Papa Francesco a Timor ma è un viaggio ignorato dalla stampa. Scetticismo sulla tregua a Gaza. Anche Scholz ha un piano per l’Ucraina. In Italia parlano Conte e Schlein. Restano le differenze
È un viaggio lontano: a metà, in questo momento, fra due continenti: l’Asia e l’Oceania. Eppure la lontananza non giustifica molto il disinteresse della stampa italiana (al lunedì mancano Avvenire e Manifesto) verso il viaggio più lungo del pontificato di papa Francesco.Conferma l’idea che il Sud del mondo non conti, se non per clamorose calamità naturali. Qui nella Versione prendiamo spunto dal gran lavoro della squadra di Vatican News che sulla rete (anche con immagini e podcast) sta raccontando questa affascinante missione del pontefice dall’altra parte del mondo (stamattina il Papa è arrivato a Timor, isola del sud est asiatico). Ieri c’è stato un dialogo tra Francesco e i giovani papuani radunati allo stadio di Port Moresby. Dice il Papa: “Tutti possiamo sbagliare. Tutti. Ma l’importante è rendersi conto dello sbaglio. E dobbiamo sempre correggerci (…) E se vedete un amico, un compagno, un’amica, una compagna della vostra età che è caduto, che è caduta, cosa dovete fare? Ridere di quello?”. “No” rispondono in coro i giovani. “Tu devi guardarlo e aiutarlo a rialzarsi. Pensate che noi soltanto in una situazione della vita possiamo guardare l’altro dall’alto in basso: per aiutarlo a sollevarsi”.
C’è grande scetticismo adesso anche nei mediatori americani sulla trattativa per il cessate il fuoco a Gaza. Era stata annunciata una proposta alle parti in queste ore ma secondo la stampa statunitense né il premier israeliano Netanyahu, né il capo di Hamas Sinwar vogliono davvero la tregua. Si discute invece della proposta di pace di Volodymyr Zelensky, annunciata a Cernobbio, per risolvere il conflitto in Ucraina. Da Berlino arriva la notizia di una nuova iniziativa diplomatica del cancelliere tedesco Olaf Scholz che vorrebbe mettere ad un tavolo il presidente ucraino e Vladimir Putin. E c’è un bel commento di Massimo Cacciari sulla Stampa che scrive fra l’altro: “Le guerre in atto non sono necessarie… Perciò è criminale non compiere ogni sforzo politico-diplomatico per farle cessare”.