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mercoledì 9 Ottobre 2024 - 22:00
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VACCINI, CHE COSA CAMBIA PER LE VARIANTI

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Se per ora i numeri dell’epidemia restano buoni, la previsione dello sviluppo delle varianti fa aggiornare la campagna vaccinale. Adriana Logroscino per il Corriere.

«Cambia la campagna di vaccinazione. Con la variante Delta che avanza, si impone un doppio binario: la somministrazione di AstraZeneca e Johnson & Johnson, destinata agli ultrasessantenni, deve correre, quella di Pfizer e Moderna deve restare costante, senza intaccare le riserve. Quindi bisogna convincere gli ultrasessantenni a farsi vaccinare con i vaccini a vettore virale: nell’ultima settimana, le prime dosi di AstraZeneca e la dose unica di J&J somministrate agli over 60 sono state, rispettivamente, solo 8 mila e 13 mila; quelle di Pfizer e Moderna 103 mila e 14 mila. Non può funzionare. Perché le dosi di Pfizer e Moderna a luglio saranno 14,5 milioni, cioè 500 mila al giorno. E invece il ritmo deve essere più sostenuto se si vuole far correre la campagna di immunizzazione più velocemente della variante più contagiosa e temuta. In Lazio, Liguria e Umbria sono già partiti, riducendo drasticamente il tempo tra prima dose e richiamo di AstraZeneca, fino al minimo di 4 settimane. Ma tutte le Regioni si stanno attrezzando in questo senso. Non basta però anticipare i richiami. Occorre anche recuperare gli ultrasessantenni che ancora non hanno prenotato neppure la prima dose. Il commissario per l’emergenza Covid, Francesco Paolo Figliuolo, confermando in tv che avere l’80 per cento di immunizzati a fine settembre è un obiettivo raggiungibile, torna quindi sulla necessità di «andare a cercare» i 2 milioni e 600 mila over 60 che mancano all’appello. Tutti no vax convinti?Sicuramente no. Alcuni saranno in cattive condizioni di salute, altri solo residenti in campagna, o in piccoli centri, lontani dalle arterie di collegamento con le città. Figliuolo annuncia: «Abbiamo messo al lavoro oltre cinquanta team mobili della Difesa che battono i paesi più isolati». Una campagna di prossimità, come quella invocata dal virologo Fabrizio Pregliasco. Del resto anche Figliuolo, ieri, ha spiegato che «a un certo punto, lo abbiamo visto anche in altri Paesi, si fa fatica a trovare i vaccinandi». Se il sistema dei grandi hub sta esaurendo la sua spinta propulsiva, anche di immagine, per il prossimo futuro l’attività di vaccinazione dovrà essere non più concentrata, ma diffusa, capillare».

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