» durante uno dei cortei dei No Green Pass. A urlarlo alcuni manifestanti con a capo Giuliano Castellino, protagonista dell’estrema destra romana, da Forza Nuova all’attuale formazione Italia libera. Lo stesso che ieri ha espresso solidarietà all’aggressore di Francesco Giovannetti offrendo assistenza legale contro il giornalista «sciacallo». È una pioggia di solidarietà, invece, quella per Francesco Giovannetti. Da parte del ministro dell’Istruzione, Patrizio Bianchi, con un tweet in cui scrive: «Atti intollerabili». Non tardano le parole del presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti, e quelle della sindaca Virginia Raggi. E poi arriva anche la vicinanza bipartisan da Pd a Lega a Iv. Adesso il questore Mario Della Cioppa sta valutando se a quel manifestante del “No” si dovrà applicare anche un Daspo per le manifestazioni in piazza».
Matteo Massi nell’editoriale per il Quotidiano Nazionale sostiene: il fanatismo e il sonno della ragione generano mostri.
«Loro sanno tutto, gli altri nulla. Gli altri – che poi siamo noi (vaccinati e convinti più che mai che il sapere scientifico abbia ancora un senso, soprattutto in piena pandemia) – sono considerati degli schiavi del sistema, di questo Moloch chiamato Big Pharma e sono pure dei creduloni, perché pensano che con il vaccino si possa sconfiggere il virus. No, meglio affidarsi alle cure precoci. E già il termine precoce dovrebbe metterci in allarme. Perché se il nostro vaccino, quale esso sia, viene considerato da loro un siero sperimentale, loro si sono convinti che questo mix di cure precoci, in cui c’è anche un antiparassitario usato prevalentemente in cure veterinarie, sia invece un metodo sicuro. Ma funziona, assicurano loro. E chi l’ha detto? «Basta leggerlo in Rete, ci sono tanti studi che lo testimoniano», ripetono in serie e al massimo citano qualche personalissimo guru. Ma se prima il terreno di scontro era solo la Rete e per quanto la violenza fosse solo verbale (ma sempre intollerabile) nei confronti di chi si azzardava a dire (con una laurea in virologia e non all’università della strada) che il vaccino funzionava, era comunque meno pericolosa rispetto a quello cui stiamo assistendo ora. Ieri in una manifestazione no Green pass è stato aggredito un giornalista: un pugno al volto condito dalla minaccia: «Ti taglio la gola». Dalla violenza verbale a quella fisica il passo, purtroppo, è breve. E sempre ieri l’infettivologo Matteo Bassetti è stato inseguito e minacciato: osannato prima anche da una frangia che adesso si riconosce o soltanto tresca con i no vax, è diventato ora un acerrimo nemico perché si è schierato (senza se e senza ma, come è giusto che sia da uomo di scienza) per l’obbligo vaccinale. C’è del fanatismo certo, ma anche un evidente sonno della ragione. E il sonno della ragione rischia di generare mostri. Basterebbe pensare per un attimo alle generazioni del Dopoguerra che occupano quasi totalmente ormai il nostro Paese e a come sono cresciute. L’impalcatura positivista ci ha dato la possibilità di credere che la scienza avrebbe migliorato le nostre vite e ci ha anche permesso di guarire e scampare da molteplici malattie, proprio col vaccino. Quella stessa scienza che con la sua inevitabile progressione ha cambiato per sempre la nostra società, digitalizzandola. Perché fa comodo allora credere solo al progresso scientifico quando ci permette di smanettare con uno smartphone o un computer per cercare strampalate teorie-proto-para o totalmente negazioniste sui vaccini e invece viene respinta l’idea che lo stesso progresso abbia portato a individuare i vaccini contro il Covid? La risposta non cercatela su Internet».
Sul Messaggero Camilla Mozzetti racconta che nel Lazio si sta pensando di far pagare a coloro che non si vaccinano le cure sanitarie, cui devono essere sottoposti.
