Ieri in Italia è iniziato lo sciopero dei dipendenti di Amazon. Il fermo riguarda un esercito di 9.500 addetti al magazzino e 15 mila driver, i quali vorrebbero mettere in atto uno sciopero generale grazie all’aiuto di tutti chiedendo di non fare acquisti su Amazon per 24h. Le richieste dei lavoratori del colosso americano sono molteplici: verifica dei carichi di lavoro, contrattazione dei turni, corretto inquadramento professionale del personale, riduzione dell’orario di lavoro dei driver, buoni pasto, stabilizzazione dei tempi determinati e dei lavoratori interinali, continuità occupazionale e stop a turnover esasperato.
La preoccupazione più grande, secondo quanto riportato da numerose testimonianze, riguarderebbe il cambio periodico delle mansioni. Spiegano gli addetti ai lavori, la mole di lavoro da fare in ogni turno è estenuante. Infatti sarebbero costretti ad effettuare migliaia e migliaia di volte lo stesso movimenti incessantemente dentro ad “una gabbia” come succede coloro che si occupano del cosiddetto “piccaggio” ( dal verbo pick, cioè coloro che sono addetti alla raccolta). Oppure c’è chi si occupa dello spostamento della merce, costretto a fare circa 20km ogni turno per poter fare tutto. Il ritmo è insostenibile e nuoce gravemente alla salute. Infatti quasi tutti hanno dolori estenuanti alle spalle, alla schiena, ai polsi. Senza contare la necessità di dover ricorrere a tutori e sostegni. Coloro che si occupano di monitorare i ritmi di lavoro, i cosiddetti manager, hanno poca esperienza, spesso sono neo laureati preoccupati solo di far quadrare i conti senza dar peso ai ritmi disumani e dimenticando che, alla base della catena di montaggio, ci sono persone e non robot.
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