Il Fatto pubblica oggi ampi stralci dei verbali dell’avvocato Amara che elenca nomi e circostanze della loggia massonica denominata Ungheria. Ci sono molti nomi di note personalità che hanno responsabilità nel nostro Paese. Non è chiaro (e comunque non si troverebbero in queste carte) se siano state fatte serie indagini e dunque resta difficile esprimere giudizi. Qui il commento introduttivo con cui Barbacetto e Massari spiegano la decisione del giornale:
«Ora che almeno una parte dei verbali segreti di Amara è stata depositata dalla Procura di Roma negli atti d’inchiesta su Marcella Contrafatto (dunque non sono più segreti, pur essendo ancora oggetto d’indagine di altre Procure) e che sono ormai pressoché impossibili gli inquinamenti probatori, abbiamo deciso di raccontare ai lettori che cosa Piero Amara ha riferito ai pm su quella che definisce “loggia Ungheria”. Alcuni verbali sono ancora secretati, ma molti dei nomi che contengono, di presunti affiliati o di personaggi coinvolti in relazioni e affari, sono ormai da mesi oggetto di chiacchiere e illazioni. Il numero delle persone a conoscenza di quei verbali è alto, in molte “stanze del potere”, e ciò rende possibili pressioni e ricatti. Meglio dunque scoprire le carte, sapendo che ciò che Amara racconta può essere vero, ma può essere anche falso e calunnioso. Il Fatto ritiene che sia giunto il momento di pubblicare tutto. I lettori potranno conoscere tutti i nomi fatti da Amara, sapendo (anche grazie agli articoli già pubblicati, sulle accuse a Mancinetti, Giuseppe Conte, Sebastiano Ardita) che ciascuno di quei nomi potrebbe essere vittima di una calunnia (ci risulta per esempio che il comandante della Gdf Giuseppe Zafarana abbia chiarito la sua posizione, come la pm Lucia Lotti). Qualcuno, in questi mesi, ha preteso più o meno velatamente di impartirci lezioni di giornalismo, insinuando che dietro la scelta di non pubblicare vi fossero chissà quali interessi e che, se si fosse trattato di Silvio Berlusconi (giusto per fare un nome) avremmo pubblicato tutto senza remore. Bene, chiunque potrà ora scoprire che c’è anche Berlusconi tra i nomi degli affiliati indicati da Amara. È l’ora di stroncare i chiacchiericci e le possibilità di ricatto nati da queste carte fuggite dal controllo della Procura di Milano. Così, da oggi, il Fatto Quotidiano vi racconta la vera storia della loggia Ungheria».
La scelta in questa Versione di stamane è non pubblicare tutto il papiro. Chi è interessato trova nei pdf l’articolo completo pubblicato oggi con gli stralci di verbale e i nomi. Qui solo l’inizio delle quattro pagine del quotidiano diretto da Travaglio, che promette di proseguire nella pubblicazione per qualche giorno:
«Pubblichiamo a partire da oggi alcuni stralci – selezionati per rilevanza dei ruoli pubblici – degli interrogatori resi davanti ai pm della Procura di Milano, Laura Pedio e Paolo Storari, da Piero Amara, ex legale esterno dell’Eni, già condannato per corruzione e ora indagato a Perugia per violazione della legge Anselmi sulle associazioni segrete.
6 dicembre 2019 Amara: Devo fare una premessa: io facevo parte di una loggia massonica coperta, formata da persone che io ho incontrato attraverso persone di origine messinese dove questa loggia è particolarmente forte. Mi ha introdotto Gianni Tinebra , magistrato con cui avevo ottimi rapporti. Attraverso questa loggia denominata “Ungheria” ho conosciuto Michele Vietti e tale Enrico Caratozzolo , avvocato di Messina; il capo della cellula messinese per quanto mi dissero Tinebra, Vietti e Caratozzolo era Giancarlo Elia Valori . Della cellula “Ungheria” fa parte anche la dottoressa Lucia Lotti (magistrato a Roma, ndr). Fu Vietti a mandarmi Saluzzo (Francesco, ndr) a Roma. Io già sapevo che faceva parte dell’associazione Ungheria e comunque tale circostanza mi fu confermata dal modo in cui mi salutò premendomi il dito indice tre volte sul polso mentre mi stringeva la mano. L’incontro fu organizzato a casa di un imprenditore, di cui non ricordo il nome, amico di Antonio Serrao , detto Tonino, all’epoca direttore generale del Consiglio di Stato e anch’ egli partecipe di “Ungheria”».