«I no vax che contraggono il Covid e finiscono nelle Terapie intensive degli ospedali del Lazio dovranno pagare i ricoveri». È perentorio l’assessore alla Sanità della Regione Alessio D’Amato «perché – dice – queste persone che rifiutano la vaccinazione, mettendo a rischio la libertà altrui, devono assumersi la responsabilità fino in fondo delle proprie scelte e delle proprie azioni». Non è solo una boutade quella di D’Amato. Si può fare? Tecnicamente è possibile accreditare le spese dei ricoveri nel più delicato reparto che esista ai pazienti che ci finiscono in un sistema di sanità pubblica? «Ci stiamo lavorando – prosegue l’assessore – e ci sono dei modelli a cui, ad esempio, facciamo riferimento e sono quelli della Lombardia dove un tempo veniva spedito a casa del paziente, prima ricoverato e poi dimesso, una sorta di memorandum su quanto la sua degenza fosse costata all’ente regionale». «Naturalmente – prosegue D’Amato – non si chiedeva un centesimo, era solo per mostrare al paziente il costo sostenuto per le sue cure ma con i no vax siamo intenzionati ad andare oltre». Il Lazio ad oggi è una delle Regioni con il più alto numero di vaccinati contro il Sars-Cov-2. Ben 7,7 milioni sono le dosi somministrate e il prossimo primo settembre si raggiungerà la soglia di 4 milioni di residenti coperti in seconda dose e dunque con il ciclo vaccinale concluso. Ma resta uno zoccolo duro di refrattari al percorso di immunizzazione che del vaccino non vuole proprio sentire parlare. Principalmente per posizioni ideologiche, la maggior parte degli attuali non vaccinati comprende persone dai 50 anni in su. Quelle che – studi e analisi sugli attuali ricoveri nelle Terapie intensive – hanno più probabilità di finire nelle rianimazioni se contraggono il virus. Nel Lazio attualmente ci sono 70 persone ricoverate in rianimazione e l’età media supera i 45 anni. «La libertà di tutti non deve essere messa a rischio da posizioni ideologiche di pochi», prosegue D’Amato che aggiunge: «La Regione sta studiando il modo di contestare ai no vax le spese per le cure mediche, lo faremo è ora di mettere un punto». L’assessore, al termine della visita a Villa Monte Mario (una delle nove strutture messe a disposizione dalla Regione per l’accoglienza di 950 profughi afghani arrivati da Kabul), sciorina anche i costi. «Giornalmente ogni ricovero in Terapia intensiva costa circa 1.500 euro – prosegue – per degenze medie non inferiori ai 17 giorni». L’obiettivo però è chiaro: si punta a vaccinare quanto più possibile per garantire un futuro a tutti senza più l’incubo della pandemia e non per mero calcolo economico. «L’aspetto più difficile da accettare – conclude l’assessore – è che queste persone no vax nel momento esatto in cui finiscono ricoverate si rendono conto del dramma e del pericolo che stanno correndo e tutti si pentono di non essersi vaccinati». Nella Regione, stando all’ultimo report della cabina nazionale che monitora settimanalmente l’andamento delle vaccinazioni, ci sono 250.152 residenti tra 50 e 79 anni che non hanno chiesto né prenotato una dose di vaccino. Sui no-vax interviene anche il Governatore del Lazio Nicola Zingaretti commentando l’aggressione contro alcuni giornalisti: «Chi ha aggredito un altro cittadino italiano, un giornalista o chiunque sia, deve essere garantito alla giustizia e punito secondo le leggi della Repubblica italiana. Nessuno può aggredire un altro cittadino e restare impunito. Non dimentichiamoci mai che questi folli estremisti no-vax sono tutti vaccinati perché da bambini hanno avuto il vaccino per la pertosse, o l’epatite che in Italia, per fortuna, sono malattie sconfitte grazie a quei vaccini. È folle, invece, che dei vaccinati stiano alzano questa cagnara immonda contro un virus ancora in circolazione e pericoloso. E lo se dico io, oggi, lo faccio anche con assoluta cognizione di causa, per motivi personali. Con queste minoranze estremiste non bisogna avere nessun dialogo, soprattutto se negano libertà agli altri».
È un salto di qualità per Francesco Bei, che nell’editoriale di Repubblica descrive l’escalation delle protesta: l’autunno caldo sarà quello dei No Vax.
«La progressione degli attacchi violenti contro i giornalisti e i virologi più impegnati contro il Covid, la loro crescente virulenza, la trama organizzativa che si intuisce dietro questa offensiva, disegnano una sfida che non è più possibile sottovalutare. È un salto di qualità di cui va preso atto e bene ha fatto la ministra Lamorgese, dopo l’aggressione al nostro Francesco Giovannetti, a convocare il centro di coordinamento sugli atti intimidatori nei confronti dei giornalisti. È un primo passo, sicuramente utile. Ma non basta. Perché la risposta dello Stato deve essere all’altezza della minaccia. Basta scorrere le cronache degli ultimi giorni: l’assalto alla redazione del Giornale , la distruzione squadrista al gazebo dei Cinque Stelle, le aggressioni ai colleghi di Rainews24 e Fanpage Antonella Alba e Saverio Tommasi, oggetto di intimidazioni anche fisiche, così come la caccia all’uomo all’infettivologo Matteo Bassetti e le minacce pesanti a Fabrizio Pregliasco. Fino al vigliacco pestaggio di Giovannetti, compiuto da un energumeno che in casa aveva anche armi da fuoco. Sono tutti segnali precisi e univoci di una situazione che sta sfuggendo di mano. Nelle chat su Telegram, il canale russo di messaggistica preferito dai No Vax/No Green Pass, si leggono incitazioni all’odio, al linciaggio fisico, inviti alla pubblicazione di