Rapporto Istat: l’Italia è diventata più povera nell’ultimo anno. In particolare, due milioni di famiglie sono in difficoltà. Luca Mazza per Avvenire.
«La percezione di un quadro in netto peggioramento era piuttosto evidente: le code sempre più lunghe ai centri che offrono pasti caldi e l’aumento delle richieste di aiuto rivolte alle associazioni che assistono i più fragili, del resto, erano indicatori di situazioni di difficoltà crescenti nel Paese. Ora il report diffuso dall’Istat sulla povertà in Italia nel 2020 conferma la portata di un’emergenza che è sempre più allargata all’intera Penisola. Nell’anno più duro della pandemia si contano oltre 5,6 milioni di persone in povertà assoluta, il numero più alto da 16 anni, ovvero da quel 2005 che segna l’avvio delle serie storiche. Se sul piano sanitario siamo stati abituati a una conta quotidiana dei danni causati dalla pandemia – con la diffusione del bollettino con casi, contagi e decessi – lo stesso non può dirsi sugli effetti socio-economici. Ecco perché l’indagine Istat può essere considerata un primo bilancio su questi aspetti. L’istituto di statistica certifica come l’avvento del virus abbia cancellato i leggeri progressi avvenuti nel 2019, perché la povertà assoluta è tornata a schizzare a livelli record. Nel 2020 si trovano in questa condizione poco più di due milioni di famiglie. Si passa dal 6,4% del 2019 al 7,7% sul totale dei nuclei. Per quanto riguarda la povertà relativa, le famiglie sotto la soglia sono poco più di 2,6 milioni (10,1%, da 11,4% del 2019). Questo dato, unito all’impennata della povertà as- soluta, dimostra che a essere in profonda sofferenza è soprattutto chi già stava male prima dell’emergenza sanitaria. Una questione ‘nazionale’. Si può dire, inoltre, che la pandemia abbia reso la povertà un’emergenza sempre più ‘nazionale’. La fame e le difficoltà non mordono più solo in determinate aree tradizionalmente in affanno, come il Sud, ma ovunque. Anzi, lo studio dell’Istat segnala che il Covid ha colpito soprattutto le Regioni del Nord. Se infatti l’incidenza delle famiglie in indigenza assoluta si conferma più alta nel Mezzogiorno (9,4%), nell’anno del Covid la crescita più ampia si registra al Nord dove la povertà familiare sale al 7,6% dal 5,8% del 2019. Così se nel 2019 le famiglie povere del nostro Paese erano distribuite in modo quasi uniforme al Nord (43,4%) e al Sud (42,2%), nel 2020 arrivano al 47% al Nord contro il 38,6% del Mezzogiorno, con una differenza in valore assoluto di 167mila famiglie».