Si è concluso dopo un paio d’ore l’interrogatorio di Moussa Sangare, accusato di omicidio aggravato dalla premeditazione e dai futili motivi per aver ucciso con 4 coltellate Sharon Verzeni la notte tra il 29 e 30 luglio scorsi a Terno d’Isola. L’uomo, reo confesso, è stato interrogato nel carcere di Bergamo dal gip Raffaella Mascarino che dovrà decidere sulla richiesta della Procura di convalidare il fermo. Moussa Sangare ha ripetuto che “non c’era un movente e – ha aggiunto – non so il perchè l’ho fatto”. Sangare, come ha riferito il suo legale Giacomo May, ha detto al gip di essere uscito di casa con questa “sensazione che non so spiegare” e che lo ha spinto “a voler fare del male”. Inoltre ha detto che nei giorni prima aveva fatto una sorta di esercitazione anche con una statua.
È stato convalidato il fermo e disposto il carcere per Moussa Sangare, l’uomo che ha confessato di aver ucciso Sharon Verzeni. Lo ha deciso il gip di Bergamo Raffaella Mascarino che ha accolto la richiesta della Procura. Sangare è accusato di omicidio aggravato dalla premeditazione e dai futili motivi. Il giudice ha ritenuto sussistenti le esigenze cautelari.
L’avvocato Maj ha spiegato che il suo assistito, invece di limitarsi a confermare le dichiarazioni già rese al momento del fermo ha voluto ripercorrere di nuovo quanto è accaduto “per dimostrare il suo atteggiamento collaborativo”. Per circa un’ora e mezza, il tempo dell’interrogatorio al netto delle formalità, ha parlato al giudice Mascarino di un “mood” o un “feeling” che lo ha spinto poi ad accoltellare Sharon, salvo poi dire che “non era uscito di casa con l’obbiettivo di uccidere qualcuno”. Ha ammesso di fare uso di droga (ma non la sera dell’omicidio) e ha ricostruito come due giorni dopo il delitto ha realizzato quel che aveva fatto e si è “liberato” del coltello. Gli altri coltelli li ha gettati nei giorni successivi, quando ha tra l’altro modificato il manubrio della bicicletta. Ha inoltre detto che si manteneva con entrate saltuarie per via di qualche lavoretto nel campo musicale e che “non ha mai pensato di fuggire”. Anche oggi i suoi discorsi sono stati definiti “sconnessi”, spesso si è interrotto chiedendo di ripetere la domanda, il suo racconto è sembrato molto confuso, cosa che dovrebbe portare o a una richiesta di consulenza psichiatrica o di una perizia.