Di Maio e Guerini, ministri degli Esteri e della Difesa, sono intervenuti in Parlamento sulla crisi afghana. Giuseppe Alberto Falci per il Corriere:
«Alle sei del pomeriggio, dopo quattro lunghe ore, termina l’audizione dei ministri di Esteri e Difesa, Luigi Di Maio e Lorenzo Guerini, che riferiscono davanti alle commissioni competenti dopo l’escalation della crisi afghana. Di Maio si concentra principalmente sui collaboratori afghani che sono rientrati nel nostro Paese. «Dopo che gli americani avranno lasciato l’aeroporto di Kabul non sarà possibile, né per noi né per alcun Paese dell’Alleanza, mantenere una qualunque presenza all’aeroporto», tiene però a precisare annunciando che finora sono stati portati via tutti gli italiani e 3.741 afghani. Di questi, ha spiegato Guerini, 2.659 già arrivati in Italia e circa 1.000 in sicurezza all’aeroporto, ma che non hanno ancora la certezza di arrivare in Italia: «Metteremo in atto ogni sforzo per evacuare più persone possibili, fino a quando le condizioni lo consentiranno: auspico che la deadline del 31 agosto possa slittare». Il presidente del Consiglio Mario Draghi, intanto, ha dato mandato al commissario Francesco Figliuolo di elaborare un piano per vaccinare tutti i cittadini afghani arrivati in Italia in questi giorni. Quanto al dialogo con i talebani, il titolare della Farnesina ribadisce: «Li giudicheremo dalle azioni, non dalle parole». Premessa cui segue un’altra precisazione: non è stato «invano» per l’Italia la missione in Afghanistan per la semplice ragione che «abbiamo combattuto il terrorismo». A questo punto della scena «dovremo trovare alleanze e coinvolgere tutti gli attori, specie quelli della regione, che condividono questa stessa preoccupazione, oltre a Russia e Cina». Anche perché «l’Occidente deve evitare di lasciare un vuoto, che altri protagonisti geopolitici possano occupare indisturbati». Dall’altra parte Guerini ammette che «gli eventi degli ultimi giorni hanno sorpreso l’intera comunità internazionale per la rapidità con cui è mutato il contesto politico militare e per i conseguenti drammatici risvolti umanitari». Il ministro della Difesa si sofferma sulla rapida avanzata dei talebani che «ha incontrato la quasi nulla resistenza delle forze di sicurezza locale che sono fuggite e, in alcuni casi, lasciando armi e mezzi». Una «debacle oggettiva» delle forze militari afghane che dovrà essere «analizzata in diverse sedi» a cominciare «da quelle preposte dalla Nato». Sia come sia, conclude, «i militari italiani escono a testa alta dal loro impegno in Afghanistan».