Piazze dell’orgoglio gay galvanizzate dalla battaglia sul Ddl Zan. Paola Di Caro per il Corriere della Sera:
«Nella giornata che vede la celebrazione finale del Pride Month , con manifestazioni a Milano, Roma, Ancona, L’Aquila, Faenza e Martina Franca della comunità Lgbti, sul ddl Zan continua la contrapposizione fra i partiti. Il Pd insiste per portare in Senato la legge senza cambiamenti: «I numeri per approvarla ci sono – dice il segretario Enrico Letta -. Ci sono stati per approvarlo nel primo passaggio e anche nel secondo. Dopodiché, andiamo in Parlamento e lì vedremo». Nessun tavolo insomma: «Salvini mi ha mandato un messaggio, io risponderò perché non mi sottraggo. Dobbiamo essere molto seri e molto franchi: la Lega ha tenuto comportamenti finalizzati non al miglioramento del ddl Zan, ma per affossarlo». «Il ddl va approvato così com’ è – conferma il ministro del Lavoro Andrea Orlando -. Bisogna ascoltare tutti, confrontarsi e se c’è un elemento di riflessione che va introdotto occorre dialogare». Dall’Arco della Pace di Milano, dove si tiene il Gay Pride (e dove un ragazzo minorenne è stato aggredito), insistono perché si vada avanti senza più perdere tempo sia il relatore della legge Alessandro Zan, sia il sindaco Beppe Sala: «Il tempo è scaduto, approviamolo». Dalle piazze insomma – a Roma c’erano i candidati sindaci Gualtieri e Calenda, ma anche esponenti del centrodestra come l’azzurro Elio Vito – la richiesta è chiara. Ma mentre il presidente del Parlamento europeo David Sassoli (ieri in udienza privata da papa Francesco ndr) afferma che «l’Italia è un Paese laico» però «non bisogna sottrarsi al dibattito», dal centrodestra si continua a chiedere una riscrittura della legge. «Mi auguro che la sinistra voglia trovare un accordo, sennò vuol dire che vuole dividere gli italiani su un tema che non è prioritario. Se non vogliono cambiare la loro posizione, si andrà in Aula e non credo ci sia una maggioranza», avverte Antonio Tajani, coordinatore di FI. La Lega conferma il no e Giorgia Meloni rimprovera i manifestanti di Roma: «Leggo che il corteo del Pride è stato aperto da un ragazzo travestito da “Cristo Lgbt”: che bisogno c’è di mancare di rispetto a milioni di fedeli per sostenere le proprie tesi? E come si concilia la lotta alle discriminazioni con i cori di insulti e minacce contro chi non è d’accordo col ddl Zan?». In questo clima bollente, è Matteo Renzi ad invitare al dialogo, premettendo che «le leggi le fanno i parlamentari, non i cardinali», ma aggiungendo che proprio perché si tratta di una «legge necessaria» bisogna «fare uno sforzo per trovare tutti assieme gli elementi che uniscono, non che dividono».
Avvenire racconta le piazze del gay pride e si chiede se fosse proprio necessario aprire il corteo romano con un Cristo “arcobaleno”. Ma non è l’unico episodio, anche a Verona sono stati messi alla berlina Vescovo e Sindaco.
«L’intento sarà pure goliardico, ma certo mettere foto segnaletiche nei manifesti online e pubblicare gli indirizzi e-mail dei bersagli individuati non sembra una brillante idea da parte di chi scende in piazza per chiedere una società più inclusiva e aperta. Ma gli organizzatori del Verona Pride di sabato prossimo pensano che il «Vaccino Giuliett* contro l’omo-bi-transfobia» sia solo una «iniziativa ironica», e sulla pagina Facebook della manifestazione indicano cinque «testimonial» che «si sono resi disponibili a testarlo in diretta in piazza». Naturalmente non è così: i personaggi pubblici di cui si parla sono scelti tra quelli che «negli anni non hanno certo brillato per le loro posizioni ‘tolleranti’ nei confronti delle soggettività antirazziste, antifasciste e antisessiste». Un giudizio che sarebbe così evidente da rendere «inutile sottoporvi nuovamente i loro curriculum». I nomi? Il vescovo di Verona Giuseppe Zenti, il sindaco di centro- destra Federico Sboarina, i consiglieri comunali leghisti Andrea Bacciga e Alberto Zegler, e Carla Padovani, già capogruppo Pd in Comune e ora al gruppo misto dopo essere stata costretta alle dimissioni dal partito per la sua posizione a sostegno di chi aiuta le donne che scelgono di non abortire. Se la Curia preferisce non commentare, Carla Padovani dichiara di aver «appreso con stupore» dell’iniziativa del Verona Pride: «Penso che al di là del fatto personale di pormi delle etichette che non mi appartengono e di sentirsi condizionati nel potersi esprimere – aggiunge -, non si capisce come questo linguaggio possa essere classificato come tollerante». Intanto a Roma ieri il corteo del Pride è stato aperto da un Cristo lgbt con corona di spine, stimmate colorate e lenzuolo arcobaleno. Era proprio necessario?».