Sulla Stampa Mazel Assia Neuman Dayan scrive a proposito di una fotografia di due gemelle siamesi, divise da un’operazione chirurgica e che finalmente si guardano in faccia. Lo fa in occasione del capodanno ebraico perché vede in questa immagine un futuro felice. Auguri! Anzi shanah tovah anche dalla Versione.
«Ieri si è celebrato l’inizio del nuovo anno ebraico, Rosh Hashana, e precisamente l’anno 5782. Il nuovo anno si è aperto con la fotografia del primo sguardo di due gemelle siamesi che non si erano mai viste. Questa rarissima malformazione si chiama craniopagus, le bambine erano unite per la parte posteriore della testa, nonostante abbiano vissuto un anno (e nove mesi di gestazione) in reale simbiosi. L’operazione è avvenuta in Israele, al Soroka Medical Centre di Beersheba. Ci sono stati al mondo solo 20 casi simili, e questo è il primo in Israele. La preparazione è durata un anno, un anno speso a lavorare solo per questa operazione, per questo giorno, con modellini tridimensionali, procedure preventive, simulazioni di ricostruzione delle vene. Dopo 12 ore l’operazione è finita, le bambine in due stanze diverse, con vestiti diversi, a guardarsi in faccia. E’ curioso pensare a due gemelle che non si sono mai guardate negli occhi. Ho cercato qualche notizia in rete sul craniopagus, e ho letto storie terribili, come quella del bambino a due teste del Bengala prima buttato nel fuoco e poi esibito come fenomeno da baraccone; purtroppo non è una sceneggiatura di Ryan Murphy. Grazie al cielo dalla rupe Tarpea ad oggi il mondo è cambiato, e grazie alla scienza siamo in grado di cambiare il corso della storia. Nella foto le due bambine sembrano stranite, come se si dicessero «ma questa chi è?» all’unisono, e sono piuttosto certa che ogni rapporto tra fratelli inizi così. Ma questo chi diavolo è, cosa vuole dalla mia vita, vuole prendersi tutto quello che è mio? È la normalità, per la prima volta, e la normalità dà fiducia nel futuro. Il rapporto tra fratelli e sorelle è sempre complesso, figuriamoci quello tra gemelli. Chissà se è vera la storia della telepatia, chissà se davvero si scambiano classe a scuola, chissà se fanno davvero finta di essere uno l’altro, o se si turnano le fidanzate, oppure gli amici. In classe di mio figlio ci sono tre coppie di gemelli, e lui non confonde mai i nomi; io, d’altro canto, sono abbastanza convinta che se avessi dei gemelli mi sbaglierei di continuo, visto che lo faccio anche con un figlio unico. Che queste due bambine si guardino un po’ storto è una buona notizia. Non ne possiamo più di notizie orrende, morti, guerre, persone mediocri, sentimenti mediocri, vite mediocri, fotografie di ospedali pieni e cimiteri che crollano. Era da tanto tempo che non vedevo una fotografia felice che provenisse da un ospedale. Ho guardato un video del Soroka Medical Centre su Instagram, ci sono delle interviste ai medici prima, durante e dopo l’operazione, come se fossero dei confessionali. Non sono riuscita a contarli, erano molte persone, ognuna con il suo compito preciso, con la mascherina e la cuffietta, e per la prima volta mi è sembrata una situazione di normalità in un evento straordinario. Ho pensato alla scienza, a cosa significhi essere medico: chissà come ci si sente a salvare delle vite, a toccare le vene, a dire a un genitore che è andato tutto bene. È stato proprio un buon inizio dell’anno».