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sabato 7 Settembre 2024 - 17:10
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PACE FRA CONTE E GRILLO?

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Telefonata domenicale tra i due contendenti, c’è un possibile accordo fra fondatore e futuro leader dei 5 Stelle. Ma Conte conferma la conferenza stampa (o comunque una dichiarazione) prevista entro sera. Claudio Bozza per il Corriere:

«Si è aperto uno spiraglio, ma permangono importanti divergenze. Conte, infatti, non sarebbe ancora soddisfatto: «Le distanze restano», fanno sapere i suoi fedelissimi. Prosegue quindi questo duello (politicamente molto duro), dopo giorni di mediazione con il ministro degli Esteri Luigi Di Maio in prima linea. È stato a sorpresa Grillo ad andare incontro all’ex premier, che da tempo aspira a diventare ufficialmente il leader del Movimento. Eppure, vista la premessa assai positiva, le aspettative sono rimaste deluse. «È quando le certezze sembrano vacillare che si vedono la qualità dei giocatori, la forza e l’anima di una squadra. Avanti azzurri!», aveva scritto su Facebook Conte subito dopo la vittoria dell’Italia contro l’Austria. Esultanze calcistiche a parte, per ricucire con Conte – dopo avergli gridato: «Sono il garante, non un cogl..» e poi: «Devi studiare» -, durante la telefonata Grillo si sarebbe impegnato a rinunciare al potere di controllo totale sulla comunicazione dei pentastellati, oltre a quello sulla scelta delle nomine. Cadrebbe così il nodo della «diarchia», con Conte che sarebbe ben meno condizionato dal peso eccessivo di un’ombra come quella di Grillo. Quest’ ultimo, a fronte dei presunti passi avanti nel confronto domenicale, dovrebbe continuare a mantenere i poteri di «garante», così come previsto nel nuovo Statuto, che dovrebbe normare (solo con qualche piccola modifica) il funzionamento del nuovo Movimento. «Come farà ora Conte a dire di no?» commentano i parlamentari che sperano di raggiungere la pace tra i duellanti. Ma la partita non è affatto chiusa. L’ex premier ha infatti fissato una conferenza stampa nel tardo pomeriggio di oggi: un paletto, per continuare la trattativa fino all’ultimo minuto. Mentre a».

Per il Fatto i due si sono parlati, ma restano “lontanissimi” e da parte contiana si sottolinea che sono stati fatti pochi passi davvero “politici”. Luca De Carolis e Lorenzo Giarrelli.

«Dopo due giorni di guerra di posizione, Beppe Grillo muove un passo verso Giuseppe Conte. Ma non basta, perché nella sostanza i due restano lontanissimi, senza ancora alcuna soluzione per risolvere il vero tema dello scontro, cioè la gestione della leadership del nuovo Movimento. Ieri il Garante ha scritto una mail all’ex premier e poi i due si sono sentiti per telefono. Segno del fatto che Grillo, che giovedì scorso aveva scaricato l’ex presidente del Consiglio di fronte ai parlamentari, ha capito la gravità della situazione del suo Movimento. Ma i contatti non hanno certo risolto la questione, con fonti vicine a Conte che confermano al Fatto che “passi in avanti sulla sostanza politica non se ne sono fatti”. Anche perché la mail e il colloquio hanno dimostrato la disponibilità di Grillo a rinunciare a qualche prerogativa, ma non hanno centrato il nodo dell’agibilità politica. Senza contare che testimonianze del clima burrascoso della chiamata – poi, evidentemente, tranquillizzatasi – sono comparse persino su Facebook, dove ieri in alcuni gruppi chiusi di sostegno all’ex premier qualcuno ha riportato le grida di Conte sentite da sotto la sua abitazione romana. Oggi comunque parlerà lo stesso Conte, resta da vedere se in una conferenza o per altre vie, magari con un video sui social. Per tentare un’ultima mediazione, Grillo potrebbe allora anticipare l’ex premier scendendo a Roma dalla sua villa di Marina di Bibbona, in Toscana. Una pezza necessaria, ma forse tardiva. Ancora ieri chi ha sentito Conte lo descriveva rigido sulle sue posizioni. Troppa la delusione verso chi gli aveva chiesto di rifondare tutto, salvo poi imputargli di voler fare di testa sua. Ma non è solo questione di amarezza personale, perché anche di fronte a un chiarimento resterebbe un enorme problema politico da sbrogliare, dal momento che non potrebbe esistere alcun Movimento a guida Conte se Grillo non rimettesse in discussione il suo ruolo, togliendo dal tavolo la pretesa di una diarchia che l’ex premier ritiene inaccettabile. Tradotto: il fondatore deve accettare di farsi da parte e il capo politico non può essere un mero esecutore della volontà altrui. Oggi si vedrà, dunque. Il segnale distensivo di Grillo dovrà adesso trasformarsi in sostanza, ovvero soluzioni concrete per la nuova forma del Movimento. Di certo c’è che il Garante da giorni è pressato da più parti affinché si eviti il baratro, anche perché dentro ai 5 Stelle hanno tutti ben chiaro che se la frattura con il leader designato diventasse definitiva il danno sarebbe probabilmente irreparabile. Con ovvie conseguenze per il futuro degli attuali parlamentari e per i consensi del Movimento».

