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Italo Calvino nel libro di Giovanni Tesio e Matteo Vercesi  

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Nello sterminato panorama degli studi calviniani, il volume “Italo Calvino, fra editoria e scrittura”di Giovanni Tesio e Matteo Vercesi, si distingue per essere un contributo di rara finezza critica. Il testo non si limita infatti a ripercorrere la parabola dell’autore di Lezioni americane, ma ne scandaglia la fisionomia intellettuale più sfuggente, quella del Calvino “editor”, regista silenzioso e mediatore culturale.

Il merito principale del libro è la sua capacità di sciogliere il nodo che ha spesso separato, o contrapposto, il Calvino scrittore visionario al Calvino organizzatore di cultura. Gli Autori Tesio e Vercesi mostrano come, nel tessuto vivo della sua esperienza, le due dimensioni siano inseparabili, ovvero l’attenzione filologica all’architettura del testo e l’istinto editoriale per la scelta dei temi e delle voci emergenti, si alimentano reciprocamente. Ne risulta il ritratto di un intellettuale che ha saputo, nel secondo Novecento, non soltanto “scrivere libri” ma anche pensare e rileggere l’ecosistema della letteratura.

L’ordito si dipana attraverso un’ articolata conversazione tra i 2 autori, sorretta da un solido impianto documentario, che illumina momenti chiave: le lettere editoriali di Calvino, la sua interazione con scrittori come Fenoglio e Pavese, la tensione tra l’utopia di un “canone razionale” e il gusto per la molteplicità narrativa. Tesio, con la sua consueta eleganza saggistica, riesce a cogliere il senso etico che Calvino attribuiva al lavoro editoriale, mentre Vercesi valorizza le implicazioni tecniche e storiche di quella pratica. Di particolare interesse è il modo in cui il volume mette a fuoco la trasformazione di Calvino da autore neorealista a cartografo del fantastico e dell’ipotetico. La metamorfosi, suggeriscono gli autori, è intrecciata con il suo lavoro di redattore e selezionatore, dove il confrontarsi quotidianamente con testi altrui lo spinse a interrogarsi sulla forma, sulla leggibilità, sulla funzione del romanzo in un mondo sempre più interconnesso. Il linguaggio del testo è tecnico ma chiaro, capace di restituire il respiro critico e insieme il fascino dell’inventario letterario. Le citazioni dai carteggi e dai diari editoriali di Calvino emergono come frammenti preziosi, testimonianze di un dialogo ininterrotto tra teoria e prassi, tra l’“officina” del libro e la costruzione del mito letterario. Con questo saggio, la figura di Calvino torna a mostrarsi non come un monumento cristallizzato nei quarant’anni della morte, bensì come quella di un intellettuale vivo, inquieto, che ha fatto della letteratura un esercizio di attenzione e di misura. Italo Calvino, fra editoria e scrittura è dunque è uno strumento critico che arricchisce la comprensione di un autore imprescindibile e, al tempo stesso, invita a riflettere sul futuro delle responsabilità dell’editoria e dei libri da me definiti “strumenti e depositi di memoria culturale collettiva, modelli di bellezza e di pensiero, dialogo con il presente, forza educativa e critica che attraversano l’universo dell’esperienza umana”.

Come scriveva Italo Calvino:

“Un classico è un libro che non ha mai finito di dire quel che ha da dire.”

Dott.ssa Melinda Miceli Critico d’arte

Dott.ssa Melinda Miceli Critico d’arte

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