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venerdì 6 Dicembre 2024 - 12:22
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Stop alla guerra

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All’alba è iniziata la tregua in Libano. Sì del governo Netanyahu, garanti Usa e Francia. Gaza abbandonata. G7 contro Putin. Ok Ue ai nostri conti. Scontro sul canone Rai. Nei 5 Stelle nuovo voto

Quando arriva, il cessate il fuoco ha il sapore di un compromesso fragile e temporaneo. Anche questa volta è così. Quello che è scattato alle 3 ora italiane, le 4 in Medio Oriente, di questa mattina è prezioso perché si tratta del primo stop alla guerra in Medio Oriente, iniziata 13 mesi fa con l’attacco terroristico di Hamas. In Libano ci sono state 4mila vittime in due mesi. Lo stop alla guerra riguarda solo il Paese dei cedri, almeno per ora. E tuttavia è una gran bella notizia, che fa sperare anche in altre tregue. Joe Biden ha voluto metterci la firma, tanto per chiarire che non è stato Donald Trump a far “finire la guerra”. Anche Emmanuel Macron, altro leader in declino, sarà garante dello stop. Soprattutto Benjamin Netanyahu e il suo governo hanno accettato di fermarsi.

Che cosa prevede il patto? Nella sostanza ripete il testo della Risoluzione Onu 1701 del 2006 che aveva concluso l’ultima invasione israeliana del Libano. Entro 60 giorni Israele si ritira dal Libano e smette di violarne lo spazio aereo per spiare o bombardare. Nello stesso tempo Hezbollah ritira armi e miliziani oltre il fiume Litani che è a circa 30 chilometri dalla «frontiera». Entro gennaio il Sud del Litani dovrebbe essere controllato solo dall’esercito libanese, con la collaborazione dei caschi blu dell’Unifil, che dunque restano.

Lo stop alla guerra in Libano non tocca il destino di Gaza, colpita ora anche dal maltempo. Scrive Nello del Gatto oggi sulla Stampa: “La situazione nella Striscia è drammatica per due milioni di sfollati, dal momento che pioggia, vento e mare grosso stanno insistendo sulle tendopoli, che sono lì da oltre un anno, realizzate in nylon e tessuti simili. Hanno già dovuto sopportare il freddo dell’anno scorso e il forte calore dell’estate. Molte si sono lacerate, danneggiate, indebolite. Il vento, la pioggia e le onde del mare, poiché molte tendopoli sono state costruite sulla spiaggia, hanno contribuito alla loro distruzione, lasciando migliaia di profughi, senza un riparo”. Nota Ugo Tramballi sul Sole 24 Ore: “È paradossale che il governo Netanyahu stia liberando il Libano dai suoi sequestratori di Hezbollah. Mentre a Gaza ignori il destino di un centinaio di ostaggi israeliani ancora nei tunnel di Hamas”.

L’esperto islamista Henry Laurens, che insegna al Collège de France, dice in un’intervista al Fatto: “La Francia ha un legame storico con il Libano sin dal XIX secolo. Un interesse politico, economico, sentimentale, culturale. Macron porta avanti la politica dei suoi predecessori, anche se la sua in Libano è stata un totale fallimento, dal momento che non è riuscito a farlo uscire dal suo immobilismo. Israele ha tentato di escludere Parigi dall’accordo”.

Il G7 riunito a Fiuggi non ha preso posizione sul mandato di cattura per Benjamin Netanyahu, come avrebbero voluto alcuni, mentre ha ripetuto il sostegno all’Ucraina, rispondendo a muso duro all’altro leader, oggetto del mandato di cattura della Corte Penale internazionale, Vladimir Putin.

In Italia ci sono tensioni nella maggioranza sul canone Rai: la Lega vorrebbe tagliarlo, Forza Italia lasciarlo invariato. Mentre Sergio Mattarella ha di fatto bloccato un emendamento al decreto fiscale che raddoppiava i contributi ai partiti previsti dal 2 per mille. Nei 5 Stelle il braccio di ferro tra Grillo e Conte non è finito: si rivoterà dal 5 all’8 dicembre, fra due week end. A dividere la politica è anche la manovra della Unicredit sulla Bpm. La Lega vorrebbe impedire decisamente l’operazione, anche condizionando Bankitalia. Ma la materia fa discutere, perché si tratta comunque di imprese private.

L’Italia dei conti pubblici è intanto promossa dalla Ue. Per la Commissione europea il piano dell’Italia Infatti “soddisfa i requisiti” del nuovo Patto di stabilità e “definisce un percorso fiscale credibile”.Mentre il Documento programmatico di bilancio è “in linea alle raccomandazioni” di Bruxelles attenendosi ai limiti di spesa richiesti. Ottima notizia, ma a questo punto il sì europeo obbliga tutti i partiti ad essere responsabili nell’approvazione finale delle Camere.

A Milano, nella zona di piazzale Corvetto, è in corso da tre giorni una rivolta dei giovani stranieri che abitano nella zona, dopo la morte di Ramy Elgaml, 19 anni, egiziano di origini, elettricista del quartiere. Ramy è caduto nella notte tra sabato e domenica dal motorino su cui viaggiava senza casco. Lo scooter era guidato da un amico ventiduenne tunisino, da ieri in stato di fermo per omicidio stradale e ancora intubato in ospedale. I due non si erano fermati a un posto di blocco in zona corso Como.

Per i giornali di destra (con editoriali di Maurizio Belpietro sulla Verità e Alessandro Sallusti sul Giornale) i disordini a Milano sono la dimostrazione che non bisogna accogliere i migranti. Scrive Sallusti: “È la tenuta sociale la vera preoccupazione, cioè che un’invasione mascherata da accoglienza diventi una bomba pronta ad esplodere da un momento all’altro, innescata dall’impossibilità di un’integrazione ordinata. Chiunque non capisca il pericolo che si corre non fa certamente il bene degli italiani che abitano nelle periferie, ma neppure di quei disgraziati che le hanno occupate”.

Laura Zanfrini su Avvenire ricorda un aspetto da non trascurare: “L’esperienza di altri Paesi insegna come la frustrazione per la mancanza di opportunità e la percezione di essere discriminati sia alimentata proprio da un’assimilazione culturale riuscita: è quello che gli studiosi definiscono il paradosso dell’integrazione, che porta con sé il rischio di condotte devianti e identità reattive (…) è anche una promessa di uguaglianza, non solo formale, che poi non va disattesa”. Accogliere e integrare è una responsabilità: fra legalità e illegalità c’è una zona grigia che nessuna faziosità può cancellare e su cui in Italia quasi solo il Terzo Settore si spende davvero.

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