La Striscia rasa al suolo e resa deserto. Trump vuole mandar via i palestinesi e parla di controllo diretto degli Usa. Oggi il caso Almasri alle Camere, nel primo click day. Simone Weil e Francesco
“Deserto e vuoto”, scriveva il poeta Thomas Stearn Eliot. L’abisso del mondo cui ci affacciamo stamattina è quello della Striscia di Gaza, raccontato in un ampio reportage di Gabriella Colarusso su Repubblica. “È finita con un deserto. E pensare che un tempo questa era la terra fertile di Gaza”, scrive nel suo racconto. La distruzione è quasi totale mentre Donald Trump e Benjamin Netanyahu si incontrano a Washington (vedi Foto del Giorno) e il presidente americano torna a ribadire la sua idea di far evacuare gli abitanti palestinesi della Striscia e parla, senza spiegare come e quando, di un controllo diretto degli Stati Uniti sulla zona. Smentendo la ferma presa di posizione dei giorni scorsi da parte di almeno cinque importanti Stati arabi come Egitto, Giordania, Qatar, Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti («So che vi hanno detto che non accetteranno ma io vi dico di sì»). Trump e Netanyahu hanno discusso anche della liberazione degli ostaggi ancora in mano di Hamas, per i quali centinaia di dimostranti si sono radunati a Washington e a New York per chiedere un’azione del governo. Si spera che anche per la Palestina, come nei casi di Canada e Messico, dopo lo choc pubblico, si tratti davvero.
In Svezia si è consumata una strage a Örebro, a 200 chilometri da Stoccolma, in un campus per adulti: dieci le vittime, tra cui il killer. Dalle prime ricostruzioni si potrebbe trattare di un attentato a sfondo razzista e suprematista, visto che i frequentatori abituali sono stranieri. Scrive Irene Soave sul Corriere: «La sparatoria ha avuto luogo nel campus di Risbergska: un’ex università che ora ospita diverse scuole, compresa la Komvux, istituto per adulti. Qui si tengono corsi di recupero degli anni scolastici, di lingua svedese, di avviamento professionale, molto frequentati da migranti». Alberto Infelise sulla Stampa intervista lo scrittore svedese Gellert Tamas, che ha scritto un romanzo ispirato alla storia vera di John Ausonius, che nel 1991, per un anno, armato di un fucile a mirino laser, seminò il panico a Stoccolma con attentati a cittadini di origine straniera.
In Italia oggi il governo risponde in Aula alle opposizioni sul caso Almasri. Proprio nel giorno in cui vengono diffusi nuovi contenuti del dossier Onu contro l’ufficiale libico che è stato scarcerato e rispedito a Tripoli. Nello Scavo su Avvenire riporta le rivelazioni di 13 combattenti siriani, sbarcati a fine 2023 con la copertura di ufficiali libici, sulla pratica della tortura. In un’intervista al Corriere il Ministro della Difesa Guido Crosetto propone un rinnovato patto nazionale con la magistratura. Da non perdere il commento di Giuliano Ferrara sul Foglio sull’ultimo Antonio Di Pietro che si manifesta oggi filogovernativo e a favore della riforma Nordio.
Parte in questi minuti il “click day” per il nuovo anno: Il Sole 24 Ore suggerisce alle imprese come richiedere i lavoratori stranieri sul sito del Ministero degli Interni. Mentre Giorgia Meloni “cavalca” l’inchiesta giudiziaria di Salerno che ha coinvolto Nicola Salvati, tesoriere dem della Campania, ora sospeso: «Un sistema speculava sull’immigrazione, sfruttando cittadini stranieri disposti a pagare pur di ottenere un permesso di soggiorno», ha detto. In realtà il tema vero (anche nella discussione sul caso Almasri) è: esistono oggi canali legali dai Paesi nordafricani per venire a lavorare in Italia, rispettando le leggi? Si può combattere l’illegalità solo se esiste una possibilità reale di legalità.
Giuseppe Sarcina sul Corriere si occupa ancora dei rapporti fra Unione Europea e Stati Uniti in vista della trattativa sui dazi. Mentre la Cina reagisce agli Usa, la Ue è ancora in attesa. Commenta Sarcina: «Tutti dovranno rinunciare a qualcosa. La Francia alla linea dura sui dazi; Germania, Olanda e nordici al “no” agli eurobond e a vincoli di bilancio più blandi. La Polonia a una soglia insostenibile di spese militari. E l’Italia? Dovrà garantire ai partner che non sfrutterà il rapporto preferenziale con Trump, ammesso che alla prova dei fatti esista davvero, per cercare sconti sui dazi. Dopodiché Meloni sarebbe nelle condizioni di sollecitare più elasticità sulle regole di bilancio».