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martedì 30 Aprile 2024 - 11:06
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LA LEGA DIVISA SUL LASCIAPASSARE

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Maldipancia leghista, anche nei gruppi parlamentari, per l’approvazione della misura anti Covid chiesta da Draghi. Emanuele Lauria per Repubblica.

«Ci prova, Matteo Salvini, a stemperare le tensioni. Tenta di nascondere le divisioni che riemergono da una fiducia alla Camera, sul Green Pass della discordia, disertata da quattro leghisti su dieci. Il segretario, nel tardo pomeriggio, posta alcune immagini con il ministro Giancarlo Giorgetti e con i governatori Zaia, Fedriga, Fontana. Un modo per rispondere anche alle polemiche suscitate dall’addio dell’eurodeputata No vax Francesca Donato e dai messaggi pubblicati da Repubblica in cui Marco Zanni, presidente leghista del gruppo di Identità e democrazia a Strasburgo, prevede un «trauma nel governo o nel partito» dopo le amministrative e quasi si augura una scissione: «L’importante è che ci sia un evento che tiri fuori Matteo dal pantano: e se è una spaccatura tanto meglio», scrive Zanni. Il day after vede il partito chiudersi a riccio, con Salvini a fare i «migliori auguri» a Donato – che si è fatta da parte additando una Lega in cui «ormai prevale Giorgetti» – mentre lo stesso Zanni non torna sul merito delle sue affermazioni ma, assieme al capogruppo Marco Campomenosi, accusa la parlamentare No vax «di gettare discredito sui colleghi». I presidenti di Regione, dal canto loro, continuano a tenere un profilo basso in vista delle elezioni: Luca Zaia, ad esempio, dice che «la diversità di opinioni in un grande partito non è uno scandalo». Fedriga sostiene di essere al fianco di Salvini ma segna un solco: «Le nostre porte sono chiuse per i No vax». Che ci sia bisogno di una verifica, dopo le amministrative, lo sanno ormai tutti. Ne è convinto persino lo stesso Salvini, orientato a concedere un momento di confronto, se non una conta: i suoi stessi fedelissimi, d’altra parte, stanno suggerendo al capo del Carroccio di indire in tempi brevi il congresso federale proprio per consolidare la leadership. Se non un congresso, ad ottobre si celebrerà comunque una riunione della segreteria politica che non viene più convocata dal 21 aprile, cioè da quando la Lega si astenne in consiglio dei ministri sul coprifuoco. Da quel momento la linea dura di Salvini è stata progressivamente ridimensionata da un atteggiamento decisamente favorevole a vaccini e Green Pass dell’ala “istituzionale” del partito. Il numero uno di via Bellerio, in ogni caso, sa di avere ancora un grande consenso, oggi dovrebbe annunciare il passaggio nella Lega di un gruppo di consiglieri comunali di Fi, e non teme scalate interne. Anche se è alla guida di un partito che rimane plasticamente diviso: conferma ne è il voto di ieri alla Camera sul decreto sul Green Pass del 6 agosto, quello che ha introdotto il certificato per i viaggi a lunga percorrenza. La Lega, in ossequio alla posizione dominante, ha votato la fiducia. Un altro round ai “governisti” ma il conteggio delle assenze è significativo: su 132 eletti del Carroccio, solo 80 hanno partecipato al voto. Sono il 60,61 per cento. Nessun altro gruppo ha lamentato tanti forfait. Sullo sfondo restano altri elementi di divisione. In politica estera, ad esempio: nei prossimi giorni alcuni dirigenti del partito di via Bellerio, a partire da Lorenzo Fontana, dovrebbero partecipare ad una iniziativa sul tema della famiglia in Ungheria, organizzata da una fondazione vicina a Fidesz. Un evento culturale che però avrà un peso politico perché unirà tutti i sovranisti e va nella direzione nel disegno della Lega di arrivare ad un unico gruppo europeo. Posizione che Giorgetti in passato ha affermato di non condividere e certamente diversa da quella di Silvio Berlusconi che sta saldamente del Ppe. Proprio dal capogruppo del partito popolare europeo, Manfred Weber, ieri è arrivata una frecciata per il segretario del Carroccio. A una specifica domanda sulla possibilità che la Lega di Salvini diventi europeista, Weber ha risposto: «È importante dire che se volete avere un buon futuro per l’Italia, per esempio lavoro ai giovani e crescita, servono politici ragionevoli». In questo clima, Salvini prosegue il suo tour elettorale condito da nuovi avvisi per Draghi: «La riforma del catasto rischia di essere un salasso per milioni di famiglie, un danno per il mercato immobiliare e un colpo alla ripresa. Risultati in contraddizione con lo spirito del governo. L’Italia non ha bisogno di ricette suicide già viste con Monti, dall’aumento delle tasse al ritorno alla Fornero».

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