Il Ministro degli interni insiste: il padrino catturato grazie alle indagini. Scoperta la casa nell’entroterra di Mazara. Ma è il “vero covo”? Mosca vuole un milione e mezzo di soldati. Calo cinese
Nessun covo nascosto, non un casolare di campagna come per Bernardo Provenzano, ma un’abitazione borghese in un paese di diecimila abitanti. Negli ultimi mesi l’ormai ex latitante Matteo Messina Denaro viveva in una casa comprata da un mafioso prestanome, che era poi lo stesso che gli aveva fornito l’identità per farsi curare: Andrea Bonafede. Lo ha spiegato il vero Bonafede agli inquirenti. Pochi misteri e nessuna “carta mafiosa”, almeno per ora, in questo alloggio allestito solo nell’ultimo periodo. Si trova in una zona semicentrale di Campobello di Mazara, provincia di Trapani, 15 chilometri da Mazara del Vallo, 80 da Palermo. Un palazzetto anonimo, che i Carabinieri hanno circondato e setacciato. È stato riferito che nell’appartamento c’erano oggetti di valore. Se non proprio di lusso. Il resto è coperto dalle indagini. L’impressione generale è che Matteo Messina Denaro non si sia fatto trovare impreparato all’arresto. Forse aveva avvertito che i carabinieri erano ormai sulle sue tracce. Ma i misteri sulla trentennale latitanza restano eccome. Chi ha aiutato il boss? Il timbro sulla carta d’identità era autentico. Le operazioni chirurgiche, cui è stato sottoposto, sono state almeno due. Non ha cambiato connotati, in alcun modo. Secondo Giovanni Bianconi “il vero covo” non è la casa di Campobello.
Poi ci sono le domande sull’arresto. “Non c’è stata nessuna trattativa” insiste con La Stampa e col Corriere il ministro degli Interni Matteo Piantedosi, che aveva annunciato il colpo grosso della cattura. E Antonio Polito, sul Corriere, invita a non aderire alla setta di “Dietrology” e di proclamare: viva lo Stato, quando arresta il Re di Cosa nostra. Basta con i sospetti. La ex Pm Teresa Principato, in un’intervista a Repubblica, ipotizza che ad aiutare la latitanza trentennale del boss sia stata la Massoneria deviata: una reta interna e internazionale. Il Procuratore Maurizio De Lucia parla di una “borghesia mafiosa” che avrebbe aiutato Messina Denaro. Vedremo se le indagini sull’alloggio di Campobello porteranno nuovi elementi.
Sul piano politico, il ministro Carlo Nordio ha confermato che le intercettazioni non saranno affatto limitate in indagini sulla mafia e che semmai si contrasterà l’abuso di questo strumento in altre inchieste. Il governo non vuole dare certo l’impressione di stare un passo indietro, rispetto alla lotta alla mafia. Del resto la strumentalizzazione dell’arresto con la rissa dei giornali fra destra e sinistra non fa onore al nostro dibattito. E neanche al nostro giornalismo.
Veniamo alla guerra in Ucraina. A Dnipro, dove un missile russo ha sventrato un condominio, non si scava più alla ricerca delle vittime. I morti sono 44, i feriti 79, i dispersi 20. Si è dovuto dimettere un consigliere di Volodymyr Zelensky, che aveva ipotizzato responsabilità della contraerea ucraina. Luigi De Biase sul Manifesto racconta che Mosca sta pensando di portare l’esercito russo a un milione e mezzo di unità e che Vladimir Putin ha promosso una legge per cancellare i trattati della Russia con l’Europa.
Per il resto sui giornali ci sono molti resoconti sul Forum economico di Davos. In quella sede Henry Kissinger ha rilanciato la necessità di un cessate il fuoco, cui si potrebbe si potrebbe arrivare «lungo le linee di prima dell’invasione», dunque concedendo l’occupazione russa della Crimea e di parti del Donbass. Mentre gli ucraini sono tornati in pressing sui tedeschi per avere i carri armati. Da parte sua la Germania, sempre nel Forum, ha ammesso di aver provocato il rialzo del prezzo del gas, la scorsa estate, facendo incetta della risorsa sui mercati. Ursula von der Leyen è tornata poi ad affrontare la grande questione degli aiuti alle economie del nostro continente. La competizione economica con gli Usa sta mettendo la Ue in una posizione di sudditanza, su questo punto tutti concordano: si discute però su come arrivare all’obbiettivo.
L’altro nodo difficile da sciogliere e che sarà sul tavolo al prossimo Consiglio del 9 e 10 febbraio è quello dei migranti. Ieri nuovo segnale distensivo nei rapporti fra Parigi e Roma. C’è stata una lunga telefonata tra Giorgia Meloni ed Emmanuel Macron. Scrive il Corriere: «La premier è convinta che occorra «uno strumento europeo per garantire il controllo delle frontiere» e vuole arrivare «con urgenza» a un’intesa tra i 27 Paesi Ue che tenga insieme la difesa dei confini, lo stop agli sbarchi e una strategia di politica economica congiunta sugli Stati di origine delle migrazioni». A proposito di Europa, l’ex europarlamentare del Pd, poi passato ad Articolo Uno, Antonio Panzeri ha deciso di collaborare alle indagini sul Qatargate.