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RIVOLTA DI MASSA CONTRO LE PROTESTE NO VAX

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Sono state già raccolte, in poche ore, 50 mila firme contro i cortei no vax. La valanga di adesioni alle sottoscrizioni arriva da commercianti e comuni cittadini esasperati per il blocco delle città. Attilio Barbieri per Libero.

«Tra contagi in crescita e danni economici per le chiusure provocate alle attività dai cortei no-vax cresce l’opposizione ai movimenti contro il Green pass e il vaccino. Nel giorno in cui il prefetto di Trieste pubblica l’ordinanza che vieta manifestazioni in piazza Unità d’Italia, aumentano di ora in ora le adesioni alle raccolte di firme contro le proteste antivacciniste. La sottoscrizione lanciata dai commercianti milanesi, assieme a quella dei triestini stufi dei cortei no-pass hanno già ottenuto quasi 50mila partecipazioni. E si si moltiplicano le prese di posizione della politica. Dopo il governatore friulano Fedriga sono scesi in campo i presidenti di Lombardia e Veneto, oltre a numerosi sindaci del Nord stufi delle manifestazioni che bloccano decine di città da 15 sabati consecutivamente. «Condivido l’appello lanciato da Confcommercio Milano, perché se è giusto esprimere il proprio parere non si possono penalizzare le attività economiche e la vita di un comparto che ha sofferto in modo particolare», ha affermato il presidente della Lombardia, Attilio Fontana. Non ha dubbi il numero uno di Confcommercio nazionale, Carlo Sangalli: «La petizione che abbiamo lanciato come Confcommercio Milano è un appello forte alla responsabilità da parte di tutti, nel rispetto della libertà di singoli. Dopo un anno e mezzo drammatico Milano e il nostro Paese, hanno assoluto bisogno di tornare a crescere in sicurezza. È fondamentale ricordare che il nemico comune è il Covid e non le soluzioni per combatterlo», ha concluso. A condannare gli assembramenti antivaccinisti è pure il governatore del Veneto, Luca Zaia. «Siamo preoccupati per la risalita dei contagi, se pur lenta», ha sottolineato nel corso del punto stampa sul Covid, in cui ha spiegato che «stiamo entrando in una fase critica dal punto di vista stagionale, con l’umidità che fa da aerosol naturale e le basse temperature: tutto giova alla diffusione del virus. Dobbiamo evitare che accada quello che è successo a Trieste», ha aggiunto, «se vuoi manifestare vacci almeno con la mascherina. Il fatto è che i no-mask sono poi diventati no-vax e poi diventeranno no-qualcos’ altro… Io rispetto le idee di tutti, ma il dato di fatto è che ora a Trieste c’è un cluster con un centinaio di persone contagiate», ha concluso Zaia. A livello nazionale preoccupano, in particolare, la crescita degli ospedalizzati per Covid – ieri 129 in più e i ricoverati in terapia intensiva, cresciuti di 41 unità in 24 ore. Fra l’altro la situazione a Trieste conferma l’insorgere di un focolaio importante dopo le manifestazioni delle ultime settimane. Sui 160 nuovi positivi scoperti ieri in Friuli Venezia Giulia, ben 141 si trovano in provincia di Trieste. Numeri che «dimostrano chiaramente quello che la comunità scientifica dice da tempo», spiega Alberto Peratoner, presidente degli anestesisti rianimatori del Friuli Venezia Giulia, «ovvero che laddove il tasso di vaccinazione è basso – e a Trieste un cittadino su tre non è vaccinato – si assiste ad una impennata di contagi dove ci sono fenomeni di assembramenti, come le manifestazioni e i cortei. Infatti da una media nazionale di 50 casi su 100mila abitanti, a Trieste siamo a 350 su 100mila». Zona gialla. E sale l’allarme anche in Alto Adige. Il presidente della provincia autonoma Arno Kompatscher annuncia che «la situazione sta peggiorando, abbiamo sempre più infezioni, la situazione è correlata alle vaccinazioni e purtroppo abbiamo la conferma a quanto la scienza dice da mesi, meno vaccinati e più rischio, meno vaccinati e più persone contagiate e all’ospedale», ha spiegato nel corso della conferenza stampa al termine della seduta di giunta, nel corso della quale è emerso il pericolo che l’Alto Adige sia la prima zona d’Italia a diventare gialla. E fra gli scienziati comincia a farsi strada la linea dura. «L’Italia è diventata un tamponificio. È venuto il momento di dare una stretta al Green pass, togliendo la possibilità dei tamponi per accedere a ristoranti, bar, teatri, cinema e stadi», afferma in un’intervista a La Stampa Matteo Bassetti, primario di malattie infettive al San Martino di Genova. E in serata giunge notizia che il Friuli sta lavorando a un piano per aumentare i posti letto in ospedale».

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