Una manifestazione di estrema destra ha preso il via a Budapest con l’approvazione delle autorità locali, scegliendo la stessa piazza situata davanti al municipio dove, alle 14, sono previsti i raduni dei partecipanti al Pride. In parallelo, il partito ultranazionalista “Patria Nostra” (Mi Hazánk) ha pianificato una seconda protesta lungo il percorso originariamente designato per il Pride. Előd Novák, deputato di questa formazione politica, ha minacciato di bloccare il ponte Szabadság (Libertà), attraversato tradizionalmente dalla parata, dichiarando: “Se la polizia non interviene per fermare la marcia Lgbt, ci penseremo noi con i nostri metodi.” Proprio per questo, gli organizzatori del Pride stanno valutando possibili modifiche al tragitto annunciato.
Si prevede una partecipazione record per l’edizione odierna del Pride, che si terrà nella capitale ungherese sfidando apertamente il divieto imposto dal governo di Viktor Orbán. Tale restrizione rappresenta un passo indietro significativo per i diritti Lgbtq nell’ambito dell’Unione Europea. La coalizione di governo ha infatti introdotto modifiche legislative e costituzionali all’inizio dell‘anno per vietare questa manifestazione annuale, giustificando tali azioni con la necessità di “proteggere i minori”. Orbán, incoraggiato dall‘ondata di politiche anti-diversità promossa dall’ex presidente americano Donald Trump, ha intensificato la sua campagna contro la comunità Lgbtq, provocando proteste nazionali e dure critiche internazionali da parte dell’UE e delle organizzazioni per i diritti umani. Nonostante ciò, Orbán ha precisato che le forze dell‘ordine non disperderanno la 30ª edizione della marcia del Pride. Tuttavia, ha avvertito che i partecipanti potrebbero andare incontro a possibili “conseguenze legali.“
