Von der Leyen: “Niente è escluso per il riarmo”. Musk minaccia Kiev sui satelliti, Zelensky dai sauditi. Macron guida gli eserciti. Prodi e Gentiloni con l’elmetto. Papa Francesco sta meglio
Tamburi di guerra da Bruxelles. Ursula von der Leyen convoca una conferenza stampa domenicale, sfruttando la coincidenza dei primi 100 giorni della nuova Commissione, per ribadire la sua grande determinazione al piano di riarmo del nostro continente. È disposta a tutto. «Niente è escluso per quanto riguarda la difesa» conferma, lasciando uno spiraglio aperto anche alla difesa comune. Ma insiste: «Adesso la priorità è realizzare le proposte del piano per il riarmo ed è già abbastanza». I soldi per le armi andranno ai mercanti di morte europei? Per von der Leyen «il processo di produzione maggiore di capacità militari da parte dell’industria europea sarà graduale», tenuto conto che ora «l’80% degli investimenti nella difesa riguardano commesse da Paesi non Ue», tra cui Stati Uniti, Corea del Sud e Regno Unito. Bisogna correre. Come capita sempre in questi casi, non c’è tempo per riflettere, discutere, consultare i Parlamenti e i popoli. Il nemico è alle porte.
Dagli Usa Elon Musk minaccia di togliere la copertura dei suoi satelliti a Kiev e scrive sui social: «Ho letteralmente sfidato Putin a uno scontro fisico uno contro uno sull’Ucraina, e il mio sistema Starlink è la spina dorsale dell’esercito di Kiev. Tutta la loro prima linea crollerebbe, se lo spegnessi. Ciò che mi fa star male sono anni di massacri in una situazione di stallo che l’Ucraina perderà inevitabilmente. Chiunque ha veramente a cuore la questione, riflette con serietà e vuole che questo tritacarne si fermi. Pace adesso». La minaccia del patron di Tesla, che poi corregge il tiro, è amplificata in Italia dal Partito Democratico, che può unificarsi nel criticare l’amico di Giorgia Meloni e coprire le profonde divisioni interne sul riarmo. Ieri è stato Romano Prodi a schierarsi con Paolo Gentiloni (c’è un suo editoriale pro guerra oggi su Repubblica) e gli altri dem a favore del riarmo, contro la linea tenuta da Elly Schlein.
Massimo Cacciari scrive sulla Stampa un articolo molto critico verso il riarmo Ue: «Se neppure le spese per il cosiddetto riarmo verranno decise e gestite unitariamente, se ognuno continuerà a sviluppare i propri personali sistemi, i propri carri armati, caccia, incrociatori e baionette, quale Arlecchino di esercito e di difesa comune ne uscirà?Basta per una politica autentica di difesa la decisione di aumentare la spesa per armi? È soltanto una questione di percentuali sul Pil e non di organizzazione e di strategia? La priorità è oggi finanziare la guerra e non sostenere salari e servizi? Armarsi è necessario? Evitiamo almeno, per favore, il rischio di bruciare risorse in ordine sparso a esclusivo vantaggio di chi le armi le produce e le vende».
Si apre oggi una settimana con un’agenda fitta di vertici e incontri. In Arabia Saudita è già arrivato Volodymyr Zelensky: a Riad dovrebbe tenersi da domani colloqui diretti Usa-Ucraina. A Doha, in Qatar, cominciano i colloqui su Gaza, ai quali prenderà parte anche l’inviato del presidente Usa Donald Trump, Steve Witkoff. Presente una delegazione israeliana di alto livello di cui fanno parte il responsabile del governo per la liberazione degli ostaggi, Gal Hirsch, alto funzionario dello Shin Bet, e il consigliere politico del premier Benyamin Netanyahu Ophir Falk. L’obiettivo è costringere Hamas ad accettare un’estensione fino a metà aprile della prima fase del cessate il fuoco.
Il presidente francese Emmanuel Macron, in piena eccitazione bellicista, vede a Parigi i ministri della Difesa Ue e domani coordina il primo vertice dei Capi di Stato Maggiore dei Paesi cosiddetti “volenterosi”,Italia compresa, che in sostanza sarebbero pronti ad intervenire con le truppe di terra in Ucraina. Ci saranno anche Canada e Australia.