24 Agosto in Italia 39 donne sono state uccise da chi sosteneva di amarle, l’ultima è Alessandra, 56 anni di Bologna, uccisa da un 26enne, quando lo stato fermerà questa mattanza?
Sono all’incirca le 21,00 Alessandra sta rientrando a casa a Bologna in una calda serata estiva mentre è al telefono con la sorella, che ascolterà impotente le grida disperate della vittima negli ultimi attimi di vita. L’aggressione è partita subito, senza aspettare, senza rispettare le volontà di una donna che voleva solo chiudere una storia che era malata, senza ascoltare le sue urla: “Vattene!. Ti prego, no, fermati!”. Ma lui non solo non se n’è andato, ma l’ha uccisa a botte e martellate. Massacrata in un fiume di sangue in pochi minuti, con una ferocia inaudita. La sorella Stefania, sempre in contatto telefonico con la vittima, ha chiamato subito le forze dell’ordine che si sono precipitate in via dell’Arcoveggio, alla prima periferia di Bologna. Ma quando gli agenti sono arrivati per Alessandra non c’era più nulla da fare: caricata in ambulanza, è morta poco dopo, non è arrivata nemmeno in ospedale. Lui è stato trovato ancora lì, sotto quell’androne insaguinato ed è stato arrestato con l’accusa di omicidio. Il primo a intervenire dopo l’aggressione è stato un ragazzo, figlio di un vicino, al quale Padovani non avrebbe opposto la minima resistenza: “Non ce l’ho con voi, ce l’ho con lei – avrebbe detto a chi lo ha bloccato – non vedo l’ora che arrivi la polizia che voglio finire tutto”. L’aggressore è Giovanni Padovani, 26 anni, è un calciatore e modello nato a Senigallia, in provincia di Ancona. Ha militato in varie squadre di serie D: tra cui il Giarre, il Troina calcio e alcuni formazioni marchigiane. E’ stato arrestato con l’accusa di omicidio. Alessandra Matteuzzi l’aveva denunciato per stalking il 29 luglio scorso e di lui, come testimoniano anche i vicini, aveva paura, ma la denuncia non è bastata. Da gennaio – racconta la sorella della vittima – era iniziata l’ossessione per Alessandra: piatti rotti, agguati, litigate sempre più violente. Una vicina di casa racconta ai cronisti “Sandra mi aveva detto: se suona quel ragazzo, per favore non gli apra. Quando ieri sera l’ho visto qui sotto casa, sono entrata e ho chiuso la porta perché non entrasse. Ultimamente era diventato molto insistente”. “Erano una coppia normale, con la passione per lo stare in forma, ma poi lei ha iniziato a farmi vedere i messaggi su whatsapp che lui le mandava. Mi diceva: mi sta seguendo”, la testimonianza di un amico di lei. Il 26enne aveva ricevuto un divieto di avvicinamento dal giudice, ma non è bastato a tenerlo lontano dalla sua preda. Può darsi che chiudere una storia purtroppo per alcune donne nonostante le denunce equivalga a morire? Lo stato Italiano prima o poi farà qualcosa di concreto per tutelare le donne, o dovremmo ancora allungare l’elenco delle morti? Alessandra sarà l’ultima? e Giovanni avrà la pena che merita?