indirizzi privati di casa e di telefoni degli odiati agenti della presunta dittatura “nazi-sanitaria”. Passare del tempo a scorrere questi messaggi è come immergersi in un delirio paranoico in cui la realtà viene ribaltata, ogni spiegazione scientifica cancellata e rifiutata come parte di una grande impostura tesa a limitare le libertà e, in ultima istanza, a instaurare un nuovo regime politico oppressivo. In questo abisso di teorie complottiste si distinguono per virulenza gruppi come “Basta dittatura”, che ha organizzato per domani il blocco delle stazioni dei treni contro il Green Pass, e altri come ViVi, che si esaltano per azioni (per ora) dimostrative contro i centri vaccinali. Alla base di tutto c’è la credenza che una grande coalizione composta da politici, media e la fantomatica Big Pharma stia spingendo il mondo libero verso il temuto NWO, un Nuovo Ordine Mondiale di ispirazione orwelliana. Si potrebbe ridere di queste follie, così simili alle panzane di QAnon, se non fosse che negli Stati Uniti da questo stesso brodo di coltura sono usciti i fanatici che hanno assaltato il Congresso, provocando 5 vittime. Le analogie sono evidenti, così come la matrice di estrema destra e i collegamenti con gruppi organizzativi che, in Italia, sono dichiaratamente neofascisti. A questi si sono uniti gruppi anarcoidi, schegge di sindacalismo di base, ex grillini delusi. Ha ragione Matteo Bassetti quando dice che non è un problema di scorte, anche perché bisognerebbe proteggere personalmente centinaia di giornalisti, scienziati e medici. «Non voglio scorte, voglio che lo Stato punisca le persone che minacciano». Il tempo di lasciar correre è finito, la magistratura e la polizia conoscono le sorgenti dell’odio e dovrebbero iniziare a prosciugarle. Ieri Giovannetti è tornato in redazione, con il volto tumefatto, a raccontarci cosa gli è successo andando a seguire la parata dei no Green Pass della scuola. Francesco è un professionista che in passato ha già “coperto” manifestazioni calde, ma non si aspettava questo livello di violenza in un presidio di professori e personale Ata. È il segno che la predicazione dell’odio ha fatto breccia anche in territori dove prima non arrivava. Ed è inquietante sapere che è proprio la scuola, alla vigilia di una complicata ripartenza, uno dei centri di questa marea montante. Per questo è bene agire subito dando un segnale chiaro che gli intolleranti non saranno più tollerati e le loro reti smantellate prima che succeda qualcosa di irreparabile, prima che qualche fanatico – credendosi avanguardia armata contro l’invasione dei rettiliani – passi all’azione. La responsabilità dovrebbe attraversare anche la coscienza di quei politici della Lega e di Fratelli d’Italia che scaldano la loro platea di follower ammiccando al mondo No Vax. Per non parlare di personaggi come Gianluigi Paragone, Sara Cunial o Davide Barillari, veri terminali dei complottisti anti vaccini nelle istituzioni, che alimentano ogni giorno di fake news i loro canali. Fino a ieri poteva sembrare solo colore politico, ma la sensazione è che la bestia sia scappando dalla gabbia degli apprendisti stregoni».
Molto allarmato e molto netto anche il direttore Alessandro Sallusti che su Libero torna a polemizzare coi cattivi maestri: nella cultura, nella tv e nella politica.
«Un altro giornalista preso a botte, il virologo Bassetti minacciato sotto casa. I no vax più estremisti mostrano la loro vera faccia, quella dell’ignoranza mista a violenza che poi sono le due facce della stessa medaglia, quella dell’intransigenza. Questi signori non sanno proprio nulla di vaccini, sfogano la loro frustrazione di vite mediocri come i picchiatori da stadio che millantano di essere tifosi. Ma per quanto mi facciano ribrezzo non ce l’ho con loro, o meglio vanno compatiti e possibilmente puniti con grande severità. Questa violenza ha dei mandanti precisi che lavorano al sicuro nelle redazioni di alcuni giornali a caccia di un pugno di copie in più, ma non solo. Ci sono noti conduttori televisivi che per mezzo punto di audience ammiccano e danno voce alla rivolta per presunte libertà violate; ci sono politici in cerca di visibilità disseminati in tutti i partiti e influencer – così si chiamano i grafomani di internet – a caccia di visibilità e di follower. Insomma, le masse represse hanno come sempre bisogno di cattivi maestri e viceversa; come sempre i cattivi maestri la faranno franca in nome della libertà di opinione mentre l’adepto plagiato finirà davanti alla corte di qualche tribunale abbandonato da tutti. Non nascondiamoci dietro a un dito: chi alimenta la favola del vaccino killer è un criminale, come lo è chi mena le mani in nome di una inesistente libertà negata, quella di infettarsi e infettare. Continui questo circolo di pseudo intellettuali a soffiare sul fuoco che tanto poi i pompieri (vaccini e cure ospedaliere) li paghiamo noi. Non sarà un caso che le regioni dove bisogna tornare a chiudere tutto, in primis la Sicilia, sono quelle con il minor tasso di vaccinati e il minor rispetto delle regole (mascherine, assembramenti etc.). A me i picchiatori no vax non fanno alcuna paura, ma chi offre loro – giornalisti e politici – il minimo alibi alla loro violenza (domani questi teppisti minacciano di bloccare i treni) non può fare parte della comunità civile. E non ci raccontino, i signori in doppio petto, che “no, noi non siamo no vax”. Con la bugia dei “compagni che sbagliano” questo Paese ha già dato negli anni bui del terrorismo».