Una guerra dimenticata, che prosegue in Etiopia, con l’avanzata dei tigrini. Ci sono in fuga dai combattimenti 54 mila persone. La cronaca di Avvenire da Addis Abeba.
«La guerra in Etiopia è ormai arrivata nell’Afar, dove almeno 20 civili sono stati uccisi e decine di migliaia di persone sono sfollate per gli scontri tra ribelli e forze favorevoli al governo nella terra degli Afar, che confina con lo Stato regionale del Tigrai. «I pesanti combattimenti sono ancora ora in corso e oltre 20 civili sono morti», ha affermato Mohammed Hussen, funzionario di un’agenzia nazionale nella regione degli Afar. Così altre decine di migliaia di persone sono state costrette ad abbandonare le proprie case nel Nord a causa dei combattimenti. Secondo quanto riferito da un portavoce del governo Afar, Ahmed Kalayota, sono ormai oltre 54.000 gli sfollati per l’avanzata delle forze del Fronte popolare di liberazione del Tigrai (Tplf), designato dal governo di Addis Abeba come «organizzazione terroristica». Sfollati che si sommano ad altri due milioni di persone fuggite dalle proprie case dall’inizio del conflitto nel novembre dello scorso anno. I combattimenti nella regione Afar sono iniziati la scorsa settimana, quando le forze del Tplf, che a fine giugno hanno ripreso il controllo del Tigrai, hanno oltrepassato il confine. «Non siamo interessati a conquiste territoriali in Afar – ha spiegato il portavoce del Tplf, Getachew Reda – vogliamo ridurre le capacità di combattimento del nemico». Di fatto però si profila sempre più uno scontro etnico. All’appello di mobilitazione popolare del premier Abiy hanno risposto finora le regioni Oromia, Sidama, Afar, la regione dei Somali e quella delle Nazioni. Melisew Dejene, docente all’università etiope di Hawassa, nella regione Sidama, ha detto di non essere sorpreso «di vedere forze diverse provenienti da diverse regioni unirsi per difendere l’interesse nazionale». La regione Afar riveste un’importanza cruciale per il Paese, perché è qui che passano i collegamenti stradali e ferroviari che collegano Addis Abeba al porto di Gibuti, il principale accesso al mare dell’Etiopia. Gli scontri nella regione Afar stanno anche compromettendo l’invio degli aiuti umanitari nel Tigrai. Il 18 luglio, dieci veicoli del Programma alimentare mondiale sono stati attaccati a circa 115 chilometri dal capoluogo Afar, Semera, costringendo l’Onu a sospendere le operazioni dalla regione fino a quando non saranno nuovamente garantite condizioni di sicurezza. Sono circa cinque milioni, su sei milioni di abitanti, le persone che hanno bisogno di assistenza umanitaria nel Tigrai, di cui 400 mila sono a rischio fame, secondo l’Onu».