Marco Imarisio sul Corriere ha una tesi precisa sui motivi che animano Beppe Grillo: non si tratta di un nodo politico ma di un rapporto di fiducia personale venuto a mancare. Dunque una pace è possibile, visto che conviene a tutti, ma sarà fragile.

«Con lui la faccenda non è quasi mai politica, ma personale. Il cofondatore del M5S ritiene di avere maturato da tempo il diritto di entrare e uscire a suo piacimento, e di venire al tempo stesso consultato su quel che avviene all’interno dei Cinque Stelle. E se qualcuno non lo fa, diventa una furia. Figurarsi se si tratta di Giuseppe Conte, al quale sta garantendo una nuova vita politica affidandogli chiavi in mano la sua creatura. Non importa se quest’ ultima frase risponde al vero. Grillo la pensa così. La crisi tra due litiganti che giocano a chi gonfia di più il petto non è una questione di statuto, di politica estera, o di portavoce. Tutto comincia e finirà con una fiducia che Grillo sente tradita e che non sarà facile da ricostruire. Ancora prima di trattare il passaggio di consegne, c’era da costruire un rapporto personale, lavoro al quale l’ex presidente del Consiglio non sembra essersi molto dedicato. Grillo aveva dato l’assenso alla richiesta fatta da Conte di riscrivere lo Statuto di M5S, e gli sembrava di avere fatto una concessione molto importante. L’unica condizione era stata l’invito pressante a confrontarsi con i suoi due avvocati, uno dei quali è il nipote Enrico Grillo, figlio di suo fratello Andrea, uomo di fiducia assoluta. Quando Conte annuncia di chiudersi in ufficio per dedicarsi all’opera fondativa del nuovo M5S, lo fa con il suo gruppo legale. Senza consultare nessun altro. Grillo chiama più volte Conte, che da sempre ha un rapporto complicato con il telefono. Non risponde. Anche le mail dei suoi avvocati cadono nel vuoto. Con la Cina va anche peggio, se possibile. Prima di andare in visita all’ambasciata, Grillo chiama più volte l’ex presidente del Consiglio, anche per discutere dell’opportunità della sua presenza. L’unica volta che ottiene udienza telefonica, è per sentirsi dire che l’indomani non gli avrebbe fatto compagnia, ma in mattinata sarebbe passato a trovarlo nel suo hotel romano per una chiacchierata. Conte non si fa vedere. L’irritazione per la scarsa capacità comunicativa del nuovo socio comincia a diventare qualcosa di più serio. Quando arriva il giorno del nuovo Statuto, lo strappo è già in essere. Il cofondatore del M5S non ha grande dimestichezza con le questioni legali. Quando si trattò di scrivere le prime tavole della legge pentastellate, ne concordò il contenuto con Gianroberto Casaleggio, ma poi fu quest’ ultimo a seguire la loro stesura. Questa volta i suoi avvocati gli dicono di non firmare. Grillo non firma. E va all’attacco, convinto di essere vittima dell’ingratitudine altrui. Fu lui il primo a elogiare in pubblico l’oggetto misterioso Conte nell’ottobre del 2019, durante la kermesse dei Cinque Stelle a Napoli, nonostante guidasse una alleanza con la Lega che detestava. È stato lui a proporlo per la guida del Movimento che verrà, nonostante i dubbi personali, che ancora permangono, sulla sua vocazione ecologica. Anche i parlamentari più vicini a Conte sono convinti che le colpe non stanno da una sola parte, quella oggi meno spendibile al mercato della politica. Se l’ex presidente del Consiglio avesse coinvolto Grillo, lo avrebbe portato dove voleva. Invece ha voluto fare tutto da solo. Alla fine, si tratta soprattutto di una questione umana. E proprio per questo, anche se per comuni convenienze potrebbe anche arrivare una pace più o meno posticcia, resteranno comunque degli strascichi importanti.».

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